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Stellantis, Angelilli conferma il tavolo regionale permanente e va da Urso col dossier Unindustria

La vicepresidente della Regione Lazio ribadisce attenzione e impegno di via Colombo per il sito di Piedimonte e per l'intero indotto auto

La vicepresidente Angelilli e (a destra) il consigliere Tiero durante l'audizione della Commissione Sviluppo Economico su Stellantis e indotto auto
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Dopo l’audizione in commissione attività produttive di martedì scorso, la vicepresidente e assessora allo Sviluppo Economico del Lazio, Roberta Angelilli, ha confermato che il tavolo di crisi sullo stabilimento automobilistico cassinate diverrà permanente in Regione Lazio a partire da settembre. Intanto, a conferma dell’emergenza in atto, la direzione Stellantis ha programmato uno stop produttivo di 40 giorni (le linee riprenderanno a muoversi il 9 settembre): con un allungamento senza precedenti delle ferie estive da 2 a 6 settimane. L’occupazione complessiva del sito è destinata a scendere sotto le 2500 unità a fine anno, quando si completeranno anche gli ulteriori esodi incentivati in programma. Non a caso il leader della Cgil, Maurizio Landini, nel chiedere tutte le azioni possibili per bloccare il declino dell’automotive nel Paese al governo, non ha escluso la legittimità dell’uso della golden power. Intanto torna alla ribalta l’imprenditore Francesco Borgomeo (Unindustria Cassino) con proposte che dovrebbero accompagnare un’ipotesi di rilancio del comparto e in particolare dell’indotto: c’è un dossier consegnato alla Angelilli che approderà il 7 agosto sul tavolo automotive al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Ma, andiamo per ordine.

Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio

Si parla di possibile uso della golden power e Landini commenta

“Se il Governo dovrebbe usare il golden power con Stellantis? Penso che un Governo deve mettere in campo tutte le azioni che sono necessarie senza escluderne nessuna, proprio per garantire e non disperdere la qualità delle nostre produzioni e delle nostre attività. Dall’altra parte, questo non è sufficiente perché con il gruppo Stellantis non si deve discutere solo di comando, si deve discutere di quello che è il ruolo e la funzione nel nostro Paese”. Ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, a margine del presidio di Fp e Silp Cgil a piazza Capranica. “Noi da tempo stiamo dicendo che c’è bisogno di portare qui investimenti e anche altri produttori che siano in grado di affrontare questa situazione – ha sottolineato Landini -. Credo che siamo l’unico Paese al mondo che ha un unico produttore, tra l’altro francese e che rischia di non avere più un controllo. Inoltre non è ancora chiaro quali sono le scelte di investimento e quali garanzie produttive e occupazionali vengono date al nostro Paese, che sta perdendo capacità produttiva. Oggi negli impianti di Stellantis abbiamo una capacità produttiva di un milione e mezzo di auto, se ne sta producendo un terzo e in alcuni casi anche meno, e non è ancora assolutamente chiaro quali prodotti nuovi, quali investimenti si fanno e quale garanzie occupazionali e produttive vengono messe in campo”.

Il segretario Cgil Maurizio Landini intervistato sulla crisi dell’automotive

Zes di filiera auto e centro innovazione, proposte dagli imprenditori

Intanto Unindustria Cassino ha presentato alle istituzioni laziali una serie di proposte a sostegno della filiera dell’auto che gravita intorno al sito di Piedimonte San Germano. Secondo Il Sole 24 Ore, gli industriali locali hanno elaborato un fascicolo incentrato su due direttrici: la creazione di Zes (Zona economia speciale) di Filiera e di un centro di innovazione e ricerca focalizzato sulla componentistica. “Abbiamo affidato il dossier alla vicepresidente della Regione, Roberta Angelilli, che lo presenterà al governo nell’incontro del 7 agosto”, ha spiegato il presidente Borgomeo. “Crediamo sia urgente sostenere il cluster locale e l’intera componentistica italiana in una fase di transizione che per le aziende significa riconvertire molte delle loro produzioni. L’iniziativa di una Zes di filiera riguarda l’area di Cassino e la regione Lazio, ma anche tutti quei distretti automotive che si trovano nelle regioni del Nord e del Centro Italia, e che dunque non hanno aiuti mirati a sostegno degli investimenti necessari alla riconversione. Di fronte ad una trasformazione del settore automotive così radicale, servono strumenti straordinari a sostegno delle imprese, a cominciare dalla cassa integrazione per transizione, che è rimasta finora sulla carta”.

