Pandemia, guerra, crisi energetica, rincari e contratti precari. Questo lo scenario al quale, inesorabilmente, assistiamo e nel nostro Paese le fasce più giovani della popolazione sono quelle che pagano il prezzo più alto. Nonostante questo quadro a tinte fosche, le risorse che i diversi Governi mettono in campo per i più giovani sono sempre più esigue. Nella Legge Finanziaria 2022 le misure specificamente a favore dei giovani (le cosiddette misure generazionali) sono stimabili in 300 milioni, a cui possono aggiungersi poco più di 700 milioni derivanti dal PNRR, con una riduzione complessiva sensibile rispetto al 2019. Quale domani, dunque, si aspetta un giovane che deve decidere del suo futuro? Cosa farà ‘da grande’ uno studente di oggi? Lascerà l’Italia e andrà all’estero.
Questo il dato più allarmante che emerge dal V Rapporto sul Divario Generazionale a cura della Fondazione Bruno Visentini presentato a marzo scorso presso il campus Luiss Guido Carli di Roma dal presidente della Fondazione, Alessandro Laterza, e dai Condirettori scientifici, il professor Luciano Monti e il professor Fabio Marchetti, entrambi docenti Luiss. L’indagine sul futuro dei giovani, che quest’anno ha come titolo “Il divario generazionale. La generazione Z e la permacrisi” è stata realizzata tra l’inizio di aprile e la fine di maggio 2022, interessando circa 5 mila studenti, tra i 13 e i 20 anni, provenienti da tutta Italia – compresi i comuni delle province di Frosinone e Latina – e da tutti i percorsi scolastici. Dall’analisi emerge come uno studente su quattro veda il suo futuro in un paese europeo o extraeuropeo. Inoltre l’indice di divario generazionale, che nel 2006 era pari a 100, nel 2021 è diventato di 141, di poco al di sotto del picco raggiunto nel 2020 (144). E tra i 43 indicatori che costituiscono i 14 domini dell’indice, quelli più penalizzanti per i giovani riguardano il peso eccessivo del sistema pensionistico sui conti dello Stato, la parità di genere e la povertà.
I dati in provincia di Frosinone
Un’indagine di fondamentale importanza per interpretare le esigenze delle nuove generazioni e, soprattutto, uno strumento utile alla politica per studiare gli interventi da mettere in campo per evitare che le nostre città e il nostro bel Paese si svuotino. La cosiddetta ‘fuga di cervelli’ all’estero non è mai stata tanto allarmante. Abbiamo analizzato i dati della provincia di Frosinone con il professor Luciano Monti – docente di Politica dell’Unione europea alla Luiss Guido Carli e condirettore scientifico della Fondazione Visentini – che rivolge il suo invito alle scuole della provincia ad aderire all’indagine 2023, per avere una prossima analisi ancor più precisa. “Il questionario – spiega il prof. Monti – è in forma del tutto anonima. L’indagine, sostenuta anche dalla Camera di Commercio Frosinone Latina si propone di anno in anno di fornire un campione sempre più dettagliato. A livello nazionale abbiamo adesioni che sono già doppie rispetto al 2022, è importante che partecipino più scuole possibile anche in provincia di Frosinone per dare strumenti alla politica nazionale, regionale e soprattutto locale”. Sì, perché, alla luce dei dati, il malessere delle nuove generazioni, in Ciociaria, è più marcato rispetto a quello dei coetanei di altre province per diversi aspetti.
“La maggioranza del campione rappresentativo per le province di Latina e Frosinone alla domanda: “Cosa pensi sarai nel 2030?”, ha risposto “occupato/a”. L’aspetto che maggiormente merita attenzione riguarda le aspettative dei ragazzi. – Spiega il prof. Monti – Circa due su tre propendono per una carriera professionale autonoma, solo uno su tre si immagina lavoratore dipendente. In parole povere il cosiddetto ‘posto fisso’ sembra non essere tra le speranze dei nostri giovani. Dati che in provincia di Frosinone, su un campione di 234 studenti, sono più marcati rispetto alla media nazionale. Uno su quattro, oltre il 70%, in futuro si vede lavoratore autonomo, professionista o imprenditore. Tra gli aspiranti lavoratori autonomi la maggior parte vuole dedicarsi al settore ‘informazione e comunicazione’; seguono le attività sportive e il ramo finanziario”.
“Altro aspetto da evidenziare, uno studente su quattro afferma di vedersi nel prossimo futuro residente in un altro Paese europeo o extraeuropeo, purtroppo in continuità con il già alto numero di giovani che ogni anno lasciano l’Italia. In provincia di Frosinone solo il 17% si vede nella propria città; in quella di Latina il dato sale al 22%. Il ‘prototipo’ di studente frusinate che vuole andarsene è donna tra i 13 e i 16 anni, frequenta il liceo e vive nel capoluogo – Prosegue Monti – Si registra, infine, che poco più di uno studente su due (51,9%) afferma di voler proseguire con gli studi universitari, di questi il 49% afferma di preferire le materie STEM.
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Strategie non più rimandabili
“Voglio soffermare l’attenzione – conclude il Professor Monti – su alcune raccomandazioni che il presente Rapporto rivolge al governo ed in generale al legislatore. La prima riguarda l’introduzione nel nostro Paese, sulla scia dell’esperienza tedesca e austriaca, del cosiddetto youth check, ovvero la valutazione di impatto generazionale di tutte le norme introdotte nel nostro ordinamento, affinché queste non pregiudichino il futuro dei giovani. La seconda raccomandazione è relativa invece all’introduzione di una strategia per le politiche giovanili che guardi ad un orizzonte temporale di almeno 5 o 7 anni”.
I dati del V Rapporto sul Divario Generazionale realizzato dalla Fondazione Bruno Visentini non lasciano spazio a dubbi. Occorre intervenire con politiche giovanili più attente e mirate. E a recepire il messaggio dovrebbero essere in primis gli esponenti politici locali, quelli più vicini al territorio. In provincia di Frosinone il 18% dei ragazzi chiede più spazi, attività e servizi; segue la richiesta di migliorare le strutture sanitarie e di ridurre l’inquinamento. Un dato questo più alto rispetto alla media nazionale. Forse c’è più di qualche spunto da cui poter e dover ripartire.