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Inquinamento, parla l’ex prefetto Portelli: “Ho visto la rassegnazione negli occhi di una terra che merita giustizia”

Ceccano - “Un depuratore industriale mai realmente operativo per anni. Inaccettabile per una comunità già colpita"

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Ignazio Portelli non usa giri di parole: ciò che ha visto nella Valle del Sacco durante il suo mandato da prefetto di Frosinone è il ritratto di una resa silenziosa da parte delle istituzioni. Una resa al degrado, alla malattia, all’abbandono.

Oggi Portelli, commissario dello Stato per la Regione Siciliana e presidente nazionale dell’ANFACI, guarda a quegli anni con lucidità. E con rabbia. “Appena arrivato a Frosinone, ho messo mano all’emergenza ambientale più drammatica della provincia: la Valle del Sacco. Con un grande lavoro, siamo riusciti a recuperare 52 milioni di euro per bonificare e mettere in sicurezza il territorio. Ma i fondi non bastano, se non c’è volontà di cambiare davvero le cose”, racconta.

Secondo l’ex prefetto, le cause del disastro ambientale non stanno solo nei rifiuti o negli scarichi illeciti, ma nella totale mancanza di un approccio sistemico. “Non sono mai state applicate le regole più elementari, come il censimento degli scarichi dopo la deforestazione delle sponde del fiume per individuare gli sversamenti abusivi. Nessun controllo, nessun censimento. Nessuna volontà concreta”.

Ceccano simbolo di ciò che non funziona

E poi c’è Ceccano, simbolo di ciò che non funziona: “Un depuratore industriale mai realmente operativo per anni. Inaccettabile per una comunità già colpita, soprattutto i bambini. I dati parlano chiaro: oncologia ed ematologia infantile in aumento.”

Portelli punta il dito contro quella che definisce una vera e propria “assuefazione morale”: “La politica e i cittadini sembrano rassegnati. Se chi governa non dà l’esempio, perché la gente dovrebbe rispettare le regole?”.

Le Lame simbolo di un fallimento

Il caso della discarica di via Le Lame a Frosinone è l’emblema di un fallimento: “È una bomba ecologica ignorata da decenni. Una vergogna nazionale, che calpesta l’identità agricola di un territorio fiero e produttivo”.

Per Portelli, la bonifica non può prescindere da una riforma etica della classe dirigente. “L’ambiente si protegge con le leggi, ma si salva solo con il coraggio. E qui il coraggio è mancato. È mancata la volontà di guardare in faccia il dolore di chi, ancora oggi, vive accanto al veleno.”

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