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Sofja morta dopo le dimissioni per un “torcicollo”: il sospetto di una dissezione della carotide

Cassino - Il cuore sarà analizzato dalla professoressa Cristina Basso, ordinaria di Anatomia Patologica all'Università di Padova

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Doveva essere un semplice dolore al collo. Invece si è trasformato in una tragedia inspiegabile, che oggi – a distanza di giorni – solleva più di un dubbio. Sofja Rossi, 31 anni, è morta nella sua casa di Pignataro Interamna poche ore dopo essere stata dimessa dal pronto soccorso dell’ospedale di Cassino, dove le era stata diagnosticata una cervicalgia. La giovane aveva lamentato forti dolori alla scapola, intorpidimento al braccio sinistro, vomito e incontinenza: sintomi che – col senno di poi – lasciano pochi dubbi agli esperti.

Proprio su questo si è concentrato l’esame autoptico, concluso nelle scorse ore e affidato al professor Fabio De Giorgio, medico legale incaricato dalla Procura di Cassino, alla presenza dei consulenti della famiglia. A fine accertamento, è stato deciso di asportare il cuore, trasferito per analisi approfondite presso l’Università di Padova, dove sarà esaminato dalla professoressa Cristina Basso, ordinaria di Anatomia Patologica, esperta a livello nazionale in casi cardio-vascolari complessi.

Tra le ipotesi più fondate emerse in queste ore, c’è quella di una dissezione della carotide, una lesione interna alla parete dell’arteria che può causare ictus cerebrali o morte improvvisa, soprattutto se non viene riconosciuta in tempo. È una patologia diagnosticabile attraverso esami strumentali semplici, come una TAC o un Doppler, che – secondo quanto riferito dai familiari – non sarebbero stati eseguiti al momento dell’accesso al pronto soccorso. Circostanza che andrà accertata durante le indagini.

Il fascicolo, al momento, resta aperto contro ignoti. Ma con il procedere degli esami medico-legali e le analisi istologiche in corso a Padova, la vicenda potrebbe prendere una svolta giudiziaria.

Intanto, resta il dolore immenso di una famiglia che ha perso una giovane donna piena di vita, e che ora cerca risposte a una domanda che – per molti – è diventata collettiva: si poteva evitare? Il marito di Sofja, Stefano Iannetta, ha dato mandato agli avvocati Arturo Buongiovanni e Michela Evangelista mentre le sorelle e il padre di Sofja sono tutelati dall’avvocato Nicola Montefiori.

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