Tre tragedie in appena tre giorni. Tre vite spezzate sul posto di lavoro. La provincia di Frosinone si ritrova a fare i conti con un triplice dramma consumatosi in contesti simili: cantieri all’aperto, mansioni operative e, forse, anche il peso delle temperature roventi che stanno attanagliando il territorio in questi giorni.
Il primo malore fatale si è verificato a Giuliano di Roma nella mattinata di lunedì 1° luglio. La vittima, Domenico Radici, 57 anni, di Pofi, era da poco arrivato in un cantiere, sembrerebbe per alcuni lavori in un’abitazione, quando improvvisamente si è accasciato nel furgone da lavoro. Neppure il tempo di iniziare a lavorare. Era andato a bere dell’acqua, forse avendo avvertito un principio di malessere. I colleghi hanno immediatamente allertato i soccorsi e tentato di rianimarlo, ma purtroppo per lui non c’è stato nulla da fare. Sul posto è giunta un’ambulanza del 118, ma il personale sanitario ha potuto solo constatarne il decesso. I carabinieri, dopo i rilievi di rito, hanno accertato che si è trattato di una morte per cause naturali. L’uomo lascia la moglie e i figli; i funerali si sono tenuti il 2 luglio, in un clima di profondo dolore nella comunità.

Appena tre giorni dopo, nella mattinata di ieri, venerdì 4 luglio, un altro operaio ha perso la vita in circostanze simili ad Atina. Si tratta di Antony Fico, 57 anni, nato a New York ma residente a Pomigliano d’Arco, in Campania. L’uomo, dipendente di una ditta campana, era impegnato in via Randolfi in lavori di installazione della fibra ottica. Anche in questo caso, un malore improvviso. L’allarme lanciato dai colleghi e l’arrivo tempestivo del 118 non sono bastati a salvargli la vita. I carabinieri della compagnia di Cassino, intervenuti per gli accertamenti, hanno disposto il trasferimento della salma presso l’obitorio dell’ospedale Santa Scolastica. L’autorità giudiziaria valuterà se procedere con ulteriori accertamenti.
Qualche ora più tardi, nel pomeriggio, sull’A1, in territorio di Frosinone, alcuni automobilisti in transito hanno lanciato l’allarme. Accasciato al suolo un camionista sulla sessantina. Probabilmente è sceso dalla cabina del veicolo dopo esser stato colto da un malore che purtroppo non gli ha lasciato scampo. Trasportato in ospedale è morto poco dopo.
Caldo killer e contromisure
Tre vicende che accendono nuovamente i riflettori sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sulle condizioni estreme in cui spesso si è costretti a operare. Proprio in questi giorni, il Lazio è tra le regioni più colpite dall’ondata di calore, con temperature che nei cantieri all’aperto possono superare facilmente i 40 gradi percepiti.
Non a caso, la Regione Lazio ha varato un’ordinanza che vieta le attività lavorative nei cantieri esterni durante le ore più calde della giornata, dalle 12:30 alle 16:00. Un provvedimento che è stato al centro di un nuovo incontro tra l’amministrazione regionale e le sigle sindacali il 3 luglio.
«Non si tratta più di un’emergenza: le ondate di calore sono ormai un fenomeno strutturale e, come tale, vanno affrontate – ha dichiarato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. – La nostra ordinanza, che vieta il lavoro nelle fasce orarie più calde, è stata un passo concreto e responsabile, tanto da essere replicata anche in altre regioni italiane. Su temi come il benessere dei lavoratori non devono esistere bandiere o differenze politiche. Si deve lavorare, insieme, per trovare soluzioni».
Mentre si discute di prevenzione e tutele, tre famiglie piangono la perdita dei propri cari. Tre nomi, tre storie, che si aggiungono al lungo elenco di chi ha perso la vita semplicemente facendo il proprio lavoro.