Erano circa le 20.15 di ieri, lunedì 1° settembre, quando alla centrale del 118 è arrivata la richiesta di aiuto: una giovane di Sora aveva accusato un malore.
L’ambulanza, con a bordo tre soccorritori, ha raggiunto l’abitazione della ragazza in appena dieci minuti. Al loro arrivo, la giovane presentava sintomi riconducibili ad una grave reazione allergica: difficoltà respiratorie, brividi di freddo, rash cutaneo, tanto che i familiari, spaventati, avevano immediatamente chiesto aiuto temendo che la situazione potesse degenerare.
Un intervento che potrebbe sembrare di routine, e che invece dimostra quanto la prontezza e l’attenzione del personale sanitario possano fare la differenza. I soccorritori non si sono limitati ad agire sul piano medico, ma hanno saputo soprattutto infondere calma e fiducia: con parole rassicuranti e tanta professionalità hanno tranquillizzato la ragazza e i suoi cari, trasformando un momento di paura in un percorso di cura condiviso.
Dopo la prima anamnesi e la valutazione delle condizioni cliniche, è stato disposto il trasporto presso il pronto soccorso dell’ospedale di Sora, dove la giovane è stata presa in carico dai medici e dove si trova ancora sotto osservazione.
Un episodio che – in tempi in cui troppo spesso si raccontano solo le criticità del sistema sanitario, in cui troppo spesso raccontiamo di cronache di mala sanità, riportando testimonianze negative e denunce di familiari e pazienti – restituisce invece il volto migliore del servizio di emergenza: fatto di competenza, rapidità ed empatia. Perché l’umanità è la prima migliore terapia. È la prima forma di cura. E questo fa la vera differenza.
Questa è una storia che dovrebbe rappresentare la normalità. È una storia, fortunatamente, comune a tante, una di quelle che non fanno rumore ma che raccontano la sanità che funziona. Quella che anche noi vorremmo poter sempre raccontare.