Arpino – Le sospendono l’indennità di accompagnamento nonostante l’aggravamento della patologia, coniugi in gravi difficoltà. Questo il dramma che sta vivendo una famiglia di Arpino, moglie e marito, e che, inevitabilmente, si riflette anche sui parenti diretti. Tutto è legato alla condizione della donna, 65enne, alla quale è stato riscontrato l’Alzheimer circa tre anni addietro: una patologia degenerativa, aggressiva, che ha fatto precipitare la situazione in breve tempo. I risultati dei recenti esami clinici inducono i medici ad ipotizzare che la signora abbia anche il Parkinson: purtroppo lo stato della povera donna non consente di eseguire una TAC che confermi la diagnosi.
Oltre alla perdita di memoria, al declino cognitivo grave, alla confusione mentale, si sono aggiunti l’irrigidimento della muscolatura, il sonno disturbato, il tremore a riposo, la comunicazione quasi assente: la signora è costretta dalla sedia a rotelle, al divano, al letto, assistita nelle 24 ore dalla figlia. Il marito della 65enne è cardiopatico, non ha nessun reddito se non pochi spicci di pensione in quanto ha dovuto abbandonare il lavoro che svolgeva per le problematiche di salute e non ha mai più trovato un’occupazione che escludesse una prestazione fisica importante.
Grazie all’interessamento ed all’azione di uno studio legale, la paziente aveva ottenuto l’indennità di accompagno, regolarmente ricevuta per due anni. Qualche mese addietro l’INPS ha richiesto la revisione della malattia: nei referti di tutti gli accertamenti effettuati da medici specialisti viene confermato l’aggravamento della patologia degenerativa la quale, del resto, non potrà mai migliorare. Le condizioni della donna sono le medesime, o meglio peggiorate, rispetto a quando le è stato assegnato il sussidio. Inviate le pratiche, il mese successivo, inspiegabilmente, l’INPS ha sospeso la pensione d’accompagnamento alla paziente. Ovviamente il legale si è subito messo al lavoro per far sì che il sostegno venga nuovamente assegnato ma ci vorranno mesi per tornare ad ottenere l’indennità.
Intanto la coppia cerca di sopravvivere a questo nuovo affronto. Se non fosse per i figli, mamma e papà sarebbero già deperiti per fame. La signora, pur essendo ormai nella fase ultima della sua patologia, lo stadio più grave, non ha nemmeno diritto all’esenzione dei medicinali che assumeva prima dell’aggravamento, farmaci che erano previsti da un piano terapeutico ormai sospeso, perché le medicine non avrebbe più effetto nella fase finale ma che i familiari hanno deciso di continuare a somministrarle, dopo opportuno confronto con i medici, in quanto donano giovamento alla paziente. Acquistati totalmente dalla famiglia per una spesa di oltre 100 euro a settimana.
Non si capisce perché l’INPS abbia sospeso l’accompagno avendo sotto gli occhi l’aggravamento di una patologia degenerativa. È necessario che gli uffici rivedano la pratica con assoluta urgenza per riattribuire un sussidio di certo “erroneamente” bloccato. Una famiglia abbandonata a sé stessa, una famiglia composta da due persone gravemente malate che non possono vivere con 600 euro al mese, è disumano, è inammissibile. Il diritto alla salute, la dignità di una persona, il dovere di non ignorare le persone fragili: si fa appello alle istituzioni affinché si interessino a questa circostanza, pretendendo un riscontro in tal senso dall’Istituto Previdenziale. Serve il denaro, per accudire e provvedere ai bisogni primari della coppia, ogni giorno. Che poi, in termini di cifre, con un sussidio così esiguo per far campare due anziani, entrambi con patologie, è vergognoso parlare anche solo di assistenza sociale.
Bisogna fare presto
Il Comune di Arpino, nella persona del vicesindaco Massimo Sera e del consigliere Giuseppe Fortuna, con delega ai Servizi di Assistenza Sociale, oltre a prevedere qualche ora di ausilio durante la settimana, carte alla mano, si sta attivando per vederci chiaro, sollecitando l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale a rimediare all’“errore del sistema”: sul certificato del Centro Medico Legale dell’INPS, elaborato dalla specifica Commissione Medica, alla data del 3 maggio scorso si identifica la signora come “invalida con totale e permanente inabilità”, rimandando la prossima revisione a giugno 2025, ma poi non le vengono riconosciuti i requisiti previsti dall’art.4 nr.5 del DL 9 febbraio 2012… ma come! Ci sono tutti le prerogative previste dall’articolo citato! Sembrerebbe che la figlia della signora malata, esasperata ed esausta davanti a tanta superficialità, sia stata invitata a presentare una “pratica nuova” perché “ritoccare quella in essere è davvero complicato”: e, nel frattempo, con cosa camperebbero i genitori? Il ripristino e l’accredito degli arretrati tra 7/10 mesi non sono la soluzione: il sussidio serve subito, per far fronte ogni giorno alle necessità.