Frosinone – Associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di falso, frode assicurativa e ricettazione. Questi i reati contestati, a vario titolo, dalla Procura della Repubblica di Frosinone, alle sette persone raggiunte nella mattinata di ieri da un’ordinanza di custodia cautelare firmata lo scorso 27 giugno dal GIP Ida Logoluso. I quattro ai domiciliari sono: l’avvocato Eleonora Testa, Cristiano Rotondo, che gestiva un’agenzia di consulenze infortunistiche, Cristian Maramao, perito assicurativo, tutti di Frosinone e Sandro Pellegrino di Roma, funzionario liquidatore di una nota compagnia assicuratrice.
Per due soggetti disposto l’obbligo di presentazione alla P.G. e per una settima persona la misura interdittiva per nove mesi del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche e di impresa. Sono 51 gli indagati. Tra le 88 pagine dell’ordinanza figurano “nomi di spicco” che fanno tremare la provincia. Elementi centrali sono emersi dalle chat whatsapp estrapolate dal telefono di un noto avvocato della provincia di Frosinone dopo il suo suicidio avvenuto lo scorso anno.
A seguito di accurate indagini, coordinate dalla Procura e svolte dalla locale Sezione Polizia Stradale – agli ordini dell’ex dirigente Stefano Macarra, da poco trasferito a nuovo incarico a Salerno – è stata ipotizzata la costituzione di un’organizzazione orientata alla commissione di truffe ai danni delle principali compagnie assicuratrici operanti nel settore per la responsabilità civile degli autoveicoli.
Dopo il suicidio di un noto avvocato viene scoperchiata la “fabbrica del falso”
I risultati dell’indagine hanno fatto emergere una lunga serie di risarcimenti, derivanti da incidenti stradali, ottenuti fraudolentemente tramite uno studio legale che faceva capo ad un noto avvocato del capoluogo deceduto lo scorso anno. Gli elementi raccolti hanno portato gli investigatori a considerare l’esistenza di un’associazione per delinquere, che annovera tra i protagonisti alcuni professionisti del settore, avente lo scopo dell’indebito ottenimento di risarcimenti, erogati da diverse compagnie assicurative, mediante l’impiego di società fittizie, operanti nel settore dell’infortunistica stradale e in quello delle cure riabilitative post traumatiche.
Così la “fabbrica del falso” produceva certificazioni mediche ortopediche, attestanti lesioni inesistenti e ricevute per cure fisioterapiche, in realtà mai operate, sfruttate a fondamento per la quantificazione degli importi risarcitori anche in incidenti stradali realmente avvenuti, ma con conseguenze molto più lievi di quelle indennizzate dalle compagnie assicuratrici. In taluni casi addirittura aggiungendo il coinvolgimento di altre persone non effettivamente implicate nei sinistri. I risarcimenti ottenuti venivano fatti confluire su conti correnti, accesi pressi istituti di credito ed intestati a soggetti prestanome.
“I membri dell’organizzazione collaboratori dell’avvocato deceduto”
Per l’accusa, “gli stessi membri dell’organizzazione, tutti ex collaboratori dell’avvocato deceduto, assumevano ruoli diversi nelle vicende, talvolta come falsi testimoni o protagonisti di sinistri mai avvenuti, proseguendo la lucrosa attività illecita anche dopo la morte del professionista. Con tali modalità delittuose, iniziate fin dal 2019, il sodalizio ha realizzato profitti per alcune centinaia di migliaia di euro ai danni delle compagnie di assicurazione, sfruttandole come una sorta di bancomat da cui attingere liquidità all’occorrenza. Le assicurazioni danneggiate hanno presentato querela su tali eventi alle autorità competenti”.