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Rubano le fragole ad un commerciante del centro, lo sfogo in un cartello: l’immagine diventa virale

Sora - Il racconto di un gesto vile: nonostante l'appello, rubate le fragole che il padre aveva piantato per la figlia

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Un episodio che invita a riflettere, in un periodo storico in cui i rapporti umani sono molto frammentari, marginali, di circostanza, ed il rispetto per gli altri sembrerebbe essere un miraggio ormai lontano ed offuscato. Qualche anno addietro si diceva che la pandemia del COVID ci avrebbe “avvicinati”, nel sostegno reciproco: in effetti non è andata così, al contrario. Parrebbe che il virus abbia ulteriormente indurito i nostri cuori, i nostri sentimenti, tanto da creare una distanza “irreparabile”. Sempre più insofferenti ed arrabbiati, sempre più lontani, ognuno nel suo eremo quotidiano, tra indifferenza, rancore, isolamento. Se prima riuscivamo a trovare “rifugio” nella vicinanza degli altri, oggi tante persone non riescono nemmeno a far sentire la loro voce ed in molti, purtroppo, non ce la fanno a sopportare questa cruda e fredda condizione di disinteresse e solitudine. E noi che rimaniamo a guardare ce la poniamo una domanda? Su ciò che stiamo diventando e non siamo più capaci di essere? Non siamo più capaci di essere genitori o figli, fratelli, amici, compagni, mariti, amanti…non siamo più capaci di essere umani.

Un episodio che invita a riflettere, si era scritto all’inizio della storia: una circostanza che rimanda a quell’aria di freddezza, distacco, indisposizione, cattiveria, che si respira da troppo tempo ormai. Antonio, titolare de “La Bottega Italiana – Meraviglie della natura”, un negozio che propone prodotti tipici, locali, biologici, in piazza Cesare Baronio a Sora, aveva interrato alcune piantine di fragole in un vaso, fuori dal suo esercizio commerciale, lateralmente alla porta di ingresso. “Con tanto amore” spiega il gestore, perché aveva promesso a sua figlia, una bellissima bimba di 10 anni, che avrebbe assaggiato le fragoline “coltivate” dal padre.

Ne erano nati due frutti, stavano maturando quando uno di questi è stato strappato dalla pianta. Antonio non si è arrabbiato, al contrario, con fiducia ha lasciato l’altra fragola affinché diventasse più rossa, per la sua bambina. Con premura ha messo un cartellino accanto al frutto “Attenzione, non mangiare questa fragola, l’ho promessa a mia figlia”, chiedendo gentilmente di non coglierla. E niente, l’ostinata malvagità ha vinto, ha prevalso la meschinità: nonostante le accorate parole, qualcuno ha deciso di ignorare i sentimenti di un padre e la promessa fatta a sua figlia, ha strappato anche la seconda fragolina, distruggendo definitivamente un proposito fondato sull’amore più puro ed incondizionato.

“Complimenti, sei proprio una bella persona”, ha scritto ora Antonio accanto alla piantina deturpata, e commenta deluso, cercando di sdrammatizzare con un sorriso, “Chi ha rubato le fragole si vergogni”. In tutto ciò viene il dubbio che la vergogna sia un’emozione sconosciuta per certa gente, cinica, povera, meschina. Siamo tutte persone sole ed il peggio è che non creiamo la condizione per uscirne ma, ostinatamente, continuiamo a rannicchiarci. “Le fragole della speranza” sono diventate un’icona di fiducia ed ottimismo, per un futuro prossimo, in cui possiamo riconoscerci ancora umani.

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