Oltre vent’anni di tagli al servizio sanitario nella provincia di Frosinone, con sempre meno servizi per i cittadini, poche certezze e retribuzioni non adeguate per i lavoratori.
È questa la fotografia che emerge dal dossier presentato dalla segretaria provinciale UGL Salute, Rosa Roccatani. I numeri delineano un quadro impietoso: una costante e progressiva erosione dei posti letto negli ospedali e nelle strutture sanitarie del territorio, accompagnata da una cronica carenza di personale.
I numeri e la ricostruzione
Anno 2002 – Presidente della Regione Lazio Francesco Storace.
I posti letto pubblici per acuti nella ASL di Frosinone erano 1.445, quelli privati accreditati 378 (di cui 200 per lungodegenza e riabilitazione funzionale), per un totale di 1.623.
La dotazione organica complessiva contava 5.572 unità, suddivise in:
• ruolo sanitario: 3.529 posizioni;
• ruolo tecnico: 1.319 posizioni;
• ruolo professionale: 17 posizioni;
• ruolo amministrativo: 707 posizioni.
Il Piano sanitario regionale allora in preparazione prevedeva un ampliamento dei servizi e un incremento di 913 unità, per un totale di 6.485 dipendenti.
Anno 2004 – Con l’approvazione dell’Atto Aziendale, la dotazione organica diventa di 6.232 unità e le strutture organizzative totali sono 618, di cui:
• 8 Dipartimenti;
• 142 Unità Operative Complesse (UOC);
• 22 Unità Operative Semplici Dipartimentali (UOSD);
• 291 Unità Operative Semplici (UOS);
• 201 posizioni organizzative/punti di erogazione.
Anno 2005 – Con il Presidente Piero Marrazzo, iniziano i tagli per il contenimento della spesa: chiusure e riconversioni di ospedali, reintroduzione del ticket sui medicinali, blocco del turn over e l’addizionale regionale Irpef più alta d’Italia.
Anno 2007 – Viene firmato un protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e il Comune di Anagni per la costruzione di un nuovo ospedale nei pressi del casello autostradale, a servizio dell’emergenza autostradale e dell’area industriale ad alto rischio. Il progetto, però, rimane solo sulla carta.
Anno 2010 – Con Renata Polverini (Commissario per il rientro dal deficit sanitario), il Decreto 80 sancisce la disattivazione o riconversione di numerosi ospedali. In provincia di Frosinone chiudono ben otto presidi: Anagni, Ferentino, Ceccano, Ceprano, Atina, Arpino, Isola del Liri e Pontecorvo. Nascono le cosiddette “macroaree”.
Anno 2011 – I posti letto pubblici per acuti passano da 1.445 a 1.018, mentre il personale scende da 6.232 a 4.257 (di cui 312 a tempo determinato). Restano attivi solo gli ospedali di Frosinone-Alatri, Sora e Cassino.
I Dipartimenti passano da 8 a 11, ma calano le Unità Operative:
• UOC: da 142 a 106;
• UOSD: da 22 a 19;
• UOS: da 291 a 222.
Anno 2017 – Con Nicola Zingaretti, nonostante l’impegno dichiarato a superare le macroaree, l’Atto Aziendale del 2017 registra una nuova contrazione: i posti letto pubblici per acuti scendono a 863, più 99 nelle strutture private accreditate (per un totale di 962, di cui 979 autorizzati).
Il personale complessivo si riduce a 3.789 unità, di cui:
• personale sanitario: 2.845 (contro i 3.142 del 2011);
• personale amministrativo: 364 (contro i 707 del 2002).
Le Unità Operative si riducono ulteriormente:
• UOC: da 106 a 85;
• UOS/UOSD: da 241 a 115.
Anno 2022 – L’Atto Aziendale approvato dalla Regione Lazio (BURL n. 41 del 12 maggio 2022) conferma 999 posti letto pubblici per acuti, mentre il personale cala a 3.248 unità (278 amministrativi, 2.475 sanitari).
Una delibera dello stesso anno (n. 1060 del 30 dicembre 2022) evidenzia che i posti letto “organizzativamente occupabili” sono appena 649: a Frosinone, su 365 previsti, ne risultano effettivamente 216; ad Alatri, 72 invece di 92, probabilmente per carenza di personale o di spazi.
Anno 2025 – Nell’ultimo Atto Aziendale approvato (BURL n. 64 del 5 agosto 2025), al 31 dicembre 2024 la consistenza del personale risulta di 4.181 unità, di cui:
• 3.190 del ruolo sanitario;
• 498 del ruolo tecnico;
• 6 del ruolo professionale;
• 278 del ruolo amministrativo.
Le richieste
L’UGL Salute Frosinone auspica che la Direzione Strategica della ASL disponga una ricognizione complessiva del personale, riallocando le risorse secondo i ruoli e i profili di appartenenza. La sigla sindacale chiede inoltre alla Regione Lazio di incrementare realmente i posti letto in proporzione al numero di abitanti, di reinternalizzare i servizi come promesso — evitando esternalizzazioni che aumentano i costi e riducono l’efficienza — e di garantire condizioni di lavoro stabili e dignitose per tutto il personale sanitario.