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Da Frosinone al tetto del mondo: Valerio, il ragazzo che ha conquistato la Thailandia con la Muay Thai

Da Frosinone ai ring infuocati di Bangkok, Valerio Pernaselci ha trasformato il sudore in medaglie e la disciplina in una filosofia di vita

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Quattro anni fa, Valerio Pernaselci cercava solo un modo per tenersi in forma. Non immaginava che sarebbe diventato un combattente, uno di quelli veri, che mettono tutto — corpo, testa, cuore — dentro ogni colpo. Il primo passo lo ha mosso quasi per destino: in famiglia il combattimento era di casa. Il padre combatteva, i cugini e gli amici già calcavano il ring. L’aria che respirava era piena di colpi e sacrifici. Poi è arrivato il maestro, Mauro Magliocchetti, e la palestra Maluma, zona Aeroporto. Siamo nel 2021, l’Italia esce lentamente dal tunnel del Covid, e Valerio entra in un altro tipo di lotta: quella contro se stesso.

La mente prima dei muscoli


“La Muay Thai non è solo uno sport. È mentale prima che fisico. È un gioco psicologico che si costruisce giorno dopo giorno”. Valerio lo capisce subito. Qui non si impara solo a combattere, ma a rispettare: l’avversario, il tempo, se stessi. L’arte marziale thailandese, nata secoli fa per difendersi, oggi forgia caratteri. E nel suo caso ha costruito un uomo. Gli ha dato disciplina, rigore, responsabilità. Ha trasformato la rabbia in rispetto. Anche quando, da ragazzino, il bullismo gli era passato accanto, senza mai far parte di lui. Adesso sul ring ci sale con un codice d’onore: rispetto prima di ogni pugno.

Da Frosinone alla vittoria in Thailandia


Il debutto ufficiale arriva il 1° maggio 2022, nella sua città: Frosinone. La tensione è alle stelle, ma il fuoco dentro è più forte. L’adrenalina si sposa con la tecnica. Da lì, tutto cambia. Inizia un percorso che lo porterà lontano. Ma ogni match è un’incognita: “Non sapevo mai con chi avrei combattuto, il maestro ci teneva sul pezzo. Dovevamo essere sempre pronti, allenarci come se ogni giorno fosse il giorno del match”.

Valerio non parla con le parole, parla coi colpi. Il 17 marzo, a Nola, combatte nella categoria Pro-M, tre round intensi, vince per KO tecnico: l’avversario si ritira. Il 14 aprile, davanti al pubblico di casa a Frosinone, chiude la pratica alla prima ripresa. KO secco. Nessun margine per i dubbi. Il 10 maggio prende un volo che non è solo geografico: è un salto nel vuoto. Va in Thailandia, la culla della Muay Thai. Il giorno dopo, alle cinque del mattino, è già in strada a correre. Poi allenamento, doccia, colazione, riposo, di nuovo sul ring. È un rituale. È un tempio. “Lì ti spogliano di tutto, ti rimane solo quello che hai dentro”.

Bangkok diventa il teatro della sua consacrazione. Il 19 combatte la semifinale contro un atleta di Taiwan, e vince per KO alla terza ripresa. Due giorni dopo, il 21, sale sul ring per la finale mondiale contro un australiano nella categoria 75 kg. E vince. Campione del Mondo. In Thailandia. Con il sudore, i calli, la paura. E con la testa sempre al suo primo giorno in palestra.

I prossimi passi e le prossime sfide

Valerio è pronto. Ha lo sguardo fisso sui prossimi obiettivi: a luglio la Romania, e poi a novembre Siviglia. Questo percorso non è solo una questione di medaglie, ma di crescita. È la capacità che Valerio ha di testare ancora una volta il proprio limite, per andare oltre. Perché la vera vittoria, come dice lui, è diventare ogni giorno una versione migliore di se stessi.

In fondo a ogni trionfo, c’è chi ti ha sostenuto quando non eri ancora nessuno. Valerio lo sa bene. Per questo non dimentica mai di dire grazie: alla sua famiglia, che lo ha cresciuto a pane e combattimento, agli amici, che lo hanno spronato a non mollare, alla sua fidanzata, che ha condiviso sacrifici e silenzi, e al suo maestro, Mauro Magliocchetti, che gli ha insegnato a combattere anche quando non c’era un match in vista. “Senza di loro, oggi non sarei qui. Questo titolo non è solo mio, è nostro”.

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