Paura nella notte a Campo Ascolano, frazione di Pomezia, dove un ordigno è esploso sotto l’auto del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. L’auto, parcheggiata davanti all’abitazione del cronista, è saltata in aria, danneggiando anche la vettura della figlia e parte dell’edificio vicino.
Sul posto sono intervenuti carabinieri, Digos, vigili del fuoco e polizia scientifica. La Procura di competenza ha avviato le indagini e informato il Prefetto.
La potenza dell’esplosione è stata tale che, secondo gli investigatori, avrebbe potuto uccidere chiunque si fosse trovato a passare in quel momento. Si tratta, a tutti gli effetti, di un atto intimidatorio di estrema gravità contro uno dei volti più noti del giornalismo d’inchiesta italiano.
La solidarietà di Fontana Liri
Tra i messaggi di vicinanza arrivati da tutto il Paese, anche quello del Comune di Fontana Liri, che ha voluto ricordare il contributo fondamentale del giornalista per la comunità locale.
«Il Comune di Fontana Liri desidera esprimere pubblicamente la propria solidarietà a Sigfrido Ranucci, giornalista molto apprezzato grazie alla sua trasmissione di inchiesta Report che – ricordiamo e ringraziamo ancora – nel 2019, con il servizio “Questa casa non è una caserma”, contribuì in maniera determinante a far riconoscere al nostro Comune i 500.000 euro di IMU dovuti dal Ministero della Difesa per gli alloggi di proprietà del demanio militare», si legge nella nota diffusa dall’amministrazione.
«Piena solidarietà a Ranucci – conclude il Comune – e no a qualsiasi forma di intimidazione. La libertà di stampa e il diritto di informare devono restare pilastri intoccabili della democrazia».
Le parole della premier Meloni
Sull’accaduto è intervenuta anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha espresso «piena solidarietà al giornalista Sigfrido Ranucci e la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio da lui subito. La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere».