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‘L’amore bugiardo’, il lato oscuro del matrimonio nel machiavellico doppiogioco di Gillian Flynn

La recensione del thriller con risvolti psicologici del 2012. Nel 2014 è stato trasposto in versione cinematografica nel film di Fincher

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Amy e Nick si incontrano a una festa in una gelida sera di gennaio. Uno scambio di sguardi ed è subito amore. Sono felici, innamorati, pieni di futuro. Qualche anno dopo però tutto è cambiato. Da Brooklyn a North Carthage, Missouri. Da giovani professionisti in carriera a coppia alla deriva. Amy e Nick hanno perso il lavoro e sono stati costretti a reinventarsi: lui proprietario del bar di quartiere accanto alla sorella Margo, lei casalinga in una città di provincia anonima e sperduta. Fino a che, la mattina del loro quinto anniversario, Amy scompare. È in quel momento, con le tracce di sangue e i segni di colluttazione a sfregiare la simmetria del salotto, che la vera storia del matrimonio di Amy e Nick ha inizio.

L’amore bugiardo è un thriller con risvolti psicologici di Gillian Flynn del 2012. Nel 2014 è stato trasposto in versione cinematografica nel film L’amore bugiardo – Gone Girl diretto da David Fincher, con protagonisti Ben Affleck e Rosamund Pike.

Mille volti e un machiavellico doppiogioco

Non lasciatevi ingannare dal titolo più o meno melenso perché la scrittrice e sceneggiatrice statunitense è riuscita a proporci un thriller/noir molto inquietante in cui la componente psicologica rende il canovaccio ancor più intrigante. Quale situazione, se non quella del matrimonio, può essere il più fecondo dei territori da indagare per scoprire una realtà inimmaginabile? Un territorio in cui gli attori principali non sono affatto chi sembrano di essere, ma hanno mille volti, mille maschere. E sono loro stessi, in prima persona, a capitoli alternati, a narrare la storia della loro relazione, dall’innamoramento fino allo sgretolarsi della stessa, ad una crisi che sembra irreparabile. L’introspezione, lo sguardo ben oltre l’apparenze, denuda la superficie dell’amore svelandone l’indisciplinatezza. Chi è davvero Nick? Un marito devoto schiacciato dal senso di colpa di un orribile tradimento o un violento, cinico e forse anche uxoricida? Ed Amy è davvero una mogliettina affettuosa ma un po’ paranoica o è una folle sanguinaria e complottista? I machiavellici, subdoli, (doppio)giochi sono davvero tanti, orditi con un estremo desiderio di supremazia e vendetta.

Vertiginosa incursione in uno ‘psycho matrimonio’

‘L’amore bugiardo’ scava sotto preoccupazioni più o meno legittime e più o meno irrazionali, timori che possono essere presenti in ciascuna coppia. La paura che il compagno o la compagna possa mentire, o che possa non essere chi crediamo che sia. Quella tra Nick ed Amy è palesemente una relazione disfunzionale, tormentata. E penetrare i loro pensieri è come avvicinarsi alle più inusitate forme di psicosi. Eppure, grazie alla sua scrittura nitida e affilata, la Flynn offre un thriller costruito in modo così astuto che il lettore non può fare a meno di leggerlo fino alla fine, quasi compulsivamente. Dai loro comportamenti e dalle parole che spendono, anche uno nei confronti dell’altro, viene emanata un’aurea folle e passionale. Gillian Flynn sembra voler comunicare, in un’incursione spregiudicata, che non c’è verità senza bugie, non c’è amore senza odio, non c’è passione senza violenza e viviamo tutti ad un passo dalla pazzia. D’altronde, lo asserisce la stessa Amy: “Nick mi amava. Anzi, mi amavaaaaa. Ma non amava proprio me-me: amava una che non esisteva. Io, come al solito, ho fatto finta di possedere un certo carattere. Non posso farci niente, è sempre stato così: alcune donne passano regolarmente da una moda all’altra in fatto di abiti, io invece cambio carattere”.

Diabolico turbamento

Il alto oscuro del matrimonio è un continuo ribaltamento di ruoli e colpi di scena. Coerente con la sua linea seducente, ‘L’amore bugiardo’ lascia tantissimi interrogativi sospesi. Anche quando viene scoperto – non è uno spoiler perché si saprà ben presto – che Amy in realtà è ancora viva e vegeta, la tensione, la suspense, il turbamento non vengono mai meno. Flynn riesce a mantenere desta l’attenzione aprendo, con sapiente lentezza, squarci sulla mente dei protagonisti e sulle vere motivazioni che li hanno spinti ad agire come hanno fatto. Grazie alla sua scrittura nitida e affilata, l’autrice partorisce un thriller costruito in modo così astuto che il lettore non può fare a meno di leggerlo fino alla fine, tutto d’un fiato.

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