Home Spettacoli e Cultura Recensioni - Un libro a settimana ‘Cane mangia cane’: il realismo al piombo dell’ex galeotto Edward Bunker

‘Cane mangia cane’: il realismo al piombo dell’ex galeotto Edward Bunker

Con il suo stile impregnato di un freddo naturalismo, uno dei miti di Quentin Tarantino ha arricchito il genere noir di nuove sfumature

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Tre uomini e un colpo, quello che vale la vita. L’ultima occasione che bussa al loro tragico destino. Charles (“Diesel”) Carson, Gerald (“Mad Dog”) McCain, e il loro capo Troy Cameron sono accomunati da un passato nel riformatorio e nel presente torneranno ad incrociare i loro destini nell’underworld del crimine organizzato, tra rapine, cocaina, sparatorie e nuove regole. Il mondo della malavita non è più quello di una volta. I tre dovranno fare i conti con gang imbruttite dalla droga e dall’emarginazione, con le proprie dipendenze e con i segni indelebili di un passato tormentato.

“Cane mangia cane” (1999) è forse il romanzo più potente di Edward Bunker, scrittore con un passato da criminale. Entrato e uscito più volte dal carcere, è stato accusato di estorsione, rapine in banca – anche a mano armata -, traffico di stupefacenti, di essere un falsario ed altro. L’esperienza carceraria è alla base della sua scrittura. Con il suo stile teso e impregnato di un freddo naturalismo, uno dei miti di Quentin Tarantino (che per lui ha scritto il ruolo cammeo di Mr. Blue nel film ‘Le Iene’), ha arricchito il genere noir di nuove sfumature. Scordatevi gli eroi in cerca di redenzione alla Chandler, per Bunker il crimine è un mestiere guidato dalla passione. E non se ne viene fuori. Mai.

Crudeltà e adrenalina cinematografica

L’inclinazione verso la sceneggiatura cinematografica è vivace e pervasiva nello stile dell’autore statunitense. Il giallista ex galeotto attinge ai propri ricordi, ripescando aneddoti e squarci di vita vissuta. Le pagine corrono velocissime, a ritmo vertiginoso, incollandoti alla melma vischiosa e putrescente di omicidi, pazzi sanguinari inselvatichiti e inferociti da sniffate a gogo, sovversione di ogni regola sociale, manciate di dollari sporchi qua e là. Sembra di vivere un set cinematografico, forse lo stesso che qualche anno dopo, nel 2016, trasmigrò sulla pellicola diretta da Paul Schrader. Una storia piena di colpi di scena, ma mai attestata sul livello della superficialità.

Ultima fermata: l’inferno

Grazie allo spaccato realista del mondo criminale americano di metà anni ’90, ci si immedesima facilmente nei tre criminali dalla quotidianità balorda. Dalla progettazione del piano alla realizzazione di una rapina impossibile, si corre veloci come un treno, diretto e senza sosta. Il libro non lascia respirare. Non è un giallo, ma un crime nero che più nero non si può. Colpi di pistola, pastiglie al piombo che squarciano lo stomaco: senza bisogno di ricorrere a sbracati ‘j’accuse’, Bunker indica come colpevole sia il singolo che il malfunzionante e vetusto sistema giudiziario statunitense. Ultima fermata del treno di cui sopra è l’inferno. Senza possibilità di ritorno.

Sangue e piombo

Chi nasce criminale, muore da tale. L’autore traccia personaggi molto particolareggiati e storie imprevedibili, proponendo una critica costruttiva ma mai assolutoria nei confronti di chi ha buttato la propria vita in un turbinio di criminalità e reati di ogni tipo. Con il suo stile elegante ma schietto, con dialoghi brillanti e originalissimi ci trascina fino all’ultima pagina senza neppure accorgercene. Ogni parola è pesata in questo romanzo spietato e disilluso che lascia la triste consapevolezza di trovarsi davanti al vero. Un libro teso, tosto, violento che non mancherà di soddisfare i cultori delle storie di piombo, sangue e rapine impossibili. James Ellroy (autore di meravigliosi volumi come ‘Dalia Nera’ e ‘L.A. Confidential) – e quindi non proprio il primo che capita, insomma – ha definito ‘Cane mangia cane’ “Semplicemente il miglior romanzo di rapina a mano armata che sia mai stato scritto”. E c’è una ragione.

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