«Questa non è giustizia». È un grido pieno di dolore e rabbia quello pronunciato tra le lacrime dalla madre di Yirelis Peña Santana, al termine dell’udienza che ha condannato a 14 anni di reclusione Sandro Di Carlo, il 28enne accusato dell’omicidio della giovane dominicana avvenuto a Cassino nel maggio 2023.
La donna, visibilmente sconvolta, ha assistito alla lettura del verdetto accompagnata dall’ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia e dall’avvocato di parte civile Marco Rossini, che ora attende le motivazioni della sentenza per presentare ricorso in appello, in accordo con la Procura della Repubblica.
Il pubblico ministero Alfredo Mattei, titolare del fascicolo, aveva chiesto una condanna a 24 anni di carcere, ritenendo Di Carlo pienamente responsabile del delitto. Tuttavia, la Corte d’Assise di Cassino, presieduta dal giudice Claudio Marcopido, ha riconosciuto all’imputato la semi-infermità mentale, accogliendo in parte la linea difensiva sostenuta dagli avvocati Sandro e Vittorio Salera e Alfredo Germani.
Durante il processo, la difesa ha presentato perizie psichiatriche e neurologiche che descrivono un quadro clinico complesso, tra disturbi borderline, crisi epilettiche e “cortocircuiti mentali”. Un contesto che ha spinto la Corte a ridurre sensibilmente la pena, scatenando la reazione di dolore e sconcerto dei familiari della vittima.
Yirelis, 34 anni, era arrivata da poche settimane a Cassino. La sua morte, brutale e improvvisa, aveva scosso la comunità. Il suo corpo era stato ritrovato senza vita nella casa di via Pascoli, con numerose ferite da arma da taglio.
Ora la famiglia chiede giustizia piena. «Quattordici anni non bastano — ha detto l’avvocato Rossini — per una vita spezzata in quel modo. Faremo appello, insieme alla Procura».