Home Politica Frosinone non è una città per bambini. Un capoluogo che preferisce i...

Frosinone non è una città per bambini. Un capoluogo che preferisce i voti ai giochi

Altalene rotte, parchi abbandonati e bambini lasciati agli smartphone: Frosinone tradisce l'infanzia dei suoi figli

- Pubblicità -
- Pubblicità -

Frosinone oggi non è una città per bambini. Non lo è perché non offre spazi di gioco, non lo è perché le aree verdi cadono a pezzi, non lo è perché le scelte politiche privilegiano inaugurazioni e passerelle invece che pensare a chi dovrebbe avere la priorità assoluta: i più piccoli. L’immagine che ne esce è quella di una città fredda, svuotata, in cui i bambini non hanno un posto dove crescere insieme, incontrarsi, ridere, cadere, rialzarsi. Una città dove il gioco non è più un diritto ma un lusso.

Il paradosso: più smartphone, meno infanzia

Se i bambini non hanno aree dove correre, arrampicarsi, sporcarsi le mani, cosa resta loro? Lo schermo. Il telefono diventa compagno, baby-sitter, rifugio. Ed è qui che si consuma il paradosso: la politica nega i giochi reali e regala i bambini a quelli virtuali.

Non è un’opinione, è un dato allarmante: “Negli ultimi anni sono aumentati i casi di bambini sotto i sei anni con ritardi del linguaggio, difficoltà di attenzione e disregolazione emotiva” denuncia la dottoressa Beatrice Vescovo, responsabile del Servizio di Psicologia Clinica a Villa Santa Maria. Secondo la specialista, lo smartphone è un falso amico: i genitori credono che un bambino che sa scorrere uno schermo a un anno sia “intelligente”, ma in realtà è solo vittima di uno stimolo ripetitivo che rischia di comprometterne lo sviluppo. Il cervello nei primi anni di vita ha bisogno di relazione, contatto, movimento. Non di pixel.

E se la città non offre parchi e giochi, allora la dipendenza digitale non è solo una colpa dei genitori: è anche il frutto di una politica miope che nega alternative.

Altalene rotte, dignità calpestata

La fotografia più crudele di questa incuria si trova alla villa comunale: due altalene rotte e mai sostituite. Non bastasse, dal terreno spuntano chiodi arrugginiti, pericoli concreti per chiunque osi ancora frequentare quell’area. E come al solito, invece di riparare, si rimuove. È la logica del meno c’è, meno dobbiamo occuparcene. Ma così i giochi diventano sempre meno, e con essi lo spazio per l’infanzia.

Il consigliere comunale Vincenzo Iacovissi lo ha definito chiaramente: “Una situazione inaccettabile e una necessità non più rinviabile in un capoluogo di provincia che avrebbe un estremo bisogno di caratterizzarsi di vivibilità e attrattività, soprattutto per le giovani generazioni.”

Tradotto: è vergognoso che nel 2025 un capoluogo non riesca a garantire nemmeno un’altalena funzionante.

Il futuro in ostaggio

Gandhi diceva: “Se vuoi costruire un mondo migliore, inizia con i bambini”. A Frosinone, invece, si preferisce iniziare dai comizi e finire con le foto ricordo.
E così i bambini crescono senza giochi, senza piazze, senza spazi. Crescono davanti a uno schermo che li isola, che rallenta il linguaggio, che riduce la capacità di attenzione. Crescono con una città che gli dice, chiaramente: “non siete importanti”.

Ma quei bambini diventeranno adulti, e quando lasceranno Frosinone per vivere altrove, non sarà colpa loro. Sarà colpa di chi oggi li ha traditi.

- Pubblicità -
Exit mobile version