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Frosinone, Pizzutelli sbatte la porta del Pd. Mastrangeli affronta il bilancio con numeri fragili

Il capogruppo - ormai ex dem - contesta il partito che non avrebbe tenuto in nessun conto le esigenze politiche del capoluogo

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Da ieri sera il ‘caso Angelo Pizzutelli’ agita il Pd, coi vari leader che hanno iniziato ad attaccarsi ai telefonini per far da pacieri e placarne le recriminazioni e da pontieri per favorire il rientro tra le file dem del capogruppo consiliare, letteralmente furibondo. Ha sbattuto la porta subito dopo aver acceso telefonicamente una dura polemica col segretario cittadino Marco Tallini, che si è sorbito una invettiva pesante sulla composizione del direttivo cittadino e sul fatto che, in genere, il Pd provinciale non tenga in alcun conto le vicende del capoluogo. Anzi, se possibile, lo evita addirittura, come accaduto per gli appuntamenti di Dario Nardella promossi da Francesco De Angelis. Insomma Pizzutelli non ci sta a considerare “normale” che la federazione Pd non abbia neppure la forza di far sentire la propria voce sulle scosse e tensioni che investono l’amministrazione Mastrangeli.

L’esecutivo di Palazzo Munari deve ormai cercare volta per volta i numeri per assicurare lo svolgimento delle sedute consiliari: una situazione di strisciante instabilità che imporrebbe la presenza di un’opposizione più incisiva e, nel caso, pronta anche ad affrontare il pericolo di elezioni anticipate. Pizzutelli potrebbe aspirare a costruire una propria candidatura a primo cittadino ma, quando si volta, si accorge di non avere sostegni. Lo ripete da tempo questo suo disagio ma evidentemente la misura ormai è colma. Anche a margine di un congresso che non pare avere Frosinone tra i temi programmatici, come se il capoluogo fosse un “nonluogo politico”. Proprio per questo il capogruppo consiliare scompare col suo ruolo e la sua funzione e diventa tutto più importante – politicamente parlando – rispetto a quel che accade all’ombra del Campanile. Pizzutelli conferma la collocazione all’opposizione cosiliare pur con le mani libere quanto al voto delle singole delibere. C’è ora chi giura in un rientro del capogruppo tra i dem, dopo rassicurazioni ed un riconoscimento del suo ruolo in termini di ulteriori impegni nel partito. Ma non manca chi pronostica un ritorno nelle file del Psi di Gian Franco Schietroma. Saranno decisive le prossime ore e le ulteriori dichiarazioni e i necessari chiarimenti del consigliere Pizzutelli.

Il confronto sull’allargamento alle minoranze impantanato da settimane

Ma certamente la storia tutta interna al Pd è una cosa ed il futuro dell’amministrazione del capoluogo ben altra. Perché il sindaco Mastrangeli deve affrontare la prova del bilancio entro la fine di febbraio, mentre ha fatto convocare per il 12 febbraio il question time. Si trascina da mesi una problematica politica che il presidente del Consiglio comunale, Max Tagliaferri, ha reso plastica con le sue astensioni polemiche pronunciate durante le sedute, sulle delibere dell’assessore al Bilancio, Adriano Piacentini. E Tagliaferri oltre che importante per la direzione dei lavori consiliari è anche il ‘numero 17’, l’esponente di maggioranza decisivo per rendere praticabili le prime convocazioni consiliari. Ma è ovvio che oggi la coalizione di governo è di fatto ferma a 16 componenti: quindi Mastrangeli – che pensa solo al profilo amministrativo ed a portare a casa i risultati strettamente gestionali – dovrebbe secondo alcuni esponenti della sua coalizione decidersi a preoccuparsi anche di politica.

C’è un bivio da affrontare se non si vuol restare improvvisamente senza i numeri. Da una parte nelle scorse settimane erano stati portati avanti contatti con l’ex sindaco Domenico Marzi che aveva pubblicamente offerto la sua mano, sulla base di un programma di fine consiliatura proprio perché considera prioritario realizzare quel che negli atti amministrativi c’è già o è in fase di esecuzione. Ovviamente si sarebbe trattato anche di rompere pubblicamente con la maggioranza poitica uscita dalle urne e procedere all’azzeramento delle deleghe. Ma con Marzi gli scambi si sono interrotti da settimane. Anche per Andrea Turriziani (Lista Marini), che tutti considerano integrato a sostegno di Mastrangeli, la situazione è più complessa. Turriziani non si considera un interno della maggioranza in questo anche supportato da una recente riunione della lista Marini – alla presenza dell’ex sindaco Michele Marini – in cui è stata ribadita la natura civica e comunque indipendente della formazione. I rapporti che Turriziani intrattiene con Fratelli d’Italia attengono al ruolo di coordinatore provinciale della Dc di Rotondi, sigla politica che ha in essere un patto di collaborazione con i meloniani.

Tagliaferri insiste: recuperare gli 8. Ottaviani attendista: nulla cambierà

Ma ci sono strade alternative all’allargamento alle opposizioni. Max Tagliaferri chiede l’azzeramento delle deleghe ma ritiene che la coalizione di governo debba restare la stessa votata dagli elettori. Per seguire i consigli del presidente dell’assise – che invita a non scherzare sull’unità del centrodestra -, il sindaco dovrebbe riallacciare rapporti e recuperare gli 8 dissidenti, rappresentanti di Forza Italia, ex lista Mastrangeli e Lega, insomma politicamente in tutto e per tutto organici con l’amministrazione. In questo panorama complesso di spinte e controspinte in cui FdI aspira al terzo assessorato mentre Mastrangeli tattiene un numero elevato di deleghe e non ha mai sostituito l’assessora Rotondi, sembra giocare un ruolo di “conservazione” l’ex sindaco Nicola Ottaviani. Ai suoi giurerebbe con tranquillità e col ghigno di chi la sa più lunga, che non accadrà banalmente nulla e che il primo cittadino può tranquillamente giungere a fine mandato nelle condizioni attuali. Condizioni, per la verità, almeno apparentemente poco stabili.

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