La malavita di spessore investe nel basso Lazio e anche nel Frusinate. È quanto emerge in un passaggio che la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia riserva alla nostra provincia e allo stesso Capoluogo.
“Un’indagine della DDA di Roma, coadiuvata dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza nel dicembre del 2020, si è conclusa con 28 arresti per traffico di stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, lesioni gravissime, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, taluni aggravati dal metodo mafioso si legge nel capitolo riservato al riciclaggio -. La stessa è culminata nella sentenza emessa dalla Corte d’Assise nell’aula bunker di Rebibbia il 20 ottobre 2021 nei confronti di diversi esponenti di spicco della consorteria Senese, fra cui figura il personaggio ritenuto al vertice della stessa. L’inchiesta ha anche consentito alla Guardia di finanza di ricostruire investimenti e operazioni finanziarie di reinvestimento dei proventi illeciti in ristoranti, bar e negozi di abbigliamento, e di individuare asset patrimoniali anche in altre città quali Frosinone, Milano e Verona”.
“Nella provincia di Frosinone, le consorterie camorristiche devono confrontarsi, nella spartizione degli interessi criminali, con radicate organizzazioni autoctone che insistono sul territorio, attive nel racket delle estorsioni, nell’usura e nel traffico degli stupefacenti. A ulteriore conferma della consistente rimuneratività di queste attività criminali, il 31 gennaio 2022 la DIA e i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento di confisca di beni per circa 1,5 milioni di euro, a carico di 9 soggetti riconducibili a un nucleo familiare di etnia rom stanziato nel basso Lazio, già noti per l’appartenenza a un sodalizio criminale. Le risultanze di pregresse attività investigative e i successivi approfondimenti di natura reddituale e patrimoniale hanno consentito di rilevare la pericolosità sociale degli appartenenti al gruppo e la sproporzione tra i redditi dichiarati e l’ingente valore dei beni accumulati nel tempo”.
“Nel quadrante Nord del Frusinate sono emersi anche interessi economici del clan Moccia, che ha acquisito e gestito, nel corso degli anni, aziende dislocate nell’area compresa tra i Comuni di Patrica, Ferentino e del vicino Capoluogo. Risulta quanto mai significativa in proposito l’ordinanza di custodia cautelare emessa il 9 aprile 2022 dal GIP del Tribunale di Napoli ed eseguita il successivo 20 aprile dai Carabinieri, a carico di 57 soggetti ritenuti responsabili di associazione mafiosa, estorsione, auto riciclaggio, fittizia intestazione di beni e corruzione. Dal quadro indiziario ricostruito è emerso che il sodalizio era strutturato in modo verticistico, con due componenti principali, una operativa di tipo “militare” e l’altra imprenditoriale, che facevano capo a 4 personaggi di vertice del clan.
“La provincia di Frosinone rappresenta dunque un punto d’incontro e di equilibrio tra proiezioni extra regionali di consolidate realtà criminali e gruppi autoctoni stanziali sul territorio. La sussistenza di forti interessi perseguiti da questi ultimi sodalizi è stata ulteriormente confermata dalla recente operazione “Ultima corsa” del settembre 2022, condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Procura di Cassino avente a oggetto 12 unità immobiliari situati in Abruzzo e nel basso Lazio, a seguito di una articolata attività investigativa è stata eseguita su richiesta delle Procure della Repubblica di Roma-DDA e Cassino. Il provvedimento nasce da due distinte indagini condotte dai Carabinieri di Cassino nel 2019 e nel 2016, quest’ultima condotta congiuntamente con la Guardia di Finanza, che avevano consentito di evidenziare a carico dei proposti un contesto associativo finalizzato allo spaccio di stupefacenti, all’usura, alle estorsioni e all’intestazione fittizia di beni.
“In particolare è stata disposta per 36 soggetti indagati la misura della custodia cautelare carcere, per altri 16 gli arresti domiciliari, e per le restanti 5 persone coinvolte la misura del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa. Sono stati contestati ai soggetti indagati anche l’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, favoreggiamento, aggravati dalla finalità di agevolare il clan Moccia”.