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Novo Nordisk: l’investimento di Anagni sospeso nella partita biotech globale tra Danimarca, Usa e Svizzera

Il piano industriale dei danesi prevede investimenti massicci in siti produttivi negli Usa, Francia e Ciociaria: ma il mercato sta cambiando

Il quartier generale di Novo Nordisk in Danimarca
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Una scommessa da far tremare i polsi alle istituzioni nazionali, regionali e della provincia di Frosinone, quella dell’investimento della danese Novo Nordisk ad Anagni nel sito ex Catalent. Un impegno finanziario annunciato, peraltro, nell’ambito di un piano che include da parte dello stesso colosso farmaceutico un esborso da 4,1 miliardi di dollari per potenziare l’impianto di Clayton, nella Carolina del Nord (Usa), e un altro da 2,1 miliardi di euro a Chartres (Francia). In questo scenario si inserisce la partita – di importo leggermente inferiore a quello transalpino – che riguarda il nostro Paese e in particolare la nostra provincia. Proviamo a ricostruirla.

Investimento subito dichiarato di interesse strategico nazionale

Il 13 marzo 2025 Palazzo Chigi riconosce come di interesse strategico nazionale il piano industriale, denominato “Novo Nordisk Fill and Finish Expansion Anagni”. Il progetto prevede oltre 2 miliardi di euro di investimenti diretti tra il 2025 e il 2029 per l’ampliamento dello stabilimento ex Catalent – acquisito nel 2024 per 16,5 miliardi di dollari – e la sua trasformazione in un centro d’eccellenza per la produzione di farmaci contro l’obesità e il diabete. Il 3 giugno scorso viene siglato un accordo tra regione, Astral e Comune di Anagni per il completamento dell’asse viario in località Selciatella, con un investimento di oltre 2,9 milioni di euro destinati a migliorare l’accessibilità e la competitività del territorio. E’ il 7 luglio scorso quando Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, viene nominato commissario straordinario per rendere l’investimento rapido e senza intoppi con decreto del presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, su proposta del sottosegretario Alfredo Mantovano.

Il silenzio tra luglio ed agosto e poi le preoccupazioni dei sindacati

Trascorrono il resto di luglio e il mese di agosto in tranquillità ed attesa. Poi il 10 settembre arriva la doccia fredda: la Cisl fa rimbalzare una notizia filtrata sulla stampa economica. Novo Nordisk, nei giorni precedenti, aveva infatti annunciato il taglio di 9mila posti di lavoro in tutto il mondo, che su un totale di circa 64mila addetti, rappresentano il 15 per cento della forza lavoro. Ma c’è un silenzio su investimenti e assunzioni nel Lazio che nessuno sa come interpretare. Il 24 settembre Cgil, Cisl e Uil regionali, Natale Di Cola, Enrico Coppotelli e Alberto Civica rompono gli indugi e mandano un messaggio al presidente Rocca affinché faccia “pubblicamente luce riguardo al progetto da 2 miliardi di euro di Novo Nordisk ad Anagni, in provincia di Frosinone. Siamo preoccupati alla luce dell’annuncio di 9mila esuberi a livello globale da parte dell’azienda danese”.

“La politica non mostri eccessiva sicurezza e svolga il suo ruolo”

Le dichiarazioni di entusiasmo e giubilo della politica di luglio ed il silenzio imbarazzato seguito, insospettiscono non poco i confederali: “Abbiamo sollecitato un incontro con il Presidente della Regione Lazio per ricevere conferme e chiarimenti sul futuro del progetto. La creazione di 1.500 nuovi posti di lavoro rappresenterebbe una significativa boccata d’ossigeno per l’industria del Lazio. Invitiamo la politica a non manifestare eccessiva sicurezza, ma a svolgere il proprio ruolo istituzionale, garantendo trasparenza e supporto ai lavoratori e alle comunità locali”.