La vicepresidente: “Basta continui alert, chiederò piani chiari”

“Al tavolo del 7 agosto chiederò (a Stellantis, ndr) un programma chiaro e senza continui alert. Perché sembra un gioco che non è divertente”, ha dichiarato la vicepresidente Roberta Angelilli. “Chiederemo la conferma delle garanzie sul quantitativo di veicoli prodotti – ha aggiunto – sulla componentistica, che riguarda l’indotto, e sull’occupazione. Non è che lo stabilimento di Cassino chiude domattina, è scontato questo. Dobbiamo però avere delle risposte chiare”, ha aggiunto. “Tutta questa comunicazione subdola del tipo ‘La Maserati non la produciamo più, forse si vende il marchio’ è vera o no? Dire che si dà via il marchio crea il panico e la gente nell’incertezza va via e questo depaupera il territorio. Confermiamo il mantenimento del tavolo permanente regionale, lo convocheremo tutte le volte che sarà necessario e, a settembre, andrebbero fatti degli approfondimenti strategici, ad esempio sulla Zes di filiera, sulla cassa integrazione straordinaria e sul Roma Technopole. Con Unindistria stiamo pensando di fare, con la collaborazione del Consorzio industriale, un vero e proprio piano industriale per il Lazio – ha riferito Angelilli -. Abbiamo tante risorse dobbiamo capire le priorità ragionevoli e praticabili e valorizzarle tutti insieme”. 

Francesco Borgomeo, presidente di Unindustria Cassino, ha consegnato alla Regione un dossier per il rilancio dell’indotto auto

“La Regione Lazio farà la sua parte”. I dubbi sul caso Maserati

“C’è preoccupazione ma la Regione Lazio vigilerà con molta attenzione, in collaborazione col ministero, per questo ho sentito il ministro Urso. Noi faremo la nostra parte – ha commentato ancora Angelilli la situazione dell’automotive -. Non è una situazione semplice, perché anche se l’azienda ha riconfermato i suoi impegni al 2030 i segnali che arrivano dal territorio sono preoccupanti. Il ministero avrà una posizione ferma e chiara ma parliamo con una multinazionale che fa business e questo è il suo filo conduttore. Il ministro Urso ha fatto appello alla responsabilità. Lo dobbiamo ai lavoratori, al territorio e allo sviluppo del Lazio”. Secondo la vicepresidente della Regione Lazio i vertici del gruppo francese “devono sentire la Regione unita e compatta perché è evidente che c’è un atteggiamento non chiaro. L’azienda da una parte conferma progetti ambiziosi e utilizza Damiano dei Maneskin per pubblicizzare nel mondo la Maserati e poi dall’altra si parla del marchio Maserati a rischio su Cassino. Danno rassicurazioni e poi dicono ‘siamo una multinazionale e siamo guidati dal business’. Questo atteggiamento schizofrenico di Stellantis è più preoccupante di eventuali dati problematici, almeno sapremmo quali sono. Ci dicessero come stanno le cose, perché è a rischio l’occupazione”. E comunque, Angelilli ritiene che la questione Stellantis debba “diventare europea. La Commissione Ue deve fare la differenza sulla concorrenza sleale, altrimenti non potremo affrontare questa situazione. Affidiamo al governo e alla commissione UE un ragionamento sull’automotive degno di questo nome. Il Covid e il Pnrr ci hanno dimostrato che l’Europa può fare la differenza in maniera potente e memorabile se vuole. Adesso l’automotive deve essere una delle priorità immediate della Commissione Europea”. 

