Si è aperto il processo d’appello bis per il delitto di Serena Mollicone, la studentessa di Arce uccisa nel 2001. Dopo la decisione della Corte di Cassazione di annullare le assoluzioni nei confronti di Franco Mottola, della moglie Anna Maria e del figlio Marco, la giustizia riparte da zero.
Alla guida della Corte d’Assise d’Appello di Roma, il presidente Galileo D’Agostino ha tracciato una roadmap precisa: “Entro novembre verrà stabilito l’elenco definitivo dei testimoni da ammettere. Puntiamo a due, tre udienze al mese, per arrivare alla sentenza entro la primavera 2026”.
Le parti hanno depositato liste contenenti oltre 60 testimoni. La Procura Generale ha chiesto di ascoltarne nuovamente alcuni già emersi nei passaggi precedenti, ma mai sentiti formalmente.
Il nome più significativo è quello del luogotenente Gabriele Tersigni, comandante della stazione di Arce nel 2001. Secondo quanto emerso, Tuzi gli avrebbe confidato informalmente i dettagli relativi alla presenza di Serena in caserma.
“Non si tratta di un testimone in veste ufficiale, ma di un confidente privato”, ha spiegato il Procuratore Generale. “Vogliamo verificarne l’attendibilità, senza sovrapposizioni con le funzioni di polizia giudiziaria”.
Tra i testimoni figurano anche Malnati, Gemma, Da Fonseca, Torriero e l’appuntato Ernesto Venticinque: tutti legati, a vario titolo, alle dinamiche interne alla caserma e alle dichiarazioni di Tuzi.
La Procura ha inoltre chiesto alla Corte di acquisire e far trascrivere due intercettazioni – una telefonica e una ambientale – tra Da Fonseca e Venticinque. Le registrazioni, realizzate su vecchie cassette audio, non possono più essere riascoltate, ma saranno oggetto di una perizia tecnica per la trascrizione.
La sentenza attesa per la prossima primavera potrebbe essere l’ultima parola su un caso che ha diviso l’opinione pubblica per oltre due decenni.
La Corte Suprema ha chiesto di rivalutare elementi probatori centrali, tra cui la veridicità delle testimonianze e la plausibilità della dinamica omicidiaria sostenuta dall’accusa.
Ora sarà compito dei giudici d’appello valutare ogni dettaglio, ogni voce rimasta inascoltata nei precedenti processi. Con una certezza: la giustizia, nel caso Mollicone, è ancora tutta da scrivere.