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Comune di Frosinone, 48 ore per placare le acque o andare avanti come se tutto fosse rimasto al 2022

La maggioranza ormai a 18 corre verso l'approvazione del bilancio di previsione: i nodi non sciolti della coalizione alla Vigilia di Natale

Mastrangeli e Ottaviani
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C’è una strategia fatta di scelte di potenza, tendenzialmente arrogante, ai limiti del bullismo politico. E c’è una debolezza strutturale dettata dal timore di non poter più incassare le poche rendite di posizione lasciate e di opporsi apertamente al detentore del potere. Incredibilmente non parliamo di Usa ed Europa ma di Nicola Ottaviani e di Fratelli d’Italia Frosinone. E’ per questo assetto tendenzialmente precario – ma sostanzialmente lasciato intatto da vari energici stress test – che il tandem Ottaviani-Mastrangeli va avanti infischiandosene delle richieste di pezzi importanti, perfino determinanti, della cangiante coalizione al governo della città capoluogo. Altrimenti la storia di mal di pancia e sollecitazioni a voltare pagina su questioni come viabilità e Brt, senza la capacità di scuotere veramente il manovratore e costringerlo a più miti consigli, almeno trattando sulle richieste dei meloniani, non avrebbe spiegazioni.

A giugno una foto immortalò il malessere di Fratelli d’Italia

Il malessere di Fratelli d’Italia lo ritroviamo nella foto simbolo dell’amministrazione Mastrangeli del giugno scorso. L’inaugurazione del ristrutturato Piazzale della Stazione con la pedonalizzazione completa. Il sindaco negò che ci fossero problemi in maggioranza, visto che la questione era già stabilita nel programma elettorale, come se stessimo parlando di pezzi di Costituzione non revisionabili. Anzi, ad agosto, come se nulla fosse, approvò in esecutivo il Brt, facendo finta di non notare più di tanto l’assenza delle due assessore di FdI, tenute dal partito a distanza dalla sala giunta perché quel progetto del bus rapid transit non era più condiviso. Il presidente del Consiglio comunale Max Tagliaferri provò a far ragionare tutti sulle conseguenze del voto dell’esecutivo ma si accorse che di buonsenso politico c’è scarsa necessità in luoghi dove si crede che la sola amministrazione, pura e scritta sulle tavole elettorali, abbia diritto di delineare la gestione dei lavori in corso. Così il Tagliaferri Max deciderà di abbandonare il gruppo Ottaviani e da lì inizierà la sua linea sempre più convergente con quella di FdI.

Poi Armando Papetti rifiutò la maglietta del diciassettesimo

Insomma Piazzale Kambo resterà vietato alla circolazione veicolare ed il Brt partirà col progetto di percorso diretto tra De Matthaeis e Stazione: tutto quello che FdI non condivide e dice – almeno a chiacchiere – di voler osteggiare. Dopo lo sgarro sul voto in giunta senza le due meloniane e le spallucce del primo cittadino sullo Scalo da riaprire almeno su una corsia di marcia ci si aspetta una crisi di maggioranza, una alzata di scudi. In effetti arrivano solo prese di distanze consiliari poco sostanziali, qualche assenza a Palazzo Munari con venir meno del numero legale per evidenziare quanto pesi la mancanza del “diciassettesimo”, specie dopo che Armando Papetti aveva rifiutato di indossare quella, simbolicamente poco fortunata, maglietta.

I due colpi assestati per riportare al sicuro i numeri del sindaco

Mastrangeli mostra in queste fasi al più fastidio o una linea di nervosismo, ma Ottaviani provvede a blindare tutto e trova diciassettesimo e pure diciottesimo: nell’ordine Christian Alviani che va a sostenere in giunta Adriano Piacentini (prima in quota del solo sindaco e la cui permanenza in esecutivo è il vero motivo della rottura con Forza Italia) e Francesco Pallone che potrebbe riportare tra gli assessori addirittura Alessandra Sardellitti (il 16 marzo 2024 aveva dato le dimissioni denunciando il “non riconoscersi all’interno di una squadra” anche a margine del pasticcio della diffusione del filmato della videosorveglianza).

