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“Full cash back”, dalle carte secretate spunta l’imprenditore “paperone” che ha fatto la sua fortuna in America

Un vero e proprio "paperone" che dalla Ciociaria ha fatto fortuna oltreoceano. Potrebbe aver avuto un ruolo chiave nell'inchiesta

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Frosinone – Ci sarebbe anche il nome di un imprenditore facoltoso e molto noto a livello internazionale nelle migliaia di pagine, ancora secretate, riguardanti l’inchiesta “Full cash back”. Uno “Zio Paperone” (per gli americani Scrooge McDuck) che ha fatto la sua fortuna proprio oltreoceano partendo da un paese della Ciociaria, a pochi chilometri da Frosinone. Secondo gli investigatori che hanno condotto la lunga e articolata indagine che, all’alba del 6 febbraio, ha fatto tremare imprenditori e professionisti della “Ciociaria bene” con nove arresti, due misure interdittive e 33 iscritti sul registro degli indagati, l’imprenditore in questione non avrebbe avuto un ruolo marginale, anzi. Tra le altre ipotesi, quella che gran parte delle “mattonelle” di denaro da riciclare arrivasse a Frosinone proprio dai suoi affari. Ovviamente, trattandosi di fascicoli secretati, va da sé che non si tratti allo stato dei fatti di un soggetto iscritto sul registro degli indagati.

Al momento, considerato che i filoni d’indagine non siano ancora chiusi, nulla di più trapela sulla figura del “paperone” d’oltreoceano e sul suo ruolo all’interno dell’organizzazione smascherata dall’operazione congiunta di Squadra Mobile e Guardia di Finanza. Non sono esclusi sviluppi clamorosi che potrebbero far nuovamente tremare i “vertici” del panorama economico-imprenditoriale della provincia.

Le dimissioni di Scaccia e i risvolti

Intanto, nel tardo pomeriggio di ieri, dalla Banca Popolare del Frusinate è stata diffusa la notizia delle dimissioni dell’Amministratore delegato e direttore generale Rinaldo Scaccia. “In relazione all’indagine che, oltre a diversi imprenditori e professionisti, ha coinvolto anche l’Amministratore delegato, un funzionario e un ex dipendente, il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare del Frusinate comunica di aver adottato, nella riunione dell’8 febbraio scorso, il provvedimento di sospensione dalle funzioni, con effetto immediato, del Responsabile dell’esecutivo aziendale e del Funzionario. Oggi sono pervenute al Presidente del Consiglio di Amministrazione le dimissioni dell’Amministratore delegato e Consigliere Rinaldo Scaccia”. Dopo la bufera giudiziaria, l’Istituto di Credito precisa inoltre di non essere oggetto di indagine e di non aver pertanto ricevuto alcuna contestazione dagli Organi inquirenti.

Sempre nella giornata di ieri è emerso che l’imprenditore Angelo De Santis abbia lasciato il carcere ottenendo gli arresti domiciliari. Una decisione adottata dal Gip, Ida Logoluso, su istanza del legale Angelo Testa, dopo l’interrogatorio di garanzia nel quale De Santis avrebbe chiarito diversi aspetti della sua posizione nell’inchiesta della Procura. Mercoledì dovrebbero esserci i primi ricorsi al Riesame per lo stesso De Santis, per Marino Bartoli, anche lui finito in carcere, e per il notaio in pensione Roberto Labate.

Angelo De Santis, 54 anni di Frosinone e Marino Bartoli, 51 anni di Ceccano, avevano sin da subito respinto le accuse. Oltre alla custodia cautelare in carcere nei loro confronti, all’alba del 6 febbraio, erano scattati i domiciliari per Rinaldo Scaccia, 76 anni di Veroli, per il funzionario della Bpf Lino Lunghi, 51 anni di Pofi, per il notaio Roberto Labate, 77 anni di Roma con studio a Sora all’epoca dei fatti, per l’imprenditore 41enne di Veroli Paolo Baldassarra e per l’avvocato 38enne Gennaro Ciccatiello, anche lui residente a Veroli. Hanno lasciato nel frattempo i domiciliari il notaio Federico Labate, figlio di Roberto e Luca Lazzari ex dipendente della Bpf. Per loro, come per Lunghi, il Gip aveva disposto gli arresti domiciliari per due mesi. Ora sono scattati i divieti di dimora in Ciociaria per Labate figlio e nella città di Frosinone Lazzari. Per N.L., resta il divieto di esercizio della professione di consulente fiscale per nove mesi, mentre per G.P. il divieto di esercitare imprese ed uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, per altrettanti nove mesi. 

Le accuse

Associazione a delinquere, falso, truffa per erogazioni pubbliche; riciclaggio ed autoriciclaggio. Poi una serie di reati finanziari quali omesse dichiarazioni, emissione di documenti e fatturazioni per operazioni inesistenti, indebite compensazioni d’imposte, esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria ed infedeltà patrimoniale. Questo il lungo elenco di reati che la Procura di Frosinone contesta, a vario titolo, agli indagati. Le accuse fanno emergere la presenza di più gruppi ben organizzati e ramificati sul territorio che, oltre ad aver inquinato il mercato delle aste immobiliari, operavano nel settore delle truffe legate al “super bonus”. A capo di questo “quadro” – stando all’accusa – “opera la triade composta da Angelo De Santis, Rinaldo Scaccia e Roberto Labate che, non solo assicura l’arricchimento individuale dei partecipi ma, presumibilmente, opera anche per assicurare la permanenza dell’egemonia dello Scaccia sulla Bpf”.

I sequestri

Contemporaneamente all’esecuzione delle misure custodiali, è stato effettuato anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta, per quasi 4 milioni di euro e il sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto dei delitti di riciclaggio ed auto riciclaggio per un totale di oltre 6 milioni e mezzo di euro. Sequestro preventivo anche per diverse unità immobiliari.

L’indagine che ha svelato gli affari illeciti dei professionisti della “Ciociaria bene”, dunque, prosegue. Sono ancora diverse le posizioni da vagliare, tra queste quella dell’imprenditore che ha fatto la sua fortuna in nord America.

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