Oltre 65 mila euro sequestrati a un medico della ASL di Frosinone. È l’esito dell’operazione condotta dai Carabinieri del NAS di Latina – sotto la guida del Tenente Carmine Cesa – su disposizione del G.I.P. del Tribunale di Frosinone e sotto il coordinamento della Procura. Una misura cautelare che arriva nel solco della strategia nazionale “Liste di Attesa” del Comando Carabinieri Tutela della Salute di Roma e che riaccende i riflettori sulle criticità del sistema delle visite specialistiche in ambito pubblico.
Truffa, elusione dei controlli e visite pagate in contanti: le accuse
Secondo le risultanze investigative, il medico – dipendente a tempo indeterminato della ASL – avrebbe gestito visite in regime di libera professione intramoenia ricevendo i compensi in contanti, senza far transitare le somme attraverso i canali ufficiali dell’Azienda Sanitaria. Un sistema che, sempre secondo gli inquirenti, gli avrebbe permesso di evitare le trattenute obbligatorie, trattenendo interamente gli importi.
Ma non solo: grazie a questo escamotage, il medico avrebbe continuato a percepire anche le indennità legate al regime di esclusività, il vincolo che impedisce ai sanitari del Servizio Sanitario Nazionale di esercitare liberamente al di fuori delle strutture autorizzate. Un doppio vantaggio economico ritenuto illecito dagli investigatori.
Il profitto illecito: 65.006,57 euro sequestrati
La somma sottoposta a sequestro preventivo per equivalente – 65.006,57 euro – corrisponde, secondo le indagini, al profitto accumulato attraverso le condotte contestate. Un importo che restituisce la misura dell’attività sotto esame e che, stando agli investigatori, sarebbe frutto di una gestione parallela e non autorizzata delle prestazioni professionali.
Un fenomeno noto e monitorato dai NAS
Il caso si inserisce in un quadro più ampio: quello delle cosiddette “visite in nero”, una criticità che i NAS monitorano da tempo e che rappresenta una delle principali vulnerabilità dell’attività libero-professionale nei presidi pubblici.
Un impegno che negli ultimi mesi ha già prodotto risultati significativi: a fine maggio 2025, infatti, i militari avevano eseguito un’analoga attività investigativa che aveva portato al sequestro di oltre 90 mila euro nei confronti di due medici della ASL di Frosinone, accusati di aver incassato in contanti visite intramoenia eludendo controlli, trattenute e regime di esclusività.
Un segnale chiaro della volontà di colpire ogni forma di abuso che danneggia il servizio pubblico e altera il rapporto di fiducia tra cittadini e sanità.
