Una deposizione lunga e carica di passaggi decisivi quella resa ieri dal luogotenente dei Carabinieri Gaetano Evangelista davanti alla Corte d’Appello di Roma, nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone. Per oltre quattro ore il sottufficiale ha ricostruito fatti, circostanze e contenuti dell’informativa redatta nel 2007 e consegnata al Comando provinciale dei Carabinieri di Frosinone.
«Nel 2007 consegnai l’informativa a un mio superiore. Quando me la restituì mi consigliò di rimodularla: dovevo togliere le parti salienti che riguardavano i Carabinieri», ha dichiarato Evangelista. Un passaggio centrale, perché riguarda un documento che conteneva una delle ipotesi più delicate dell’intera vicenda giudiziaria.
Evangelista ha spiegato di aver preso atto dell’ordine ricevuto, di aver fatto rileggere l’informativa a un collaboratore, di averla firmata nuovamente e riconsegnata al nucleo investigativo, aggiungendo però: «Ho ritenuto di non fare nessuna modifica».
L’informativa, depositata nell’ottobre del 2007, ricostruiva – secondo l’ipotesi accusatoria – che Serena Mollicone fosse entrata nella caserma dei Carabinieri di Arce il giorno della sua scomparsa e che da lì non fosse più uscita. Nel documento si ipotizzava che la giovane fosse rimasta coinvolta in un violento alterco all’interno della struttura e che l’omicidio fosse avvenuto nell’appartamento a trattativa privata situato ai piani alti della caserma.
Secondo questa ricostruzione, Franco Mottola, all’epoca comandante della caserma di Arce, avrebbe avuto un ruolo centrale nella gestione di quanto accaduto, mentre la moglie Annamaria Mottola e il figlio Marco Mottola sarebbero stati presenti o comunque coinvolti nelle fasi successive all’aggressione. In particolare, all’ex comandante viene attribuito un ruolo di autorità e copertura, alla moglie una partecipazione nelle concitate fasi immediatamente successive, e al figlio Marco un coinvolgimento diretto nell’alterco che avrebbe causato le lesioni mortali alla giovane.
Evangelista, nel corso della sua deposizione, ha ribadito di aver riportato fedelmente gli elementi raccolti all’epoca e di non aver mai ritenuto di dover attenuare o cancellare riferimenti così rilevanti.
Nel corso dell’udienza, l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola ha preso la parola per ribadire la propria estraneità ai fatti e quella dei suoi familiari. Mottola ha respinto ogni accusa di coinvolgimento nel delitto, negando legami con la morte del brigadiere Santino Tuzi e contestando l’ipotesi investigativa che individua nella porta della caserma l’arma dell’omicidio. Secondo l’ex maresciallo, il procedimento sarebbe stato condizionato da una narrazione mediatica colpevolista. Da qui la richiesta di una valutazione imparziale degli elementi processuali e di ulteriori accertamenti per risalire all’autore del delitto.
Dopo l’audizione del luogotenente Evangelista, la Corte ha ascoltato anche il luogotenente Marco Sperati, aggiornando poi l’udienza al 19 gennaio 2026 quando verranno ascoltati Massimiliano Gemma, Anna Rita Torriero (ex compagna di Santino Tuzi), Marco Malnati, Maria Teresa Magnante e Mario Dell’Oro.