Nel dicembre 782 in un’abbazia sull’isola di Vectis il piccolo Octavus, accolto dai monaci per pietà, prende una pergamena e inizia a scrivere un’interminabile serie di nomi affiancati da numeri. Il 10 luglio 1947 Harry Truman, il presidente della prima bomba atomica, scopre un segreto che, se divulgato, scatenerebbe il panico nel mondo intero. Il 21 maggio 2009 il giovane banchiere David Swisher riceve una cartolina su cui ci sono una bara e la data di quel giorno. Poco dopo, muore. E la stessa cosa succede ad altre cinque persone. Un destino crudele e imprevedibile, ma non esiste nulla di casuale. Perché la nostra strada è segnata.
Questa, in breve, la sinossi de ‘La Biblioteca dei morti’, romanzo d’esordio di Glenn Cooper, scrittore e sceneggiatore statunitense. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2009 sia negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna che in Italia. Il volume ha dato origine ad una saga che comprende quattro tomi.
Il destino è già scritto?
Un pericoloso assassino si aggira a piede libero per le strade di New York. Il suo soprannome è Doomsday Killer e ha ucciso sei persone in sole due settimane. La city è terrorizzata e la polizia è in alto mare. In barba ai profiler, le sue vittime non hanno nulla in comune. Sembra una sfida impossibile, una sfida che nasconde un enorme segreto, forse talmente sconvolgente da non poter essere accettato dall’umanità intera. C’è solo un dettaglio ad unire le povere anime trapassate: una cartolina che riporta un funereo annuncio, la data della loro morte. L’FBI assegna il caso all’agente Will Piper, un tempo il maggiore esperto di assassini seriali, questo prima della sardanapalesca spirale verso la pensione. La disperata ricerca lo condurrà su terreni inesplorati dove a farla da padrone sarà la manichea divisione tra destino e libero arbitrio. Iniziare ‘La Biblioteca dei morti’ non può prescindere da un implicito patto con sé stessi: accettare che non si un thriller ‘classico’, ma che si mescoli con giallo, storico e anche fantasy.
Salti temporali
Il romanzo di Cooper si dipana in una quantità di analessi che ci catapultano in un tempo e in uno spazio diversi. I balzi tra presente e passato potrebbero di primo acchito disorientare il lettore, ma l’autore è stato abile a centellinare le informazioni in maniera tale da tenere sempre alta la soglia di curiosità e interesse. Se da una parte la trama, epurata da questi fattori, resta di semplice comprensione, proprio l’aggettivo ‘semplice’ non può definire il libro stesso, che invece è abbastanza complesso. Vuoi per la moltitudine di personaggi che affollano le pagine – tutti molto ben descritti -, vuoi per le repentine virate di plot, chi legge ha l’obbligo di restare all’erta. Lo scrittore sa dosare ogni notizia fornendola a tempo debito e sottolineando l’importanza di non perdere dettagli, dalla Seconda Guerra Mondiale all’ottavo secolo fino al 2009. Nonostante l’attenzione richiesta a questi particolari, la lettura risulta molto scorrevole e appassionante. Originale nella trama, la prima fatica – diventata poi un best seller mondiale – di Cooper a volte perde un po’ di brillantezza nei dialoghi, alcuni dei quali un tantino superficiali, ma tutto sommato utili all’economia della vicenda che non lesina qualche colpo di scena ben assestato. Restano intatti fascino e mistero, per coinvolgere il lettore molto più di quanto abbia mai fatto quel Dan Brown a cui spesso – malauguratamente – è stato paragonato Cooper, classificato anch’egli da qualcuno come un caso editoriale ‘bufala’ made in Usa, addebito – a mio avviso – ingiusto e fuori luogo.
Suspense e azione
“Questo romanzo è cominciato e forse tutti noi ci siamo dentro, anche se non lo sappiamo. Perché non esiste nulla di casuale. Perché la nostra strada è segnata. Perché il destino è scritto. Nella Biblioteca dei Morti”.
In questa trama ben congegnata non mancano di certo suspense e azione. Un thriller caratterizzato da un buon ritmo narrativo e da uno stile abbastanza fluido che, anche se non diverrà certo un caposaldo della letteratura moderna, resta davvero una lettura piacevole e coinvolgente. Senza troppe pretese, è consigliato a chi non si aspetta pseudo-scienza e astuzie puramente fantastiche, alla maniera di Jules Verne, ma vuole trascorrere qualche ora alle prese con una storia dagli spunti inediti. Ah, ricordiamoci, ovviamente, che questo è stato il suo lavoro d’esordio e di debutti così non ne son piene le librerie.