Una coppia di coniugi sessantenni, colpita da botulismo alimentare dopo aver consumato conserve di verdure fatte in casa, è tra i casi clinici più emblematici degli ultimi anni nella provincia. Ricoverati all’Ospedale “Fabrizio Spaziani”, presentarono da subito sintomi neurologici evidenti: diplopia, disartria, salivazione e strabismo divergente.
“L’esordio fu neurologico, ma ancora con respiro autonomo,” ricordano i medici della UOC Anestesia e Rianimazione. Il marito fu intubato in emergenza, mentre la moglie ebbe un decorso più lieve. Entrambi furono salvati grazie alla somministrazione del siero antibotulinico fornito in urgenza dall’ISS, e dimessi dopo due settimane di degenza e riabilitazione.
Il Clostridium botulinum, batterio che prolifera in ambienti anaerobici come conserve sott’olio e sottaceto, può produrre una tossina letale anche in piccole dosi, come spiega il dottor Petrucci (UOC Igiene Alimenti di Origine Animale). Il problema riguarda soprattutto le preparazioni domestiche non sicure.
Anche nel dicembre 2024, un caso ad Arce mobilitò in piena notte tre servizi del Dipartimento di Prevenzione. A scatenare l’intossicazione, delle olive in salamoia casalinghe, poi risultate contaminate. “Bloccare il consumo fu fondamentale per salvare l’intero nucleo familiare,” riferisce il dottor Cardile (SIAN).
Il dottor Casinelli, infettivologo dello ‘Spaziani’, ricorda infine un caso emblematico: un uomo colpito da botulino dopo aver mangiato un panino con melanzane fatte in casa. “Serve riconoscere i segnali precoci: affaticamento, visione offuscata, ptosi. Ogni minuto e decisivo”. La prevenzione resta l’arma più forte. Informare non è solo utile: può salvare vite.