Una storia assurda denunciata dallo stesso protagonista, Gabriele, un 62enne invalido, il quale risiede presso uno degli appartamenti delle palazzine comunali in via Costantinopoli, nei pressi della chiesa dedicata a San Giuseppe Artigiano. Gabriele è costretto da qualche anno su una sedia a rotelle, fa fisioterapia, non è autosufficiente, passa le giornate tra letto e divano. Vive solo, al secondo piano di una struttura munita di ascensore che, però, si ferma al primo piano, non scende fino al piano terra.
Uscire di casa per l’uomo diventa un’odissea, sono più le volte che Gabriele desiste, costretto a rimanere nell’abitazione piuttosto che incorrere nelle difficoltà dell’uscita stessa: infatti il poveretto, qualora intenda fare una passeggiata o comunque debba sottoporsi a visita medica, recarsi a fare spesa e via dicendo, per raggiungere l’esterno, e comunque poi per rincasare, deve necessariamente scendere dalla carrozzina, sedersi sulla rampa di scale ed, aiutandosi con le sole braccia, scivolare gradino per gradino fino a terra. Stessa cosa al rientro.
L’ente Comunale ha messo a sua disposizione un’operatrice per l’assistenza domiciliare: 40 minuti, due volte a settimana, così come previsto. Ovviamente è una piccola mano rispetto alle esigenze dell’uomo invalido: purtroppo il budget non concede di meglio, per nessuno, anche le istituzioni sono in difficoltà e non riescono a rispondere e a soddisfare le criticità degli utenti.
Il Comune di Sora è al corrente dei disagi patiti da Gabriele: lo stesso sindaco Luca Di Stefano ha personalmente fatto dei sopralluoghi nella palazzina, con i responsabili dell’Ufficio Tecnico della cittadina volsca, per individuare la più opportuna soluzione alla problematica. E fa sapere che è stato già realizzato un piccolo scivolo per facilitare il residente; inoltre, si sta valutando l’installazione di una rampa o, in alternativa, di un braccetto meccanico che accompagni Gabriele e la sua carrozzina. Purtroppo le tempistiche dettate dalla burocrazia, sempre più farraginosa, non concedono di accorciare i tempi: l’impegno c’è e si auspica di risolvere al più presto il problema per restituire la dignità ad una persona già mortificata dalla sua invalidità.
