Galleria di Atina chiusa da marzo scorso con mille disagi quotidiani per le migliaia di automobilisti che si servono della superstrada Sora-Cassino per spostarsi per i più disparati motivi. Ebbene, in attesa del 12 gennaio, l’ultima data alla quale Anas ha procrastinato la possibile riapertura della galleria (chiusa a suo tempo per lavori di messa in sicurezza), adesso spunta la possibilità di una ‘class action’ da parte degli utenti della strada danneggiati dal protrarsi della chiusura.
A darne notizia e a proporsi come promotore e punto di riferimento dell’iniziativa è Mario Borza, consigliere comunale di minoranza a Casalvieri.
“La galleria è chiusa da quasi un anno ormai – ha stigmatizzato Borza – e i disagi per gli utenti della Sora-Cassino hanno superato il livello di guardia. Gli animi della gente (della Valcomino come del Sorano e del Cassinate) sono esasperati, la rabbia è tanta. Alimentata dall’atteggiamento superficiale e menefreghista dell’Anas che continua a rinviare la riapertura della struttura. La speranza è che la data del 12 gennaio venga rispettata, anche se con le feste di mezzo e il possibile maltempo lo scetticismo è tanto”.
Risarcimento danni
“E allora – ha proseguito Mario Borza – è ora che i cittadini danneggiati da questi ritardi nella riapertura della galleria vengano risarciti dei danni subiti e di quelli che per almeno un altro mese subiranno. A tal fine, dopo essermi consultato con legali specializzati in questo ramo, ritengo opportuno iniziare a muoversi per promuovere una ‘class action’: in pratica, tutti i lavoratori certificati che dalla Valle del Liri e dalla Valle di Comino si recano al lavoro quotidianamente servendosi della superstrada Sora-Cassino e che per la chiusura della galleria sono costretti a tortuosi percorsi alternativi, potrebbero richiedere un risarcimento per i danni provocati dai ritardi nella riapertura della struttura.
Il calcolo si fa in base ai giorni di ritardo, all’allungamento del normale percorso e ai costi di carburante sopportati in più rispetto al normale tragitto, oltre al danno in tempi e qualità della vita derivante dal fatto che si è costretti a partire molto prima per arrivare in tempo al lavoro. Ovviamente i lavoratori devono certificare la loro effettiva presenza al lavoro nei luoghi raggiunti attraverso la superstrada. In merito, basta una certificazione dei turni.
Ma di questi dettagli (e anche del possibile allargamento dell’iniziativa ad altre categorie di utenti della Sora-Cassino) si discuterà in sede di concretizzazione della ‘class action’. Uno strumento – ha concluso Borza – che da un lato, in prospettiva, servirà a risarcire i lavoratori e, dall’altro, nell’immediato, a far capire ad Anas che la gente non è più disposta a sopportare soprusi, comportamenti pilateschi, ritardi e interventi inefficaci”.
