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L’ecomostro di Sora: il Centro Serapide resta una ferita aperta nel cuore della città

L'ex Tomassi: un gigante abbandonato che divora il cuore della città, tra degrado, paura e promesse mai mantenute

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Passano i mesi, passano gli anni, ma la situazione dell’ecomostro di Sora, conosciuto come Ex Tomassi o Centro Serapide, resta sempre la stessa. Una ferita aperta nel cuore della città, una cattedrale nel deserto che continua a raccontare il fallimento di un progetto mai realizzato e il degrado che ne è seguito. Il Serapide ad oggi rappresenta uno dei simboli più controversi e discussi della città. Un’incompiuta, un mostro di cemento o un “cantiere della morte.

Verifiche inutili, promesse mancate e cittadini ostaggi del degrado

Nel 2024, un sopralluogo dell’Ufficio Tecnico Comunale ha riportato sotto i riflettori l’incubo: verifiche per accertare lo stato dei luoghi, comunicazioni formali alla Società Tomassi S.p.A. e al Concordato Preventivo. Ma oltre ai verbali e alle dichiarazioni, la realtà parla chiaro: sporcizia ovunque, recinzioni divelte e un via vai sospetto che non conosce orari.

Per chi abita nelle vicinanze, questo è un incubo che non finisce mai. L’area, destinata a diventare un volano economico per Sora, si è trasformata in un concentrato di rifiuti, spaccio e pericolo. I cittadini parlano di rumori strani di notte, voci che riecheggiano nell’oscurità di quel mostro di cemento. Raccontano di sacchi neri pieni di rifiuti, di topi e insetti che proliferano senza controllo, mentre i cancelli chiusi sono una farsa: basta fare pochi passi e si trova un varco.

Pochi mesi fa l’area è stata oggetto di un imponente intervento di bonifica con grande impegno della municipalizzata “Ambiente e Salute” ma, essendo abbandonata e priva di controlli, nel giro di poco tempo tutto è tornato alla situazione di partenza.

Dolore e memoria: la tragedia di Andrea Polsinelli

Ci sono state morti in quel posto, ci sono storie di dolore che restano scolpite nella memoria di chi ha perso i propri cari. Come quella di Andrea Polsinelli, volato nel vuoto da quell’edificio abbandonato, mentre suo padre ancora lotta per evitare che altre tragedie simili si ripetano.

Una città che chiede risposte

Dal Comune si lavora per cercare soluzioni. Nel frattempo, i residenti restano ostaggio della paura e della rabbia. Chiedono sicurezza, chiedono che qualcuno si assuma la responsabilità di restituire dignità a quel pezzo di città. Ma la sensazione è che l’ecomostro di Sora sia diventato il simbolo di una storia più grande, quella di una comunità che fatica a farsi ascoltare.

E mentre il sole tramonta dietro quelle pareti sbiadite e decadenti, resta solo una domanda: quanto tempo ancora dovrà passare prima che qualcosa cambi davvero?

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