Cocaina e hashish in carcere per il marito, scoperta e bloccata dalla Penitenziaria

Cassino - L'attività di prevenzione continua a dare i frutti sperati e maggiore tutela. Il plauso del sindacato Sappe ai colleghi

Ha provato a consegnare al marito detenuto nel carcere di Cassino, dosi di cocaina e hashish ma è stata scoperta dagli agenti della Polizia Penitenziaria. A finire nei guai è stata una donna che ora rischia il processo per detenzione di sostanza stupefacente. La brillante operazione ha riscosso il plauso del Sappe, il sindacato di Polizia.

“E’ un fenomeno sempre più in crescita quello dei tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti a livello nazionale negli Istituti di pena come anche quello di materiale atto alle comunicazioni. L’operazione è la testimonianza della professionalità della Polizia Penitenziaria, che oltre a partecipare attivamente all’opera di rieducazione e trattamento, svolge con abnegazione e competenza l’attività di Polizia”, spiega il segretario del Sappe, Donato Capece che esprime piena soddisfazione per tutta l’operazione svoltasi, nonostante il personale in servizio presso il penitenziario di Cassino è sotto organico, ha intensificato la propria attività di intelligence; quindi, è doveroso un ringraziamento a tutte le unità in servizio c/o le varie unità operative per il sacrificio quotidiano al servizio della Nazione”.

“Ennesima operazione condotta con zelo e professionalità dal personale di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Cassino. Questa operazione di servizio evidenzia l’eccellenza del lavoro di sinergia e di squadra del Corpo di Polizia Penitenziaria che come sempre si concretizza con ottimi risultati”, commenta Donato Capece, segretario generale del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria. “Al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria rinnovo la richiesta di interventi concreti come, ad esempio, la dotazione ai Reparti di Polizia Penitenziaria di adeguata strumentazione tecnologica di ultima generazione per contrastare l’indebito uso di telefoni cellulari o ogni altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti nei penitenziari italiani”, conclude il leader del SAPPE, che ai vertici regionali e ministeriali dell’Amministrazione Penitenziaria chiede un netto “cambio di passo” nelle attività di contrasto all’indebito possesso ed uso di telefoni cellulari e droga in carcere “a tutela di coloro che in prima linea dalle sezioni detentive del carcere di Cassino rappresentano lo Stato, ossia gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria”.

Il leader nazionale del SAPPE evidenzia, infine, che “il primo e più rappresentativo Sindacato della Categoria, il Sappe, torna a richiamare l’attenzione dei vertici regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria affinché vengano date risposte concrete, alla risoluzione delle problematiche in atto nel penitenziario di Cassino, anche dotando le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, da sempre in prima linea sul fronte dell’ingresso e possesso di droga in carcere, di adeguati strumenti tecnologici di controllo”.

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