«La sicurezza dei cittadini ha più importanza dei disagi». È con questo slogan che l’assessore regionale all’Urbanistica e alla Protezione Civile Pasquale Ciacciarelli ha commentato il sopralluogo di inizio settimana sulla Galleria Capo di China. Un’ispezione condotta insieme ai sindaci della Valle di Comino, al consigliere provinciale Andrea Amata e alla presidente della XIV Comunità Montana Aurora Aprile. Presenti anche i tecnici Anas, che hanno fatto il punto sullo stato di avanzamento dei lavori.
Una passerella istituzionale che però non ha convinto nessuno, ancor meno i cittadini, stanchi di rassicurazioni e di cronoprogrammi continuamente smentiti dai fatti.
Promesse e rinvii: una cronistoria infinita
Il cantiere nella galleria sulla Sora-Cassino è partito il 18 marzo 2025, con la chiusura totale della SS749 nel tratto interessato, e un cronoprogramma ufficiale di 14 mesi. A marzo scorso, però, nella sede della Provincia di Frosinone, Anas aveva promesso un’accelerazione: «I lavori dureranno quattro mesi anziché un anno», aveva commentato il Presidente della Provincia Luca Di Stefano a margine delle
interlocuzioni. Poi, ad agosto, un nuovo annuncio: turnazioni h24, sette giorni su sette, per tagliare i tempi che, guarda caso si erano dilatati, e arrivare al traguardo il 18 settembre.
Ma già allora arrivarono i primi segnali di allarme. Anas spiegò che «problemi geomorfologici inattesi e imprevedibili» avevano reso necessario riprogrammare la fine dei lavori: nuova data fissata per ottobre, così almeno era trapelato in via ufficiosa. Ora, l’ultima versione, emersa proprio in occasione del sopralluogo: i lavori andranno avanti fino all’inizio del 2026. Forse, da metà novembre sarà possibile una riapertura parziale a senso unico alternato con semafori. Una prospettiva che sa più di toppa che di vera soluzione.
La beffa di un cantiere milionario
Eppure si parla di un intervento di straordinaria importanza: oltre 14 milioni di euro di investimento per restituire alla galleria standard di sicurezza e funzionalità. Il progetto prevede il ripristino strutturale del rivestimento, un nuovo sistema di impermeabilizzazione e drenaggio, l’installazione di impianti tecnologici di ultima generazione: illuminazione a LED, sistema antincendio avanzato, rilevazione fumi, videosorveglianza e trasmissione dati. Tutto sulla carta all’avanguardia, ma nei fatti ancora lontano dall’essere realtà.
L’inferno della strada alternativa
E mentre i lavori si trascinano, la viabilità della Valle di Comino e del comprensorio Sorano fino al Cassinate resta appesa a una strada alternativa che, con l’inverno alle porte, rischia di trasformarsi in una trappola quotidiana. Avvallamenti, buche profonde, tratti franati e mal segnalati, assenza totale di illuminazione, segnaletica ridotta al minimo. Chi non conosce il percorso rischia seriamente di perdersi, senza copertura telefonica né GPS. E quando ci si ritrova di fronte un autobus o un mezzo pesante – autorizzato al transito – schivare il pericolo su curve a gomito e tornanti diventa un’impresa.
Una condizione che non solo moltiplica i disagi, ma mette concretamente a rischio la sicurezza di chi ogni giorno è costretto a percorrere quel tratto. Basti ricordare che solo la settimana scorsa, nel tratto di Belmonte Castello, si sono registrati tre incidenti.
La rabbia dei cittadini
La sensazione che serpeggia tra cittadini e “pendolari” è di essere stati abbandonati. I nostri politici stringono mani e fanno sorrisi davanti ai cantieri, ma di quale sicurezza parlano esattamente?». La sicurezza, quella vera, ad oggi non è garantita né dentro la galleria – ancora chiusa – né lungo la strada alternativa, impraticabile e pericolosa.
E allora troppe domande restano senza risposta: perché non si è pensato di mettere in sicurezza l’arteria alternativa, sapendo che i lavori sarebbero durati a lungo? La riapertura parziale promessa per novembre sarà realtà o l’ennesima illusione? Quanto dovrà ancora attendere un intero comprensorio, penalizzato nei collegamenti e nello sviluppo, prima di vedere la luce in fondo al tunnel, anzi alla galleria?
Una vergogna senza precedenti
L’impressione, sempre più diffusa, è che la vicenda della Galleria Capo di China stia assumendo i contorni di una vera e propria vergogna amministrativa. Troppi rinvii, troppe promesse disattese, troppa retorica spesa sulla pelle di cittadini costretti a rischiare ogni giorno.
La sicurezza non può restare un titolo da conferenza stampa o un concetto sventolato davanti alle telecamere. La sicurezza deve essere garantita nei fatti. Perché il territorio non merita di restare isolato ancora una volta.