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Frosinone, economia ok anche se i residenti arretrano. Ferrara (FdI): “Colpa delle speculazioni immobiliari”

Tra perdita di abitanti e nuovi investimenti pubblici e privati il punto sullo stato di salute del capoluogo col delegato all'Ufficio Europa

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Tendenza positiva per l’economia ma deciso peggioramento demografico. Marco Ferrara, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, delegato all’Ufficio Europa dell’Area Vasta ed economista nonché esperto di finanza, inquadra così lo stato di salute del capoluogo, al di là delle considerazioni politiche e delle posizioni consiliari. “Intorno al 2012-2013 a Frosinone c’erano prezzi superiori a 2000 euro a metro quadro per il nuovo o anche il semi nuovo, subito dopo la bolla immobiliare è scoppiata ma i prezzi ancora adesso continuano a essere cari. Il cittadino di Frosinone che volesse avere una casa un po’ più grande, o addirittura con un piccolo giardino, si è trovato in difficoltà a reperirla sul territorio del capoluogo”.

L’intervista

  • È uno dei fattori determinanti del calo di residenti dai 48mila 691 del 2001 ai 43mila 305 del 2023?

“È un processo che è partito già alcuni anni fa, diciamo almeno una quindicina d’anni fa. Quando a Frosinone c’è stato l’avvento di costruttori che hanno realizzato una serie di palazzi, creando di fatto un mercato con dei prezzi molto più alti rispetto ai paesi limitrofi. Abitare a Frosinone a partire, diciamo, dagli anni 2000, ma soprattutto dal 2004-2005, è diventato molto oneroso. Ad un certo punto s’è vista una bolla speculativa che, intorno al 2012-2013, ha toccato il punto più elevato. Subito dopo lo scoppio della bolla immobiliare si sono registrati anche grossi fallimenti di imprenditori edili, soprattutto nei paesi limitrofi. Ma i prezzi a Frosinone ancora adesso continuano a essere cari. Nel 2012 si parlava di 5-600.000 euro per acquistare una villetta con un giardino, mentre nei comuni limitrofi i prezzi erano meno della metà. Anche gli appartamenti erano molto più abbordabili fuori città. Da qui lo spostamento di residenti nei paesi confinanti: parlo di Alatri, soprattutto Tecchiena, Ceccano, la zona di via Dell’Olmo e ma anche Ferentino, Veroli, Castelmassimo”.

Fuga dal capoluogo favorita dalle mire dei costruttori (molti poi falliti)

  • Le dimensioni ridotte del territorio comunale hanno fatto il resto…

“È così. Parliamoci chiaro: da Ceccano per arrivare a De Matthaeis ci vogliono 15-20 minuti. Da Tecchiena arrivare a Frosinone costa un tempo inferiore magari al percorso tra città alta e grattacielo, considerato il traffico e gli ingorghi a certi orari”.

  • Vuol dire che il capoluogo, comunque la si pensi politicamente, non appare all’atto pratico granché accogliente.

“Direi che molti di coloro che lavorano a Frosinone, studiano a Frosinone, i cui figli minori frequentano le scuole a Frosinone, hanno fatto un ragionamento negli ultimi 15 anni concludendo che conveniva spostarsi in qualche comune adiacente, confinante col capoluogo, per migliorare la qualità della vita e per non dover per forza sottostare a pagare prezzi esagerati che erano stati imposti dal cartello dei palazzinari”.

  • I costruttori hanno pesato più di ogni altra scelta?

“Certo, certo. Secondo me la causa principale è derivata dalle strategie speculative di questo cartello dei palazzinari, che ha prodotto negli ultimi 15 anni questa situazione di fuga dal capoluogo. Fermo restando che poi l’economia della città invece continua a beneficiare dell’afflusso di tutti questi ex residenti di Frosinone, perché sono radicati nel capoluogo, perché magari hanno i genitori a Frosinone, i fratelli, i cugini, le scuole continuano a farle frequentare dai figli a Frosinone”.

“Nonostante tutto il capoluogo è accogliente ma si potrebbe fare di più”

  • Cemento a parte, ci sono le classifiche sulla qualità della vita del Sole 24 ore inequivocabili: la città è nella parte alta solo in fatto di affari e lavoro, per il resto è dall’82º posto in giù. La vitalità economica e sociale non corrisponde alla qualità dei servizi, all’ambiente, alla salubrità dell’aria, alla qualità delle iniziative culturali, alle occasioni per il tempo libero, eccetera.

“C’è questa discrepanza. Ma fortunatamente l’afflusso è rilevante da parte di tutti coloro che usufruiscono dei servizi pubblici, commerciali, ma soprattutto di formazione per quanto riguarda le scuole di ogni ordine e grado che finiscono per essere frequentate anche da residenti nei comuni limitrofi. Ci sono gli esercizi pubblici che consentono di trascorrere del tempo libero, sono mete dell’uscita del sabato sera, l’occasione di svago per i giovani. Penso che Frosinone sia in ogni caso attrattiva, anche se potrebbe offrire molto di più”.

  • Il pendolarismo rappresenta sì un peso per i servizi della città ma costituisce una risorsa forse non adeguatamente valorizzata?

“In effetti si verifica che a fronte di 43.000 residenti, nel periodo di punta che va dalla mattina quando suona la campanella fino all’uscita delle scuole, ma anche nel primo pomeriggio, se non nel tardo pomeriggio, Frosinone passa a 125.000 presenze fisiche e quindi c’è un afflusso di circa 80.000 persone che vengono in città la mattina e poi nel corso della giornata tornano nei paesi limitrofi di residenza. Prevalentemente a cenare a dormire per poi, la mattina dopo, ritornare a Frosinone e quindi Frosinone deve comprendere, assecondare e facilitare”.

