Divieto di dimora nelle province di Frosinone e Latina, con obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria, per Gianluca Quadrini. Il Giudice per le Indagini Preliminari di Cassino, Claudio Marcopido, ha emesso un’ordinanza con cui dispone per Gianluca Quadrini la misura cautelare restrittiva nel comune di residenza, rigettando la richiesta più severa di arresti domiciliari avanzata dal pubblico ministero della Procura di Cassino, il dottor Alfredo Mattei. I dettagli dell’indagine sono stati illustrati dal procuratore capo di Cassino, Carlo Fucci nel corso di una conferenza stampa che si è svolta presso la Procura di Cassino.

Quadrini, figura storica della politica provinciale frusinate, è indagato in un’inchiesta che coinvolge anche altri cinque soggetti – LEGGI QUI – e che ipotizza una truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, legata all’utilizzo di fondi pubblici per scopi non istituzionali, impieghi fittizi di personale, appalti sospetti e l’uso improprio di permessi scolastici. La misura cautelare è stata notificata dalla Guardia di Finanza, che ha condotto le indagini sotto il coordinamento della Procura di Cassino. Gli altri soggetti indagati sono stati raggiunti dall’avviso di chiusura indagini nella mattinata.
Al centro del fascicolo vi sarebbe un meccanismo attraverso il quale personale assunto in società e cooperative legate alla Comunità Montana di Arce sarebbe stato destinato ad attività di supporto personale e politico per conto di Quadrini. Tali dipendenti, secondo l’accusa, non avrebbero mai preso servizio presso le sedi indicate nei contratti, ma sarebbero stati adibiti a compiti estranei agli scopi previsti, spesso operando come segreteria o staff personale.
La documentazione acquisita dagli inquirenti evidenzia anomalie nei registri presenza, firme retrodatate e relazioni di progetto redatte a posteriori, elementi che avrebbero consentito la rendicontazione fraudolenta di spese pubbliche. L’ammontare dei rimborsi e delle somme indebitamente erogate supera i 100.000 euro.
Quadrini è anche accusato di aver beneficiato illegittimamente di permessi retribuiti mensili, in qualità di docente presso un istituto superiore della provincia, presentando dichiarazioni non veritiere circa la sua attività istituzionale. I permessi erano richiesti per lo svolgimento di incarichi politici dai quali l’indagato risultava, in realtà, decaduto.
Il fascicolo include anche la posizione di un avvocato residente nel Cassinate, ritenuto complice nella creazione di fatture false per attività mai espletate funzionali alla giustificazione di incarichi affidati dalla XV Comunità Montana durante il periodo di commissariamento.
La decisione del GIP segna un passaggio rilevante nell’ambito dell’indagine, che resta tuttavia in fase istruttoria.