La prova di forza quasi riuscita per spingere Trina in giunta

Nel frattempo i meloniani avevano tentato l’estrema prova di forza: con Max Tagliaferri sempre più dalla loro parte, Polo Civico “federato” grazie all’ingresso di Andrea Turriziani (Lista Marini?) al fianco di Claudio Caparrelli: un tandem che si costituisce e rivendica il posto – che fu di Maria Rosaria Rotondi alla Polizia Locale fino al giugno scorso – per Francesco Trina. Il gioco pareva perfino riuscito, con Mastrangeli che per la prima volta era sceso a discutere di possibilità di accontentare sia il Polo Civico che l’area della lista Marzi, con una delega consiliare a Carlo Gagliardi. Ma il genio inceppatore di Ottaviani dà la dritta giusta al vicesindaco Antonio Scaccia – scontento perché toccato dalla possibilità di perdere la delega di numero due dell’amministrazione -: questi attua materialmente l’operazione di depotenziamento del gruppo FutuRa e contestualmente va a lasciare con tanto di naso Polo Civico, Trina e Fratelli d’Italia.

Le mire di Franco Carfagna contro le aspirazioni di Crescenzi

Nelle poche ore che ci separano dalla vigilia di Natale (data della seduta consiliare sul bilancio di previsione) dovrebbe – in un contesto politicamente aderente a dinamiche comprensibili – nascere un’intesa per placare le acque. Se non fosse che FdI più che guardare alla ‘luna’ (senso e utilità del portare avanti in queste condizioni il sostegno al primo cittadino) sembra guardare all”indice’: la conta dei voti di Tagliaferri Max, Polo civico e meloniani a Franco Carfagna che il prossimo marzo punta ad essere eletto alla Provincia. Palazzo Iacobucci diventa elemento di ulteriore confusione nella testa del gruppo di FdI che peraltro, visto da vicino, mostra pensieri tendenzialmente indipendenti come quelli di Marco Ferrara e Paolo Fanelli ma soprattutto evidenzia la traiettoria sempre più divergente di Sergio Crescenzi, consigliere provinciale uscente che non ci sta a non essere sostenuto dal suo partito per la conferma alla Provincia. A meno che il suo partito non lo proponga per l’agognato ingresso in giunta. E vabbè. Ma lui c’era prima di Trina di sicuro.

Il rebus dell’esistenza o meno di un progetto politico dei meloniani

Sullo sfondo della non semplice e scarsamente interessante narrazione – che qui riferiamo solo perché attiene alla gestione della cosa pubblica del capoluogo e non per seguire le strategie di potere dei singoli – si capisce essenzialmente che Ottaviani dal 23 maggio 2012 – ininterrottamente – ha governato in prima persona o seguito attivamente le dinamiche del Comune capoluogo: siamo a 13 anni consecutivi. Ma dall’altra parte chi si assume la paternità di prendere le decisioni più importanti dei meloniani sempre più sbatacchiati e pure umiliati nonostante siano il socio di maggioranza della gestione comunale? Il coordinatore Massimo Ruspandini resta alla larga. L’onorevole Pulciani e la consigliera regionale Savo non paiono proprio in prima linea. Osservatori e retroscenisti convengono nel rispondere che il presidente Ales, Fabio Tagliaferri sia il vero stratega, anche se di obiettivi indicati e raggiunti non se ne vedono. L’onorevole Aldo Mattia rappresenta la minoranza interna e, da parte sua, ha detto più volte che così proprio non va.

Dall’ipotesi Tagliaferri sindaco all’attesa che Roma sbrogli tutto

Tagliaferri Fabio da parte sua ha fatto circolare l’ipotesi di candidatura a sindaco della città, che pare dar seguito proprio al malcontento del gruppo consiliare. Per la serie: ‘a te e Nicola facciamo richieste e manco ci considerate, vi votate pure da soli il Brt e nel 2027 cosa vi aspettate? Che ridiamo pure il sostegno a voi due?’ A dirla tutta, in contesti di ordinarie dinamiche politiche, FdI avrebbe dovuto staccare la spina al sindaco (e al regista) almeno da sei mesi. S’è detto che Roma osserva attentamente Frosinone, che l’operazione mediatica di deputato leghista sulla Zes (s’è vantato d’aver tenuto fermo l’emendamento per l’inclusione del Lazio meridionale) non è stata perdonata dal coordinatore FdI Lazio Paolo Trancassini (che l’emendamento simile l’ha dovuto ritirare), che i vertici regionali guardano molto al capoluogo e sbroglieranno la matassa. Ma i fatti dicono altro: come per Trump e Von del Leyen, anche sotto al campanile c’è uno che detta l’agenda e l’altro che insegue e non ha il coraggio di imporre la sua. Arianna Meloni salvali tu i tuoi eletti e nominati frusinati! Se davvero sei pure stata vista ‘apparire’ a bere uno Spritz in un locale di via Aldo Moro.

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