Smartphone che vibra, mail che suona, WhatsApp che lampeggia: per molti italiani la giornata è una lunga sequenza di micro-stimoli digitali. È la “connessione continua”, una condizione che crea una tensione costante chiamata ansia da notifiche. Non serve che il telefono suoni davvero: basta l’attesa.
Cos’è l’ansia da notifiche
È l’impulso a controllare il telefono anche quando non succede nulla. Il cervello anticipa la possibile richiesta esterna e si prepara a reagire. Questa allerta costante alimenta agitazione, difficoltà di concentrazione e irritabilità.
Passare continuamente da un’app all’altra — una chat, una mail, un reel — è una delle condizioni più stressanti per la mente. Il cervello non “multitaska” davvero: cambia compito rapidamente, consumando più energia e aumentando la fatica cognitiva fino al 30%. Alla sera, ci si sente svuotati senza aver fatto nulla di fisicamente impegnativo.
Gli effetti psicologici più comuni
Ansia anticipatoria, difficoltà ad addormentarsi, sensazione di “non riuscire a staccare”, iper-reattività ai suoni del telefono. Nei più giovani si aggiunge la FOMO: la paura di essere tagliati fuori se non si risponde subito.
Dormire con il telefono accanto, partecipare a troppi gruppi WhatsApp, attivare tutte le notifiche push, controllare il telefono mentre si lavora o si mangia, scorrere i social appena svegli sono tra le abitudini che aggravano il problema
Strategie per ridurre lo stress digitale
• Tenere attiva la modalità “non disturbare” per alcune ore al giorno.
• Disattivare le notifiche non indispensabili.
• Creare “rituali digitali”: fascia oraria senza telefono, niente schermo prima di dormire, un’unica finestra per controllare mail e chat.
• Usare app che aiutano a monitorare il tempo trascorso online.
Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di usarla in modo che non prenda il controllo della nostra attenzione.
