Cancro al seno, arriva la ricostruzione ibrida mammaria: addio a muscoli e patch di origine animale

Con la nuova tecnica, è il grasso a sostenere le protesi. La nuova frontiera della chirurgia arriva dal Policlinico Tor Vergata

Una nuova frontiera nella chirurgia ricostruttiva del seno arriva dal Policlinico Tor Vergata di Roma. Si chiama ricostruzione mammaria ibrida immediata ed è una tecnica innovativa che consente di ricostruire il seno dopo la mastectomia senza dover utilizzare né muscoli né patch di origine animale. Il risultato è un décolleté più armonioso, senza quelle tipiche ondulazioni o svuotamenti della parte superiore che si manifestano nel tempo con le protesi tradizionali e che portano le pazienti magari anche a doverci rimettere le mani.

Lo studio, coordinato dal professor Benedetto Longo, associato di Chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Università di Roma Tor Vergata, è stato pubblicato ad agosto 2025 sulla prestigiosa rivista Plastic and Reconstructive Surgery. Solo un decennio fa, la ricostruzione del seno in un unico intervento – dopo tumore o chirurgia preventiva nelle donne portatrici del gene Brca – rappresentava già un importante traguardo. Tuttavia, per ottenere un risultato esteticamente naturale era necessario utilizzare tessuto autologo, cioè muscoli del corpo della paziente, per creare una “tasca” di sostegno alla protesi. Questo approccio, efficace e duratura e anche di buon impatto estetico comportava però cicatrici estese, limitazioni funzionali e deformazioni durante l’attività fisica. Nel tempo le tecniche si sono evolute, riducendo l’invasività, ma senza introdurre una vera e propria svolta. Fino a oggi.

Come funziona la ricostruzione ibrida

La nuova metodica ideata dal team del professor Longo prevede l’inserimento della protesi davanti ai muscoli pettorali, mentre il grasso autologo viene innestato dietro al muscolo grande pettorale, creando una base morbida e naturale su cui la protesi si adagia. Questo strato adiposo, collocato in sede retropettorale, funziona come un’cuscinetto biologico’ che migliora la transizione tra torace e protesi, mantenendo la parte superiore del seno piena e armoniosa nel tempo. Nessun muscolo sacrificato, nessuna necessità di patch di derivazione animale e un effetto estetico più stabile, naturale e regolare, anche nei seni di maggiore volume.

Lo studio clinico

La ricerca ha coinvolto 21 pazienti sottoposte a 30 procedure di ricostruzione ibrida immediata, confrontate con un gruppo di controllo di 22 pazienti sottoposte a ricostruzione tradizionale direct-to-implant senza grasso autologo. Le analisi, condotte tra settembre 2021 e aprile 2023, hanno mostrato che non vi sono differenze significative in termini di complicanze o durata della degenza, ma le pazienti del gruppo “ibrido” hanno riportato livelli di soddisfazione estetica più elevati. Inoltre, la tecnica ha permesso di utilizzare protesi di dimensioni più contenute, riducendo il numero di ulteriori sedute di lipofilling e, di conseguenza, anche i costi complessivi dell’intervento.

Risultati e prospettive

Il tasso di sopravvivenza del grasso innestato, valutato tramite confronto tra le scansioni pre- e post-operatorie a sei mesi, ha confermato la stabilità del risultato nel tempo. “La ricostruzione ibrida- si legge nello studio- consente di ottenere una forma e un contorno mammario ottimali, riducendo l’effetto ‘step-off’ e le irregolarità superficiali, senza aumentare il rischio di complicanze”. Dunque si inaugura una nuova era nella ricostruzione del seno all’insegna della biocompatibilità, dell’equilibrio anatomico e dell’armonia estetica, con un approccio che guarda sempre più al rispetto del corpo e al benessere psicofisico delle donne.

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