Salem, Massachusetts, 1692. Il reverendo Hawthorne vede un rosso pennacchio di fumo alzarsi dai boschi. Sa che cosa sta succedendo: le streghe si sono riunite in un sabba. Insieme al giudice Mather e ai fratelli Magnus, il reverendo decide di porre fine a quei riti e, dopo aver catturato le donne e averle sommariamente processate, gli uomini le condannano al rogo. Trecento anni dopo, Heidi Hawthorne, discendente del reverendo, è una giovane dj con un passato da tossicodipendente. Un giorno, le viene recapitata una strana scatola di legno con su inciso un misterioso simbolo. All’interno, c’è il disco in vinile di una band sconosciuta: Le Streghe. Heidi decide di suonare il disco durante la sua trasmissione radiofonica e, da quel momento, in città cominciano ad accadere terrificanti omicidi.
Simultaneamente al suo film, Le streghe di Salem, esce in libreria l’omonimo romanzo (2013) di Rob Zombie, scritto a quattro mani assieme a B.K. Evenson.
Rob ‘horror’ Zombie
Premetto che ho acquistato il tomo dopo aver visto il film, anzi, tutti i film di Rob Zombie. Il discusso ed eclettico artista – cantante, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense -, nel 2013 ha deciso di cimentarsi anche con la scrittura. E ha sempre mantenuto una coerenza invidiabile ai nostri giorni. Passano gli anni, ma il ragazzetto innamorato dell’horror e di Bela Lugosi, resta fedele a quella che è sempre stata la sua estetica e al suo background. Dopo essersi dato alla cellulosa con ‘La casa dei 1000 corpi’, ‘La casa del diavolo’ e i vari remake di ‘Halloween’, l’ex frontman dei White Zombie alza il tiro maturando un’opera concettualmente meno fragorosa delle precedenti, più onirica e gotica, angosciante. Ne nasce anche il volume, da leggere esclusivamente con un buon sottofondo di musica metal.
Quale messaggio si nasconde nella musica del diavolo?
Insoliti accadimenti, oggetti che volano, incubi, visioni. Efferati delitti, il sangue che scorre. La sinfonia del maligno si fa strada tra i cittadini di Salem. Il demonio si insinua lentamente e pericolosamente nella testa della bella dj. E lo fa con le note lucubri di un misterioso disco. La musica del diavolo, trasmessa alla radio locale, libererà terrificanti energie esoteriche che riporteranno le streghe morte sul rogo nella realtà attuale. Heidi altri non è che la discendente del Reverendo Hawtorne, colpevole di aver giustiziato con il fuoco, dopo un processo approssimativo, le donne riunite in un sabba. Dopo il primo ascolto avranno inizio una serie di orrendi e macabri incubi che stravolgeranno la vita della già fragile ragazza. Chi si cela realmente dietro questo conturbante gruppo rock – Le Streghe – e quale messaggio si nasconde nella loro musica? La conclusione, rispetto al lungometraggio, è differente ma non meno intrigante e sanguinosa…
Non c’è speranza di salvezza
“Sotto la gabbia c’era appeso qualcosa, qualcosa che ruotava avanti e indietro, e girava, girava. Cos’era? Sembravano frammenti di ossa, o forse brandelli di carne insanguinata, ma non poteva essere, non aveva senso. Era colpa della sua vista offuscata, stava solo immaginando”.
Dal vaso di Pandora, scoperchiato con l’ascolto del cupo vinile, ne emerge il tormento assoluto. Caos, violenza, orrore funesteranno la cittadina di Salem. Torna prepotente l’arcana battaglia tra il Bene e il Male. La vita quotidiana si trasforma in una trappola. E il compito di captare i segnali della corruzione, della perversione, della turpitudine non vengono assolti da nessun personaggio. Sta al lettore barcamenarsi in quel mare inquieto, intriso di scene splatter e oscurità. In un crescendo di violenza che corre a braccetto con il delinearsi dell’atavica vendetta. Ispirandosi al famigerato processo di Salem, l’autore guarda ad una perdizione che serpeggia nel mondo reale e che culminerà in un delirio tanto onirico quanto blasfemo, aprendo le porte ad un vero e proprio trionfo. Il ritmo della narrazione è serrato, cadenzato attraverso i giorni della settimana. Qualche volta però, l’obiettivo di generare tensione e inquietudine viene fallito. Il volume si rivela un interessante complemento alle vicende già raccontate nella pellicola, aggiungendo particolari e retroscena alla storia probabilmente assenti nel film per esigenze di durata. Il tomo scorre veloce, senza però riuscire a ricreare la stessa costante ansia oppressiva presente invece nel movie – merito del genio visionario di Zombie – ricadendo spesso più sull’effetto gore. Utile espediente per impressionare il lettore, ma che va a discapito dell’angoscia che invece avrebbe dovuto partorire. Cruento, sa come intrattenere, ma anche alcuni personaggi peccano di spessore. Ha il pregio di non essere scontato e di farsi leggere velocemente. Un buon psico-horror, tutto sommato sopra la sufficienza, ma non ‘apocalitticamente’ perfetto. Consigliato agli amanti del genere e agli estimatori della filmografia di Rob Zombie. Fuori portata per sensibili e impressionabili.