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Claudio Tofani, da Alatri alle luci della ribalta nazionale: il videomaker che sogna un thriller

Il regista si racconta: dalla Nazionale Cantanti ai docufilm, passando per i video musicali fino ad arrivare al suo sogno nel cassetto

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Regista e videomaker, con il sogno del grande schermo e gli inizia tra uno scatto e l’altro, a lavorarci su nella tipografia del papà ad Alatri. Claudio Tofani, classe 1983, da allora, ne ha percorsa di strada. Da quella macchina fotografica che aveva preso tra le mani da piccolino, grazie al padre, è passato ad imbracciare il ‘peso’ della videocamera, ma ha sempre continuato ad immortalare, nelle sue immagini senza tempo e ricche di vivida storia, tutto ciò che gli piaceva raccontare. Da Alatri, passando per Roma, poi per Milano, per studiare regia, imparare trucchi e segreti di una professione difficile quanto meravigliosamente curiosa, appagante. Così ha trasformato la sua propensione artistica nel lavoro quotidiano, sapendo stringere in una sinestetica cintura, tutte le sue passioni: musica, cinema, tv, parole. Condite da emozioni, sensazioni. Essere un videomaker apprezzato lo porta spesso lontano da casa e dalla Ciociaria, in tour con cantanti famosi, a lavoro con personaggi e artisti del mondo dello spettacolo nazionale. Eppure il suo cuore resta sempre qui, nella sua terra, di cui ama narrarne le tradizioni, le feste, i momenti importanti. Ce lo ‘confessa’ lo stesso Claudio, in questa intervista in cui svela tanti aspetti di sé, invitandoci a restare ‘sintonizzati sulle sue frequenze’, per scoprire tutto ciò che è in arrivo…

Partiamo dal presente, a quali progetti sta lavorando in questo periodo? Sappiamo che è impegnato su più fronti…
“In questo periodo sono concentrato sulla realizzazione di alcuni reportage che usciranno sui miei canali ufficiali e soprattutto su tre cortometraggi ambientali che saranno pubblicati a livello nazionale a fine novembre. Inoltre, sono a lavoro sulla post-produzione del videoclip Tour di Angelo Branduardi che ho curato nei mesi scorsi e su un reportage della Partita del Cuore (insieme a due splendidi compagni di viaggio d’eccezione: Luca Abbrescia & Gigi Zini)”.

Dei suoi tanti lavori legati al territorio, qual è quello che ricorda con maggiore affetto?
“Non posso non ricordare la mia prima grande opera nei primi anni della mia attività, ovvero il documentario sulla visita di Giovanni Paolo II ad Alatri con un’intervista esclusiva al Sen. Giulio Andreotti (tuttora disponibile in Dvd). Inoltre, dal lontano 1999, quando iniziai, il mio cuore e la mia anima riescono a farmi raccontare la magnifica Settimana Santa di Alatri strutturata in un DocuFilm molto dinamico e giovanile…Ogni anno sarà possibile seguirmi anche su questo fronte”.

È il regista della nazionale cantanti ed ha a che fare quotidianamente con molti personaggi famosi. Con chi ha legato maggiormente? C’è un aneddoto divertente che vuole ricordare?
“Il mio legame indissolubile è con Luca Barbarossa, con il quale collaboro dal lontano 2006 e con cui ho vissuto dei momenti straordinari, privati e pubblici. Grazie a Luca sono entrato a far parte del mondo dello spettacolo. E ho lavorato e collaborato con grandissimi artisti che hanno segnato profondamente la mia crescita. Per quanto riguarda gli aneddoti, mi viene in mente Lucio Dalla che si fermava davanti ogni pasticceria a fissare le prelibatezze non potendole mangiare, ma per lui era meglio di una scorpacciata al ristorante; mi viene in mente anche il maestro Franco Califano, conosciuto perché gli serviva una buon’anima che lo portasse a comprare un cellulare nuovo, per non parlare di tutti gli insegnamenti di vita che mi ha dato…O a Neri Marcorè e Luca Barbarossa che facevano a gara nel centro di Brindisi a chi veniva riconosciuto per strada. Ce ne sarebbero molti, pero mi fermo qui”.

Come è nata questa passione e come l’ha trasformata in lavoro?
“È nata grazie a mio padre, tipografo e fotografo. La domenica mattina già dall’età di 5 anni mi portava con sé a scattare foto per alcune riviste importanti…Quindi sono stato subito messo alla prova e dalla passione…eccoci arrivati fin qui. Poi avendo studiato regia cine-tv a Roma e soprattutto Milano, ho trasformato la mia arte nella mia professione”.

Qual è la parte più difficile della professione di videomaker? Quali qualità sono fondamentali?
“Credo fortemente che ci vogliano dedizione e passione, condite dall’estro. Se c’è tutto questo non esiste una vera e propria difficoltà del mestiere; quella si manifesta quando non c’è l’ispirazione giusta, ma nel mio caso arriva sempre e solo negli orari notturni, nel silenzio o immerso nella musica (fonte vitale per me)”.

Cosa consiglierebbe a chi si avvicina a questa professione?
“Sono l’ultimo che potrebbe dare un consiglio del genere, ma quello che dico sempre ai ragazzi che nel corso della mia carriera mi hanno affiancato è che bisogna tirare fuori tutto ciò che fa parte di noi, avere il coraggio di saperlo raccontare, ognuno nel proprio stile, proprio come faccio io con chi mi segue sui miei canali social. Spontaneamente, sin dai miei inizi, ho avuto e ho un modo tutto mio di raccontare la vita, non ho un metodo ma realizzo videoclip di getto, a volte senza nemmeno pensare; i migliori successi sono nati cosi”.

C’è qualcuno a cui si ispira professionalmente?
“In campo cinematografico il mio mito assoluto è il Maestro Franco Zeffirelli; sono nato e cresciuto con “Gesù di Nazareth” (pietra miliare del cinema italiano); oggi che lavoro soprattutto con la musica ho il piacere di apprezzare il regista Gaetano Morbioli da cui ho imparato molto”.

Progetti futuri?
“Ce ne sono diversi sia nel campo documentaristico che musicale, tra cui il festival di Sanremo e nuovi tour che arriveranno; ma la mia mente è ad un lungometraggio thriller in fase di scrittura. Spero che nei prossimi anni veda la luce perché è una parte importante di me”.

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