Serie A – Tifoso romanista ma anche vero e appassionato supporter dei colori giallazzurri, Francesco Repice non ha mai fatto mistero del suo amore sportivo per il Frosinone Calcio. Una love story ricambiata, perché il radiocronista principe della Rai è stimato sinceramente e profondamente da tutto il popolo ciociaro. Il noto giornalista, voce della storica trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto”, da vero simpatizzante del club di viale Olimpia ne ha sempre seguito le gesta, analizzato i momenti, festeggiato i traguardi, con i suoi commenti autorevoli e lucidi. Ha portato la cromia frusinate persino a teatro, con lo spettacolo “La Voce del pallone – Tre capitani per la storiA” una raccolta di narrazioni sul calcio e i suoi protagonisti. Storie di eroi, di vincitori e di sconfitti. Il racconto di una società nata quattro volte (fondata nel 1906 e poi rifondata in tre occasioni, l’ultima nel 1990) che passa attraverso i fatti recenti del nostro Paese e tre figure-cardine: Paolo Santarelli, Alessandro Frara e Daniel Ciofani, idoli delle tifoserie dei loro ‘tempi’. E proprio in virtù della sua profonda conoscenza dell’ambiente e di quella esperienza che non ha bisogno di essere sottolineata, all’indomani della chiusura del calciomercato, lo abbiamo intervistato per conoscere il suo parere sul percorso di questo Frosinone, tredicesima forza del massimo campionato italiano a quota 23 punti, e sulle sue rivali.
Frosinone, risultati sotto gli occhi di tutti
“I risultati sono davanti agli occhi di tutti – esordisce Francesco Repice -. A parte una fase di sbandamento, anche fisiologica e che capita a un po’ a qualunque squadra, credo che il Frosinone abbia disputato uno splendido girone di andata e che abbia messo abbastanza fieno nella cascina della salvezza, perché quello deve essere il suo obiettivo, quindi il mio giudizio non può che essere positivo. Stiamo parlando di un allenatore che pochi anni fa ha raggiunto la semifinale di Champions League, che poi magari ha fatto delle scelte sbagliate, ma resta un mister di caratura internazionale. Anzi, ti dirò di più, a mio avviso si tratta di uno dei tecnici più importanti nel panorama italiano. Per quanto riguarda il periodo di flessione, possiamo appigliarci a tanti fattori e provare a dare molte giustificazioni, ma sostanzialmente parliamo sempre dal punto di vista strettamente tecnico. Spesso non ragioniamo sul fatto che uno spogliatoio, non solo del Frosinone ma di qualsiasi team nel corso di una stagione, sia fatto in primis da uomini, uomini che possono ravvisare diversi tipi di problemi, familiari, personali ecc. Un allenatore e un direttore sportivo devono fronteggiare tutte queste criticità. Chiaramente noi possiamo vedere negli infortuni, nella scarsa forma atletica, in un rendimento che non rispetta le aspettative, l’origine di un periodo ‘no’ di una compagine ma dobbiamo sempre ricordarci che non c’è solo quello. Dimentichiamo che lo spogliatoio è fatto di uomini e il ruolo della guida tecnica non è cambiato dai tempi di Nereo Rocco o Helenio Herrera. Un allenatore entra nella vita dei suoi calciatori, ha un ascendente su di loro, parla con il gruppo e i singoli componenti, ed è in questo modo che deve saperli gestire. Non possiamo fermarci a parlare solo di 4-3-3 o di 4-2-3-1 trascurando aspetti ancora più importanti”.

Soulé, un giocatore che ruba l’occhio!
“È ovvio che Soulé sia il giocatore che ruba l’occhio, quello di una categoria diversa rispetto agli altri. Si ama dire che un grande campione o semplicemente un bel giocatore, sia tale quando si mette a servizio del collettivo. Io penso esattamente il contrario. È il gruppo che deve giocare per il fuoriclasse e per un motivo molto semplice: perché quello di categoria diversa ti fa vincere le partite – spiega il giornalista -. A tal proposito mi viene in mente una frase di Rino Gattuso di qualche anno fa al termine di Juventus-Milan con i rossoneri vincenti a Torino per 0-1 proprio grazie ad un suo gol. Finita la partita c’era l’usanza di premiare il migliore del match subito dopo il triplice fischio, in campo, e ai microfoni Ringhio disse: “Se in una squadra dove ci sono Kaká, Seedorf, Shevchenko, Inzaghi, Nesta, Costacurta, Cafu, il migliore in campo sono io…Houston, abbiamo un problema!”. Questo per dire che uno come Soulé, per rendere al massimo, ha bisogno di tutto il collettivo ed è proprio lui quello che più mi ha entusiasmato tra le fila ciociare”.