Nessuna comunicazione dell’azienda a Regione e Governo

Rocca non prende tempo e replica con una nota ufficiale di via Colombo: “Il Presidente ha incontrato lunedì scorso, in una riunione di oltre due ore, i vertici regionali degli stessi sindacati – con i quali è in costante contatto – relazionandoli e informandoli su tutte le questioni strategiche riguardanti il Lazio, comprese quelle relative al progetto Novo Nordisk. Si tratta degli stessi sindacati ora firmatari di un singolare comunicato stampa. Né il Mimit, né il presidente Rocca nella sua qualità di commissario, hanno ricevuto dalla azienda comunicazioni su eventuali ridimensionamenti riguardanti gli investimenti per il sito di Anagni”.

Rocca parlerà col nuovo Ceo non appena si sarà insediato

“Il Presidente – conclude il comunicato – è in attesa che si completi l’insediamento del nuovo Ceo Global di Novo Nordisk per poter proseguire i colloqui con i rappresentanti dell’azienda, ed è pertanto dispiaciuto che, in questa delicata fase, i sindacati, come già accaduto in passato con la Cgil, lamentino una situazione nel cui merito si è svolto un ampio e lungo confronto, al seguito del quale gli stessi sindacati avrebbero potuto riferire alle rispettive categorie anziché invocare, a mezzo stampa, chiarimenti già ottenuti”. Insomma, due punti fermi: l’azienda non ha dato informazioni su Anagni a nessuna autorità italiana e, in ogni caso, c’è un nuovo amministratore delegato in arrivo. Calma e gesso.

La festa dei guadagni col farmaco anti-obesità frenata dal concorrente Usa

Ma cosa succede in Danimarca? Lo riferiscono solo la stampa ed i media finanziari. Alla fine di luglio Novo Nordisk ha tagliato per la seconda volta nel 2025 le previsioni di ricavi e di utile operativo. Il problema è che la crescita esponenziale della società, legata al boom di vendite di farmaci anti-obesità, si è bloccata quando la rivale statunitense Eli Lilly ha messo in commercio un prodotto analogo a prezzo inferiore. L’azienda, che impiega circa 34.000 persone in Danimarca, si trova a prevedere possibili licenziamenti dopo aver quasi raddoppiato la propria forza lavoro complessiva negli ultimi cinque anni perché la semaglutide – che regola l’appetito e il metabolismo del glucosio – commercializzata come Ozempic e Wegovy, originariamente per il diabete, si scopre rivoluzionaria nel trattamento dell’obesità con sensibili effetti sulla perdita di peso. Ma Eli Lilly ha nel frattempo rovinato la festa di fatturati, dividenti e boom di speculatori nelle borse di tutto il mondo.

Quattro società si contendono il primato di trattamenti con tecnologia RNA

Mentre in Italia sindacati e istituzioni stanno a guardare cosa succederà, il gruppo danese avvia una collaborazione con gli americani Replicate Bioscience per sviluppare trattamenti innovativi contro obesità, diabete di tipo 2 e altre malattie cardiometaboliche utilizzando la tecnologia dell’RNA autoreplicante. Cosa che comporterà l’esborso da parte del colosso farmaceutico di Bagsværd (Danimarca) di circa 550 milioni di dollari, a vantaggio della biotech californiana. Mossa alla quale corrisponde quella analoga di Eli Lilly con la partnership avviata con la svizzera Haya Therapeutics.

Insomma è una partita globale nella quale nessuno sa veramente che fine farà l’investimento anagnino. Ma pare il caso di toccar ferro perché l’azienda farmaceutica danese otterrà una licenza esclusiva a livello mondiale per utilizzare la piattaforma srRNA proprietaria di Replicate per lo sviluppo dei trattamenti. Quindi le strategie produttive e commerciali cambiano. Anagni continuerà ad avere la mission di aumentare la capacità produttiva di prodotti come Ozempic e Wegovy? Lo scoprirà Rocca parlando presto col nuovo Ceo.

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