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‘Divorati’, il folle e carnale romanzo d’esordio di David Cronenberg ti consuma fino all’osso

La recensione del paranoico thriller del famoso regista canadese, re del body horror e noto per i suoi film da 'Crash' a 'Cosmopolis'

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Nomadi freelance ossessionati dalla tecnologia, Nathan e Naomi sono una coppia di fotogiornalisti alla costante ricerca di argomenti scabrosi che maneggiano con la disinvoltura dell’informazione nell’era dei social. Naomi, specializzata in cronaca nera, si appassiona alla vicenda di due affascinanti intellettuali francesi, Célestine e Aristide Arosteguy. Célestine è stata trovata morta e orrendamente mutilata nel suo appartamento parigino: la polizia sospetta che sia stato proprio il marito, al momento irreperibile, a ucciderla. E a divorare parti del suo corpo. Nel frattempo Nathan, che scrive di argomenti medici, si trova a Budapest per realizzare un pezzo su un controverso chirurgo. Quando scopre di aver contratto una rara malattia venerea, Nathan decide di volare a Toronto per incontrare il suo scopritore, il vecchio dottor Roiphe. Naomi, intanto, si mette alla ricerca di Aristide. Quale oscuro intreccio lega le due storie? Quale destino attende i due spregiudicati giornalisti?

‘Divorati’ (Consumed) è il primo romanzo di David Cronenberg pubblicato nel 2014, regista canadese noto per i film di ‘La mosca’, ‘Crash‘, ‘Cosmopolis‘, ‘La promessa dell’assassino’ e molti altri.

Body horror e ossessione per la tecnologia

Così come per il suo cinema, il brizzolato Cronenberg riporta su carta stampata tutti i suoi temi più cari: la massa tecnologica che funge da doppio viscerale/morale, l’evidenza del corpo e del sesso, la mutazione perturbante della mente e dei fisici che si estendono in una continuità protesica e artificiale. La sua è una sorta di ontologia, anaffettiva, sintetica e perennemente soggetta a quella trasformazione che diviene transustanziazione. Per immergersi in queste pagine c’è il bisogno di conoscere – almeno un po’ – la sua idea di cinema. L’illuminato film-maker trasporta la propria visione avanguardistica e carnale ben nota ai cultori della sua filosofia cinematografica in questo avvincente e paranoico thriller. La fascinazione che subisce l’autore per la modernità resta comunque vissuta con algido distacco. Una modernità che ha completamente trasformato la nostra carne, come quella del presunto uxoricida-cannibale e intellettuale che si ciba di quel corpo femminile che altro non è che merce da consumare (o divorare?). Amplessi con moribonde, scienziati con figlie-cavia, chirurghi quantomeno controversi. Innumerevoli argomenti, elementi improbabili come piovesse e parecchi personaggi magicamente collegati in un rompicapo di natura complottista. Misteriosi film nord-coreani, stampanti 3d, apotemnofilia, versioni moderne di Sarte&de Beauvoir. Nel folle e disturbato mondo di Cronenberg ci sono tutti gli ingredienti per un pasto non facilmente digeribile per i deboli di stomaco.

Complesse dicotomie

‘Divorati’ è un libro complesso, le vicende si mescolano e tutto si gioca sempre sul limite tra realtà e finzione ponendolo costantemente in rapporto con le dicotomie sanità-follia e sanità-malattia. Ma anche feticcio-segno. Cronenberg mette in scena un parco umano variegato ed estremo che non sfocia però nello stereotipo. Alcuni di loro sono all’apparenza caricaturali, come lo sarebbero se fossero persone reali viste da lontano nel mondo reale, e e da lontano neutralizzate con una comoda generalizzazione. Ma Cronenberg riesce sempre ad andare oltre. L’impressione globale è che abbia attinto ad una vasta e dettagliata esperienza, l’occhio sempre pronto a cogliere dissonanze e profondità. Si rifà al discorso sulla società dei consumi postulato da Baudrillard, in cui ci si comprano parti d’identità proiettate in beni di consumi. Lo scrittore-regista lo applica indifferentemente ai dispositivi ultratecnologici di Naomi come ai seni doloranti di Dunja, così come a tutti i corpi – consumati o non consumati – che popolano il romanzo.

Visceralmente contemporaneo

Le viscerale contemporaneità delle storie di Cronenberg rappresenta uno dei punti di forza maggiori della narrazione. Il lettore si avvicina al libro con la sensazione d’avere tra le mani delle parole capaci di raccontare il presente, come se stesse aprendo una finestra sul tablet per vedere una foto o un video. L’incipit, in tal senso, ne è rivelatore: “Naomi era nello schermo”. Forse davvero un po’ come tutti noi. Il finale vedrà i proverbiali nodi venire al pettine al punto che le storie parallele si avvilupperanno in un intreccio paranoico-cospirativo che lega mezzo mondo e i protagonisti principali del volume. L’universo targato Cronenberg è così, senza vie di uscita, se non al termine di quell’ultima e potente riga di un thriller filosofico originalissimo.

La prosa è densa ma incredibilmente fluida. Nonostante la prolissità (circa 350 pagine) ‘Divorati’ è un’esperienza unica. Straniante. Disturbante. E una volta terminato il libro non si è più come quando lo si è iniziato. Assolutamente consigliato a chi non ha timore dell’inquietudine: ne vale la pena perché c’è davvero da divertirsi…

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