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Forza Italia, dalla Regione ai territori la partita sotterranea che mette fuori gioco la leadership di Tajani

Cambieranno i due assessori regionali azzurri. Possibile ingresso di Cangemi e Mitrano in rappresentanza delle aree Lotito e Fazzone

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Calma e gesso: il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, procederà alla sostituzione dei due assessori di Forza Italia quando il partito avrà formalizzato la richiesta contenente i nuovi nomi destinati a prendere il posto di Giuseppe Schiboni (delega a Urbanistica, Lavoro, Scuola, Formazione, Ricerca, Merito) e Luisa Regimenti (deleghe a Personale, Polizia locale, Enti locali, Sicurezza urbana, Università). L’agenzia di stampa Nova, qualche giorno fa, ha svelato l’esistenza di un documento sottoscritto dal gruppo consiliare azzurro, primo firmatario il capogruppo Giorgio Simeoni, in cui si sottolinea la necessità di cambiare rappresentanti in esecutivo “non per una mancanza di fiducia – si è spiegato a margine – ma per un cambio di passo nell’azione politica, alla luce anche della maggiore rappresentanza politica ottenuta con il rafforzamento delle deleghe”. I due designati dovrebbero essere Pino Cangemi in quota Lotito al posto di Regimenti e Cosmo Mitrano (vicino a Fazzone) al posto di Schiboni (sempre fazzoniano). Un siluro in piena regola contro Antonio Tajani (che ha sempre sostenuto e blindato Regimenti) anche se, sia per l’ex sindaco che per la docente universitaria, sarebbero state comunque individuate collocazioni adeguate nella galassia del potere del centrodestra regionale.

L’affondo dei Berlusconi non lascia prevedere nulla di buono per il vicepremier

Ma, come dicevamo, la nota ufficiale del partito ancora non è arrivata sulla scrivania di Rocca (che in ogni caso detesta le fibrillazioni e preferirebbe rinviare ogni assestamento in autunno) e c’è chi sostiene che tutti stiano aspettando cosa accade a livello nazionale proprio al ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio per quanto riguarda la sua leadership di Forza Italia, dopo che Pier Silvio Berlusconi aveva nei giorni scorsi pubblicamente lamentato la necessità di “presenze nuove e idee nuove”. Un’uscita accompagnata dalla sottolineatura che “è falso che Tajani abbia proposto lo Ius Scholae su indicazioni mie e di mia sorella Marina“. Perché per i Berlusconi l’argomento non è certamente prioritario. Il tema è dunque nazionale per Forza Italia e il coordinatore Lazio, Fazzone, l’ha solo subito messo in atto a livello regionale proseguendo in una strategia di contrapposizione a Tajani, salvo poi frenare coi suoi adottando la linea che declassa la nota del gruppo consiliare ad atto solamente interno che non evidenzierebbe spaccature. Ma la questione del rimpasto tutto forzista ormai è sul tavolo regionale ed evidenzia un riassetto in cui la sola componente Tajani è tenuta fuori dall’esecutivo Rocca. Vi resterebbe l’area Fazzone con la delega più pesante e arriverebbe finalmente – dopo mesi di pressing – quella di Lotito, l’imprenditore numero uno della Lazio. Ma Fazzone e Lotito, si badi bene, non sono alleati: sono capi di due correnti differenti dentro Forza Italia.

A Frosinone, il caso della maggioranza trasfigurata e di Fi rimasta fuori coalizione

Poi ci sono questioni aperte e irrisolte anche a livello locale. A Frosinone la scelta di Forza Italia di uscire dalla maggioranza di governo – promossa da Fazzone attraverso la coordinatrice provinciale Chiusaroli – è al centro delle polemiche sia interne (sia pur a mezza bocca) che della coalizione originaria. Fratelli d’Italia ha discusso nel direttivo cittadino del recupero dell’unità del centrodestra. Ma le fratture in Consiglio restano intatte e di passi concreti non se ne vedono. Anche perché il sindaco Mastrangeli pare impegnato a tirare avanti con la maggioranza politicamente “arlecchino” che si ritrova oggi, dopo la defezione di ben nove consiglieri di centrodestra eletti nel 2022 a sostegno della sua candidatura a primo cittadino e finiti all’opposizione: Anselmo Pizzutelli, Mirabella, Bortone, Scaccia, Cirillo, Alviani, Petricca, Martino, Pallone. La ricomposizione – anche per mancanza di impulso da parte di Nicola Ottaviani (che notoriamente preferisce dialogare con Ruspandini) e della Lega – resta lettera morta e più probabile appare l’ipotesi che, a questo punto, ci sia chi si è già rassegnato ad almeno due candidati a sindaco dello schieramento dei moderati in vista del voto comunale in programma fra poco più di due anni. Forza Italia? Di sicuro non appoggerà il Mastrangeli bis (almento allo stato dei fatti).

Sora, cicatrici dal congresso. Cassino, la linea soft col Pd. Il caso Battaglini

Sta poi esplodendo la vicenda sorana, per motivi tutti interni ed all’atto di forza in fase congressuale messo in atto proprio dalla componente Fazzone: segretario regionale in testa, supportato da De Meo e Marrocco. La bilancia è stata fatta abbassare con voto ponderato dei tre big dalla parte dell’ex sindaco di Broccostella Sergio Cippitelli, mettendo fuori gioco il sorano Vittorio Di Carlo (vicino a Tajani). Ultime ripercussioni le dimissioni dal direttivo cittadino da parte di Serena Petricca e Salvatore Meglio.

A Cassino si registra una tendenza di cui tutti parlano ma che ancora non è al centro dell’attenzione degli organismi del partito (ma si parla di decisioni in arrivo proprio nei prossimi giorni): il fiancheggiamento di settori di Forza Italia al Pd con un sostegno soft e di non belligeranza politica nei confronti del sindaco di centrosinistra. Strano? Almeno quanto apparentemente singolare il fatto che Fazzone – attraverso Chiusaroli – venga considerato tra i protagonisti del defenestramento del sindaco di centrodestra Carlo Maria D’Alessandro. Correva l’anno 2019.

Veniamo al direttivo provinciale che fa giungere ai probiviri regionali la richiesta di radiazione di Samuel Battaglini, un giovane dirigente che sta con Gasparri, quindi con Barelli, quindi con Tajani. Che ci sia un braccio di ferro politico in atto e che il senatore di Fondi sui territori mostri la sua forza marcandoli personalmente in tutte le vicende che contano, appare chiaro. Come anche il radicamento debole del vicepremier di Ferentino che, per di più, spesso si ritrova Fazzone dalla parte opposta alla sua. In casi simili facile scommettere su chi resterà al suo posto a dare le carte nel partito.

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