Sora – Erano circa le due della notte appena trascorsa quando, sul ponte di Napoli, sono piombati i mezzi di soccorso. Un giovane minacciava di gettarsi nel vuoto e di porre fine alla propria vita.
Sul posto sono giunti tempestivamente i Carabinieri del NORM della Compagnia di Sora che, con professionalità e preparazione, hanno scongiurato il peggio.
Quando i militari sono scesi dal mezzo di servizio, il ragazzo – che compirà 32 anni il prossimo dicembre – era seduto sul muretto del parapetto, con le gambe penzoloni nel vuoto. Sarebbe bastato un attimo, un gesto mal calcolato, per trasformare la situazione in tragedia. Invece, con tono calmo ma fermo, i Carabinieri hanno instaurato un primo contatto, lo hanno rassicurato, conquistandone la fiducia. Poi, con un’azione rapida e decisa, lo hanno afferrato e portato a terra in sicurezza.
Il giovane, residente a Sora con la famiglia, era visibilmente agitato e sconfortato, in preda a una crisi che davvero avrebbe potuto costargli la vita. I militari dell’Arma lo hanno ascoltato e lasciato sfogare, mentre arrivava l’ambulanza del 118. Soccorso e trasportato inizialmente all’ospedale “SS. Trinità” di Sora, è stato poi trasferito nel reparto SPDC di Cassino.
I Carabinieri lo hanno salvato, ora spetta alle istituzioni non abbandonarlo
Secondo quanto emerso, il ragazzo vivrebbe una situazione familiare difficile, segnata da continui litigi con i genitori che lo farebbero sentire non accettato. Un fardello troppo pesante da reggere, tanto da spingerlo, nella notte di Ferragosto – festa per molti – a pensare di mettere fine alla sua travagliata esistenza. Quanta sofferenza nascosta dietro quel tentato gesto estremo.
Per fortuna, sul suo cammino ha incontrato i Carabinieri, che con fermezza e prontezza lo hanno salvato, impedendogli di compiere l’irreparabile. Ora la speranza è che possa ricevere un sostegno vero, essere guidato verso un percorso di accettazione e rinascita insieme alla sua famiglia, senza essere lasciato solo.
Troppi ragazzi in questa provincia, dopo un tentato gesto estremo e un breve ricovero, vengono abbandonati a se stessi, prigionieri del loro male di vivere. Perché, come abbiamo scritto più volte, la salute mentale in questo Paese – e ancor di più in questa provincia – nei fatti resta un tabù.