  • Almeno qui entra in ballo l’amministrazione comunale. No?

“Infatti un messaggio che Fratelli d’Italia ha mandato all’amministrazione riguarda soprattutto il far diventare Frosinone più accogliente. Perché avendo noi una vocazione come quella descritta dai flussi quotidiani, dobbiamo creare i presupposti affinché le persone che vengono a studiare, a lavorare, a spendere, a divertirsi, ad aggregarsi, a fare sport, lo facciano nel modo più agevole possibile. Quindi avendo parcheggi, mezzi di trasporto, snodi nei trasporti e servizi che la facciano diventare una città sempre più disponibile a ricevere pendolari e visitatori in modo comodo, confortevole, conveniente”.

Area Vasta, proposto un progetto per il recupero dei centri storici

  • È un discorso che ci porta a parlare di Area Vasta, ma al di là dell’Ufficio Europa. Nel senso che non si tratta solo di reperire fondi Ue ma di programmazione sovracomunale. È così?

“La cooperazione tra comuni è diventata necessaria perché i trasferimenti dello Stato sono sempre di meno. Lo Stato dà sempre meno soldi ai comuni per realizzare le opere pubbliche, per realizzare i servizi sociali, i servizi di trasporto pubblico locale e altri servizi anche culturali. Senza questi denari c’è un buco rilevante. Questa carenza può essere sostituita dai finanziamenti diretti della Comunità Europea. Poi ci sono i bandi europei ai quali si può partecipare, ma i più importanti danno una soglia di accesso come numero di residenti minimo di 100.000, altri bandi addirittura 150.000 residenti. Quindi nessun comune della provincia di Frosinone, da solo, nemmeno il comune capoluogo, poteva partecipare a questi bandi. L’Area Vasta, che in realtà si chiama servizio Europa di area vasta, è un servizio, un’organizzazione stabile in questo momento tra 10 comuni. Con Ceccano dovremmo diventare 11. E la massa con Ceccano supererà i 150.000 abitanti residenti, quindi potremmo provare a partecipare a tutti i bandi, anche quelli più importanti”.

  • Basta questo?

“Diciamo che questo dovrebbe essere l’obiettivo minimale perché potrebbe rappresentare uno step per un’integrazione maggiore. Allora, quando il sindaco Mastrangeli ha dato la delega a Fratelli d’Italia, al servizio Europa di area Vasta, Fratelli d’Italia ha pensato alla mia persona per organizzare da zero questo ufficio, innanzitutto per mettere d’accordo 10 sindaci per farli firmare e aderire ufficialmente. E questo è accaduto a maggio del 2025. Adesso io sono impegnato nella realizzazione del servizio di formazione che coinvolge tutti i dipendenti dei 10 comuni. Questa formazione a livello universitario perché tenuta da una docente della Bocconi è fondamentale: senza formare i dipendenti, i finanziamenti non si ottengono. Ma c’è l’intenzione di partecipare subito a un bando per ottenere soldi veri per un progetto importante. Ho proposto un progetto di riqualificazione dei centri storici, per esempio, che potrebbe anche rafforzare l’identità dei singoli comuni. Smentendo quanti continuano a dire che l’Area vasta è uno strumento che toglie identità ai comuni. È l’esatto contrario”.

  • Frosinone è una città che prevede investimenti importanti sia pubblici che privati, circa 100 milioni di euro. Quali prospettive di crescita per il capoluogo ed il territorio?

“Le prospettive per i prossimi anni sono buone: c’è un trend di miglioramento. Queste opere sono molto impegnative, però, non solo da un punto di vista finanziario ma anche da un punto di vista logistico: la loro realizzazione richiederà comunque molti anni. Il discorso sui tempi riguarda molto i privati e qui parlo del polo logistico in zona Selva dei Muli, autorizzato dal Comune di Frosinone. Parlo dell’ex area Permaflex con iter a buon punto. Per quanto riguarda invece il discorso pubblico, già nel 2016 il Comune di Frosinone partecipò all’importante bando delle periferie e fu una scelta strategica vincente dell’amministrazione Ottaviani della quale facevo parte e ottenemmo ingenti finanziamenti per il quartiere Scalo. Io quindi ho avuto la soddisfazione di vedere in questi anni realizzata tutta la riqualificazione della zona di Corso Lazio. Non c’era nulla e oggi ci troviamo comunque con un centro sociale, l’asilo nido, i campi di calcio, il giardino dei cinque sensi”.

“Qualità dell’aria? Pensiamo anche a salvare i posti di lavoro”

  • L’ultimo rapporto Mal’aria colloca Frosinone, con 70 sforamenti nello scorso anno, al secondo in Italia dopo Milano per inquinamento. Si deve provvedere prioritariamente a porre rimedio anche all’eccesso di smog o no?

“Frosinone si trova in una situazione particolare da un punto di vista proprio logistico e fisico perché è inserita in un catino: intorno alla città ci sono delle catene montuose che chiudono il passaggio dell’aria. Quindi c’è un problema di ristagno che è da questo punto di vista non è risolvibile, è un problema proprio di orografia. Frosinone da un punto di vista ambientale è una zona a rischio. Questo però non preclude che si possano attivare, realizzare anche delle nuove attività economiche perché dobbiamo coniugare le esigenze ambientali con quelle di lavoro. Dobbiamo pensare anche alla fine del mese dei padri di famiglia e quindi cercare di coniugare le soluzioni per le problematiche ambientali con la creazione di posti e col mantenimento dei livelli occupazionali”.

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