“Possibili impegni finanziari, per il lavoro, non per la multinazionale”

Roberta Angelilli ha poi sottolineato che “il ministro Urso ha consegnato a Stellantis un appello con una serie di punti. Il primo dei 4 fondamentali è la garanzia della produzione (in Italia, ndr) di un milione di veicoli…l’azienda ha confermato in tutti i tavoli che la produzione viaggia verso un milione di veicoli ma serve una garanzia: o sì o no. Se sì, devono essere costruiti, altrimenti seguiremo un’altra strategia”. Poi c’è il tema della componentistica: “Anche su questo servono idee chiare, perché dietro la componentistica c’è l’indotto, in particolare nel Lazio”. L’appello del ministro Urso “riceverà una risposta formale e il ministro è pronto anche ad essere conseguente alle risposte dell’azienda. Siamo disponibili a impegni finanziari, anche importanti, a 360 gradi. Ma non possiamo né intendiamo usare fondi pubblici per dare un sollievo a una multinazionale”: ha avvertito infine l’esponente della giunta Rocca: “Se il ‘sollievo’ vuol dire difesa dei posti di lavoro esistenti e possibilmente nuove assunzioni è un discorso. Se ci chiedono investimenti in formazione questa è certamente finalizzata a una nuova occupazione, se ci chiedono investimenti sulle infrastrutture allora devi darmi un orizzonte e almeno fino al 2030 non dobbiamo più discutere. Noi siamo pronti a mettere in campo degli impegni finanziari ma devono essere un sollievo per i lavoratori e per il sistema, non un contributo a fondo perduto per una multinazionale”. 

Contraddizioni francesi: ora importano auto elettriche dalla Cina

Stellantis intanto si prepara ad importare dalla Cina via mare il primo lotto di veicoli elettrici Leapmotor International: i SUV C10 e le vetture T03. Ne dà comunicazione la stessa azienda parlando di “una tappa importante”. Ma appare come una vera contraddizione, se non perfino una beffa, immettere nelle reti dei concessionari del gruppo francese auto realizzate a Pechino mentre l’Europa dal 5 luglio scorso ha imposto dazi a quelle produzioni e alla faccia dell’Italia che è ferma coi suoi stabilimenti automobilistici e continua a subire i tagli all’occupazione che dalla acquisizione di di Fca da parte di Peugeot hanno riguardato più di 8mila dipendenti diretti, per non contare l’indotto. Che l’impegno italiano dei francesi sia ridoto al minimo lo conferma anche la classifica delle prime dieci auto più vendute in Italia in maggio. A parte la Fiat Panda prima e la vecchia Ypslon quarta, seguono la Citroen C3, la Jeep Avenger, la Peugeot 2008 e la Peugeot 208 (tutte produzioni su piattaforme francesi che non hanno più niente di italiano). Andando a vedere nel dettaglio i marchi del gruppo Stellantis, per quanto riguarda i marchi ex Fca, Alfa Romeo a luglio 2024 ha registrato 1.718 immatricolazioni, in calo del 24,15% su anno (quota dell’1,38%), Jeep 5,731 unità, in calo del 4,85% (quota del 4,59%), Fiat 10.226 unità, con una flessione del 28,7% (quota dell’8,19%), e Lancia 2.814 unità, in calo del 16,08% (quota del 2,25%). Maserati ha registrato 161 vetture, in discesa del 51,8% (0,13% la quota di mercato). Numeri che parlano da soli e che smentiscono l’ennesima fiammata di entusiasmo del ministro Urso per il possibile accordo col ceo di Stellantis Tavares sul milione di auto prodotte nel nostro Paese.

Uno degli ingressi dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano – chiuso per ferie fino all’8 settembre – dove vengono prodotte Alfa Romeo Giulia e Stelvio e Maserati Grecale
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