Gioca online e vince 50mila euro. Il tesoretto, accumulato attraverso diverse puntate di gioco, finisce sul suo conto ma, in seguito ad accertamenti incrociati avviati dalla Guardia di Finanza, gli viene contestata dallo Stato l’indebita percezione di erogazioni pubbliche. Ebbene si, perchè il protagonista della vicenda, un uomo residente in provincia di Frosinone, percepiva il reddito di cittadinanza.
Il caso è finito davanti ai giudici del Tribunale di Frosinone. Secondo l’accusa, l’ingente ‘reddito’ non dichiarato avrebbe comportato il decadimento dei requisiti necessari a percepire il sussidio. Il collegio giudicante ha, però, accolto la tesi del difensore dell’uomo, l’avvocato Antonella D’Annibale del Foro di Frosinone, secondo la quale “le vincite provenienti da giochi non costituiscono reddito”. Il ‘giocatore’ è così stato assolto perchè “Il fatto non costituisce reato”.
Una pronuncia destinata a fare giurisprudenza poiché, da quando è entrato in vigore il reddito di cittadinanza, sono diversi i casi analoghi venuti alla luce. L’avvocato D’Annibale ha così commentato: “Le vincite al gioco non costituiscono reddito, pertanto la somma vinta dal mio assistito non può far decadere i requisiti utili alla percezione del sussidio dello Stato. Inoltre, è difficile in casi analoghi contabilizzare l’entità delle vincite in quanto, molto spesso, si tratta del risultato complessivo delle singole vincite che vengono poi reinvestite nel gioco e che possono andare anche completamente perse in poco tempo”. Una sentenza destinata a fare giurisprudenza, dunque, ma anche a dividere l’opinione pubblica. “Dura lex, sed lex”.