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Fratelli d’Italia, Tagliaferri blindato alla guida di Ales. Gli attacchi alla fine l’hanno rafforzato

L'assemblea degli azionisti conferma l'ex assessore frusinate alla guida della società in house del ministero della Cultura

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Blindato oltre ogni previsione al vertice di Ales Spa. Conseguenza politica: nessun pericolo che possa essere tentato dal puntare a fare il sindaco della sua città. Almeno per ora. Il frusinate Fabio Tagliaferri tira un sospiro di sollievo dopo la conferma alla presidenza della società in house del ministero della Cultura, ma dorebbe probabilmente fare la stessa cosa anche il primo cittadino del capoluogo, che potrà cotinuare a contare sui toni sommessi del socio di maggioranza della sua coalizione, Fratelli d’Italia (pur in posizione critica sempre più evidente su una serie di questioni, a partire dalla viabilità).

La notizia riguarda l’assemblea degli azionisti Ales che ha rinnovato l’intero cda. Una nota della società spiega che “Fabio Tagliaferri è stato confermato presidente e amministratore delegato. Al suo fianco, nel nuovo CdA, Antonio Cilento e Margherita Interlandi, designata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Collegio sindacale sarà composto da Cristiana Rondoni (presidente), Bernardino Quattrociocchi e Maria Ida Piazza. Con queste nomine, ALES apre una nuova fase all’insegna della continuità e del rafforzamento del proprio impegno per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano”. Comunicato ufficiale al quale sono seguite le prime dichiarazioni del confermato ad e presidente: “Desidero ringraziare il Ministro della Cultura Alessandro Giuli per la fiducia rinnovata e per il sostegno espresso nei confronti dell’attività di Ales. La conferma alla guida della società è per me motivo di orgoglio e responsabilità. È anche un riconoscimento al lavoro straordinario svolto in questo anno, reso tale grazie alla collaborazione delle lavoratrici e dei lavoratori di Ales, che quotidianamente con impegno e professionalità, contribuiscono alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano. I risultati positivi raggiunti testimoniano l’efficacia di questo impegno collettivo”.

Da 7 mesi nel mirino di Italia Viva, protetto dalla fiducia dei meloniani

Fabio Tagliaferri si conferma uomo di fiducia della premier e di Arianna Meloni, responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia e del dipartimento adesioni. Altrimenti non si spiegherebbe come abbia potuto resistere alle campagne portate avanti, contro la sua designazione, dall’ex premier Matteo Renzi alla fine dello scorso anno e da due parlamentari di Italia Viva – Fregolent e Musolino – ad inizio aprile con una interrogazione parlamentare sull’incarico senza gara per gestire i profili social dell’amministratore delegato. Il primo attacco arriva ad ottobre del 2024 e riguarda i titoli per ricoprire il ruolo di presidente Ales. Interviene in Senato, durante il question time, il ministro Giuli in persona per confermare “non soltanto la regolarità formale della procedura di designazione, ma altresì il valore professionale del dottor Tagliaferri. Che, oltre ad aver ricoperto diversi incarichi, vanta una indiscussa e duratura esperienza manageriale. Ho l’impressione che la polemica incentrata su Ales abbia più la natura di un noioso pour parler”. Insomma l’impressione è che gli attacchi renziani (e di parte dei media) è come se avessero sortito l’effetto opposto, finendo per consolidare al suo posto Tagliaferri, rendendolo punto imprescindibile nello scacchiere delle posizioni di potere meloniane. Da Frosinone – al di là delle inchieste giornalistiche che hanno portato diversi reporter a scavare nella vita politica e professionale dell’ex assessore comunale – i colleghi di partito costruiscono un muro di pieno sostegno: “Ha tutti i titoli per stare lì, è laureato in economia, ha guidato assessorati comunali del capoluogo ai lavori pubblici e alle manutenzioni, fa politica da 25 anni, ha lavorato alla Regione e gestisce una propria attività imprenditoriale”.

Il nodo degli incarichi fiduciari al livello nazionale ed anche in periferia

Del resto non è che la classe dirigente dell’altra parte, del Pd per intendersi, abbia sfoderato degli esempi di competenza nelle materie oggetto della gestione quando ha nominato i vertici di consorzi e società di rilievo nei servizi pubblici. Anzi. Alla fine dei conti, per Tagliaferri a far scalpore in più c’è il rilievo nazionale di Ales. E per ricordare di cosa parliamo, basta andare sul sito istituzionale. “Le attività svolte da Ales, dal momento della fondazione ad oggi, sono orientate a supportare il MiC in numerosi progetti di miglioramento delle condizioni di fruibilità del patrimonio culturale italiano, nonché, a promuovere tramite progetti speciali e in accordo con il MiC, i beni culturali italiani ed il made in Italy a livello nazionale e internazionale”. Presente in 54 poli museali e 45 tra biblioteche e archivi in 13 Regioni, opera in luoghi della cultura strategici come Pompei, il Colosseo, gli Uffizi, la Reggia di Caserta e gli Archivi di Stato. Gestisce servizi al pubblico, cura la manutenzione del verde nei grandi parchi archeologici e affianca la capacità operativa di 213 uffici ministeriali, anche nell’ambito del PNRR. Dal 2016 promuove l’Art Bonus, favorendo il mecenatismo culturale con incentivi fiscali.

Insomma, s’è capito perché i riflettori mediatici e dell’opposizione politica su Ales resteranno ancora accesi mentre – al di là e ben oltre il caso in questione – gli incarichi fiduciari – al centro come in periferia, nel centrodestra come nel centrosinistra – continueranno a lasciare nell’ombra le competenze e i relativi titoli. I manuali di giurisprudenza vanno al nocciolo della questione spiegando come l’ampia discrezionalità di una nomina non implica che l’azione amministrativa possa ritenersi svincolata dal rispetto dei principi di imparzialità, buon andamento e giusto procedimento. Ma spetterà sempre a chi controlla vigilare (sostanzialmente la magistratura, visto che minoranze e altri organismi intermedi come i sindacati sono abituati a tacere). Intanto la politica continua a far scelte parentali, amicali e di consorteria che non prevedono certo esami di competenze e capacità. Chi finge di scandalizzarsi su questi enti e società può anche cercare analogie e differenze negli incarichi ai direttori generali di Asl e aziende sanitarie. Tanto per fare un esempio che riguarda la pelle di tutti.

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