Sguarnire il pronto soccorso dello “Spaziani” di un infermiere, pur di trasferirlo nella struttura complessa delle Professioni sanitarie. Secondo la Fials, rappresentata dal segretario Francesco D’Angelo e dal legale avvocato Giuseppe Tomasso, è stata solo una mossa fatta per compiacere l’organizzazione sindacale di riferimento dell’infermiere stesso. Per questo la Fials ha chiesto al direttore generale Asl, Arturo Cavaliere, al direttore dell’unità operativa complessa Gestione e valorizzazione risorse umane Fabio Lauro, al collegio sindacale Asl, alla direzione Salute della Regione la revoca immediata del provvedimento di trasferimento dell’infermiere, denunciando una condotta discriminatoria e l’antisindacalità delle scelte del Dg sotto vari profili. Del resto il 22 maggio 2025, D’Angelo e Tomasso avevano già inviato una pec al dottor Cavaliere nella quale ci si lamentava di “una condotta illegittima e di fatto discriminatoria da parte del Direttore sanitario aziendale (con parere favorevole del dirigente delle professioni sanitarie), per aver effettuato un trasferimento di un infermiere, totalmente idoneo, che ricopre un ruolo apicale nell’ambito della O.S. di appartenenza e facente parte della delegazione trattante, dal Pronto soccorso del P.O. di Frosinone presso la Struttura Complessa delle professioni sanitarie”.
D’Angelo e Tomasso: “Palese condotta di favore da parte della direzione sanitaria”
La Fials ha rilevato una “palese condotta di favore sia per le modalità (inesistenza di una procedura ed istruttoria anche in contraddittorio) sia, soprattutto, per l’assegnazione in sé, atteso che una unità infermieristica del P.S. viene destinata, a fronte della conclamata carenza di personale infermieristico in ambito ospedaliero e territoriale, ad una struttura di prestigio qual è la S.C. Professioni sanitarie, fulcro e volano del ‘governo’ di tutto il personale infermieristico aziendale e nella quale si racchiude il ‘potere gestionale’. La eventuale sussistenza di legittime cause poste alla base del trasferimento – avvertono D’Angelo e Tomasso – non costituisce la prova contraria dell’impatto pregiudizievole sofferto dall’organizzazione sindacale e dall’effetto discriminatorio per l’eccesso di favor nei confronti di quella determinata sigla sindacale”.
“Rapporto privilegiato di una organizzazione sindacale con il Ds aziendale”
“Per le modalità seguite, tale assegnazione è stata vista e considerata dal personale aziendale come un ‘premio’ al dirigente sindacale, ma, soprattutto, la dimostrazione di una ‘forza sindacale’ (di certo non corrispondente alla rappresentatività interna aziendale, ma piuttosto all’appartenenza in quanto tale a quella determinata sigla) in grado di ottenere un determinato trasferimento ad altri non consentito (cosa diversa sarebbe stata se fosse stato trasferito ad altro P.S. o Reparto ospedaliero!), anche in considerazione di un rapporto diretto e personale con il DS”. Qual è il punto? “Ogni qual volta si è consentito l’accesso diretto alla DS senza seguire neppure la linea
gerarchica- funzionale – avvertono D’Angelo e Tomasso -, il messaggio appare chiaro: se si ha un rapporto diretto e privilegiato con il DS, si possono ottenere benefici altrimenti non consentiti, per cui è meglio rivolgersi a tale sigla e giammai alla Fials che si oppone e contesta”. Sta di fatto che il direttore generale “nonostante il lasso di tempo decorso e le riassicurazioni che avrebbe esaminato la questione, non ha adottato alcuna iniziativa, dimostrando, così, di condividere, rendendola propria, l’iniziativa del DS, per cui, sta di fatto, che il dirigente sindacale/dipendente è rimasto, ad oggi, nella medesima assegnazione”.
Varie condotte di favore nei confronti di iscritti alla medesima sigla sindacale
La Fials elenca quindi una serie di condotte di favore verso una infermiera iscritta alla stessa organizzazione sindacale, verso il dipendente – dirigente sindacale della stessa siglai che “ha avuto accesso diretto ed immediato alla Direzione sanitaria cui è conseguita una disponibilità ‘immediata’ del DS (intesa – è bene specificarlo – proprio come ‘simultaneità’) a risolvere una problematica personale del citato
dipendente/dirigente sindacale; ciò, è avvenuto sempre senza effettuare alcuna istruttoria e/o richiedere istanze per iscritto al dipendente stesso”. Altro precedente, sempre secondo D’Angelo e Tomasso, riguarda un’altra infermiera in servizio sempre al P.S. assegnata inizialmente (marzo 2025) al servizio infermieristico ospedaliero (dapprima senza svolgere alcuna attività in attesa della diversa assegnazione avvenuta, poi, presso la Farmacia Ospedaliera che, tuttavia, non ha mai richiesto formalmente alcuna unità infermieristica). Nessuna procedura e, manco a dirlo, stessa appartenenza sindacale”.
“Strada giudiziale a questo punto inevitabile a meno che non venga revocato il trasferimento”
Da qui la denuncia della Fials per “condotta antisindacale per contrarietà al divieto di discriminazione di cui agli artt. 15 e 16 dello Statuto, nonché ai principi di correttezza e buona fede. Ciò in quanto la portata discriminatoria di una condotta antisindacale opera ex se, rilevando oggettivamente”. Recentemente, poi, “si è appreso che altra infermiera del SERD è stata assegnata (giugno 2025) con le stesse modalità (senza alcuna procedura in pratica), al Risk Manager e, manco a dirlo risulta appartenere alla medesima sigla sindacale. Si tratta di elementi di fatto sufficienti, attraverso un apprezzamento della loro ‘serietà, gravità e concordanza’ per far configurare una condotta antisindacale. (…) La strada giudiziale a questo punto sia con esposti sia con ricorsi, diventa inevitabile. Impossibile alcun dialogo a meno che non si proceda alla immediata revoca provvedimento assegnazione CPSI”, concludono D’Angelo e Tomasso.