Tanti miglioramenti e un mercato a misura salvezza
“Quest’anno ho visto solo miglioramenti. Quello più clamoroso riguarda capitan Mazzitelli. Grazie a Di Francesco è diventato calciatore vero e in mezzo al campo, in quel sistema di gioco, può diventare uno dei migliori interpreti dell’intero campionato. È chiaro che ci sono atleti che giocano in un sistema diverso, sebbene io ai sistemi creda poco, come un Çalhanoğlu, un Paredes, un Locatelli. Magari Mazzitelli non è a livello di Çalhanoğlu ma penso che lui si stia disimpegnando al meglio in quel ruolo che è il fulcro del gioco e dello stesso Frosinone. Dopo gli ultimi innesti, penso che il club del Presidente Stirpe sia dotato di tutti i mezzi per agguantare l’obiettivo salvezza. Forse un difensore in più sarebbe servito ma guardo il reparto centrale, quello avanzato e ha tutto per mantenere la categoria. Dalla cintola in su il Frosinone gioca come pochi in Italia, davvero poche squadre lo fanno così bene e in modo così fluido – afferma il radiocronista Rai -. Mi viene in mente il Bologna da accostare ai giallazzurri, sebbene il collettivo rossoblù sia più completo in fase difensiva e vada sulla punta in maniera diversa, perché è una punta che gioca più con la squadra mentre nel Frosinone sono maggiormente gli esterni a sviluppare le azioni con la formazione che non l’attaccante centrale”.
Contro il Milan serve la guerra
“Quando una squadra del livello del Frosinone incontra un avversario della categoria del Milan, penso debba essere lì per fare la guerra. Deve riuscire in un modo o nell’altro portare a casa un punto. Per lo spogliatoio significherebbe tanto, vorrebbe dire che magari le hanno prese, le hanno date, però alla fine potrebbero essere orgogliosi e felici di aver strappato una lunghezza ai rossoneri. Dico sempre, puoi essere anche molto bello da vedere, ma per quanto tu possa esserlo, se fai a pugni con Tyson perdi. Perdi perché lui è più forte”, continua Francesco Repice.
Top, flop e rivelazioni di questa Serie A
“A questo punto del campionato credo che la classifica sia veritiera e che davanti ci siano le due squadre più forti, poi un gruppo di rose che può giocarsi l’ingresso alle Coppe. Il flop della stagione, per ora, è il Sassuolo. Mi aspettavo molto di più. Non ho detto Napoli come molti avrebbero potuto pensare perché secondo me quanto successo lo scorso anno è irripetibile. Non affermo che la dimensione degli azzurri sia questa, arrancando sulla nona posizione, però quello che abbiamo visto nella passata stagione difficilmente lo rivedremo. Il Napoli se la sarebbe dovuta giocare con il trittico Juventus, Inter e Milan, ma non mi aspettavo certo andasse via da sola, per questo non ho ritenuto il club partenopeo ma il Sassuolo come la vera delusione di questa parte di annata calcistica. Top la Juventus, con una squadra non così eccelsa dal punto di vista tecnico ma grazie ad un allenatore che adoro per il suo modo di interpretare il pallone, si trova dove non avrei mai pensato potesse assestarsi. Domenica sarò a Milano per la sfida tra la Vecchia Signora e l’Inter e sono molto curioso di vedere ciò che accadrà. Per quanto riguarda i singoli, voglio parlare di rivelazioni top e non dei ‘soliti noti’: il frusinate Soulé, Suslov e Duda del Verona. Invece mi aspettavo molto di più di ciò che sta facendo da Leao“, conclude la famosa voce del pallone italiano.