Dopo il decreto del Tar Lazio che ha accolto l’istanza del Comune di Roccasecca per bloccare i lavori di costruzione del quinto bacino nella discarica di Cerreto – LEGGI QUI -, la società proprietaria, la Mad, ha comunicato una contromossa – che va decisamente oltre le richieste dell’amministrazione del sindaco Sacco, limitate alle attività di ampliamento in funzione della riapertura del sito ed accolte dal giudice amministrativo – il blocco di ogni attività del gestore in riferimento al controllo del biogas emesso dai quattro bacini saturati ed anche alla gestione del relativo percolato. Insomma un vero e proprio avviso di fermo attività dal 10 luglio che potrebbe causare danni ambientali rilevanti. La Mad spiega che, dal testo del decreto Tar e dalle parole del primo cittadino, deduce d’aver subito una sospensione dell’Aia per l’intero sito di Cerreto e che a questa disposizione intende attenersi con tutte le conseguenze possibili.
Declinata “ogni responsabilità per l’emergenza che ne deriva”
“Si fa notare con amarezza – tira le somme la presidente del cda Mad nella comunicazione a ministero dell’Ambiente, prefetto di Frosinone, presidente della Regione, direzioni ambientali regionali competenti, provincia di Frosinone, Protezione civile, Vigili del fuoco, direzione Arpa Lazio, comune di Roccasecca, carabinieri e procura della Repubblica di Cassino – come il presunto ma inesistente danno che sarebbe stato evitato, secondo l’istanza ex articolo 56 c.p.a. accolta, dalla imposta sospensione dei lavori di trasformazione del territorio, è nulla rispetto agli enormi danni determinati dalla contestuale sospensione dell’Aia, cui solo la tempestività operativa degli enti in indirizzo può porre rimedio”.
Sintetizzando la società sembra dire: caro giudice e sindaco avete voluto bloccare lavori che ritenevate dannosi? Ok ma sappiate che avete causato un disastro ben maggiore perché, a questo punto si ferma ogni attività nel sito, a partire da quelle che ne assicurano la messa in sicurezza. Quindi Mad “formalmente comunica a tutti i soggetti in indirizzo, il suo oggettivo impedimento alla gestione del sito e dei presidi ivi presenti a partire da oggi (ieri, ndr) 10 luglio, dovendo declinare ogni responsabilità per l’emergenza che ne deriva”.
Istanza comunale e decreto del giudice limitati alle opere per il quinto bacino
Ma è davvero possibile interpretare estensivamente – come pare aver fatto la Mad – la decisione del Tar Lazio evidentemente limitata al quinto bacino? E, soprattutto, può il gestore di un impianto simile – che può causare danni alla salute umana ed allo stato di contaminazione dei luoghi – annunciare d’essere costretto a sospendere misure di contenimento di emissioni e inquinanti, come se davvero questo fosse l’intento del Comune di Roccasecca e della magistratura amministrativa?
Il sindaco Sacco è stato, infatti, costretto a rispondere per le rime: “L’originale interpretazione del provvedimento cautelare appare assolutamente infondata e pretestuosa, mentre il contenuto dell’atto appare disgiunto rispetto al catastrofico scenario prefigurato. Il Tar, nel decreto cautelare, fa esplicito riferimento al provvedimento di autorizzazione all’ampliamento della discarica (V bacino) ma non tange, non sospende e non avrebbe potuto farlo, i provvedimenti autorizzatori pregressi. Ben che meno la gestione del post mortem dei bacini già esauriti non oggetto di contesa, il cui onere ricade solo ed esclusivamente sul gestore. Pertanto, il Comune si riserva di articolare in modo compiuto la risposta a quanto la società avrà dedotto nella missiva di cui si parla, ma allarmismo lanciato a parte, è pacifico che ogni ed eventuale interruzione di quel servizio, troverebbe quale unico responsabile il gestore dell’impianto”.

La società sollecita le autorità ad intervenire contro eventuali danni ambientali
La reazione della Mad appare, quindi, del tutto fuori scala rispetto ad un provvedimento calibrato unicamente sul quinto bacino. Punta a riversare sugli enti a cui la società scrive – dal ministero dell’Ambiente alla Regione, fino a Protezione civile, Arpa, forze dell’ordine e magistratura penale – le responsabilità di eventuali danni ambientali derivanti dalla fuoriuscita di sostanze pericolose dai quattro bacini zeppi di rifiuti stoccati da anni e in decomposizione che la società ritiene di non poter più contenere. Una strategia del genere sembra più che alto un tentativo di rivalsa rispetto al decreto Tar ma con armi spuntate e di profilo temerario. E’ infatti difficile credere che qualcuna delle autorità interessate possa davvero cadere nella trappola argomentativa che scarica sul pubblico la responsabilità del gestore privato, oggettiva e irrinunciabile, ad assicurare che il sito di sua proprietà non si trasformi in una bomba ecologica incontrollabile. Peraltro la distinzione netta tra Aia per il quinto bacino ed autorizzazione all’esercizio del resto della discarica l’aveva fatta – il 14 aprile 2021 – proprio la Mad che, nella comunicazione di rinuncia alla realizzazione del nuovo invaso, precisava come sarebbe invece rimasta ferma “La Aia per gli ulteriori interventi modificativi assentiti ai punti b) e d) del dispositivo della determinazione G15189 del 14 dicembre 2020, non dipendenti né connessi con il Bacino V oggetto di rinuncia”.
Il gestore ha il dovere di assicurare sicurezza e prevenzione sul lungo termine
Perché, sia la rinuncia della società allora che la sospensiva del Tar oggi, hanno a che vedere unicamente con l’ampliamento della discarica. Non c’è possibilità che qualcuno possa rinunciare alle attività necessarie o sospendere la gestione stessa rispetto ad una discarica “di fatto post-mortem”, e parliamo della chiusura del sito di Cerreto coi suoi quattro bacini saturi, che obbligano il gestore ad eseguire tutte le attività per garantire la sicurezza ambientale e la prevenzione di impatti negativi sul lungo termine. Le responsabilità includono il monitoraggio, la manutenzione e la gestione del percolato e del biogas, oltre alla verifica della stabilità della discarica e del rispetto di tutte le normative vigenti. Da questo dovere imposto nell’interesse della comunità è difficile sfuggire. Altro che spegnere tutto e vedere l’effetto che fa.