FOCUS – Oziofobia, perché abbiamo paura di ‘staccare la spina’: così le vacanze rischiano di diventare un incubo

Se siete sul punto di partire o siete già in vacanza e vi sentite sopraffatti da ansia e panico, non siete i soli. E c'è una soluzione

Agosto, vacanze, sole, mare, montagna. In una sola parola, per molti italiani, relax. Ma, se i più non vedono l’ora di fare le valigie o si stanno già godendo le agognate ferie, c’è una buona fetta di persone terrorizzata dal ‘dolce far niente’. Una paura che ha un nome: oziofobia. Il termine, traduzione italiana di “ociofobia”, è stato coniato per la prima volta da Rafael Santandreu, noto psicologo spagnolo. L’esperto voleva definire con questa parola proprio la ‘paura di non avere niente da fare’. Un disagio largamente diffuso negli ultimi anni, sono molte infatti le persone che ne soffrono, spesso senza rendersene conto. Gli esperti se ne sono accorti quando hanno iniziato ad avere sempre più pazienti ossessionati dal lavoro, persone che ricorrevano ad una metodica e affannosa routine lavorativa per evadere dai problemi personali che non volevano affrontare a tal punto che, con l’arrivo delle ferie estive, cominciavano i disturbi. Spesso lievi, altre volte più importanti fino a veri e propri attacchi di ansia e panico.

Il padre del concetto di “oziofobia”, a riguardo, dice che dovremmo imparare ad annoiarci di più. Senza aver paura di staccare dalla routine, di cambiare i nostri ritmi ma imparando a godere del tempo libero assaporando i momenti di vuoto. Facile a dirsi, meno a farsi però per chi è vittima di questo disturbo. Se siete in vacanza o vi apprestate a partire e l’idea vi terrorizza, se vi sentite persi, spaesati, mentre tutti si stanno godendo le ferie, niente paura. Ne abbiamo parlato con un’esperta, la Dottoressa Simona Brait -psicanalista freudiana e dirigente della Rems presso la Casa della Salute di Pontecorvo – che spiega come affrontare l’oziofobia.

La dottoressa Simona Brait

Dottoressa Brait, come capire se siamo vittime dell’oziofobia?
“L’oziofobia è un disagio importante che può determinare anche l’insorgenza di tutte quelle sintomatologie proprie dell’ansia e degli attacchi di panico. Ho seguito numerosi pazienti vittime di questo disturbo, spesso sono manager o persone che ricoprono ruoli particolarmente importanti, impegnativi e carichi di responsabilità. Quelle responsabilità, però, per queste persone non sono un ‘peso’, anzi, sono ciò che le alleggerisce dai problemi che hanno al di fuori dell’ambito lavorativo. Li aiutano a non pensare, a non affrontare altro se non il lavoro. Così, quando arriva un fine settimana più lungo del previsto, una festività che li terrà lontano dal lavoro per più giorni o, peggio, le ferie, vengono assaliti dalla paura di non aver nulla da fare. Il sintomo più evidente in chi soffre di oziofobia è l’ansia che si manifesta con grande intensità nel momento in cui si avvicinano i periodi di stop più lunghi e, ancor più, durante le vacanza”.

Dunque, una vera e propria paura di avere anche solo un minuto di tempo libero…
“Esatto. Le persone che soffrono di oziofobia non sanno gestire il loro tempo libero. Lo subiscono, senza viverlo in modo spontaneo. E, a lungo andare, questo problema, se non affrontato in maniera adeguata, può diventare davvero invalidante. I social poi non aiutano in tal senso perché spesso questi soggetti, nei momenti liberi, si immergono su smartphone, tablet e pc, continuando a cercare in maniera ossessiva e spasmodica contenuti che riguardano il loro ambito lavorativo, proprio per non staccarsi completamente dalla loro routine.”

È un po’ come se avessero paura di dover affrontare loro stessi?
“Si. Il cambiamento del ritmo quotidiano, la lontananza dal posto di lavoro, il tempo libero, il relax, ci portano a fare i conti con il nostro ‘io’ ed è proprio in questo momento che le persone entrano in contatto con le loro fragilità. Per i soggetti che non soffrono di questo tipo di disturbi è un bene, hanno tempo di assecondare i loro limiti, capire cosa fare per accompagnarli o cercare di superarli, accettandoli ed accettandosi. Per chi soffre di oziofobia, invece, l’essere costretto a guardarsi dentro è un qualcosa da cui rifuggire tenendo impegnato ogni secondo del proprio tempo”.

Come gestire questa paura?
“Intanto non cercando spasmodicamente qualcosa da fare. Io consiglio ai miei pazienti di evitare ‘distacchi’ troppo bruschi e funziona. Mi spiego, quando si avvicina un lungo periodo di pausa dal lavoro, bisogna cercare di rallentare i ritmi abituandosi a quelli nuovi in maniera graduale. Ad esempio, lasciando le ultime cose da fare a qualche giorno prima della partenza vera e propria per non passare di colpo dal lavoro frenetico all’ozio totale. Poi bisognerà rieducarsi a valorizzare i propri bisogni, pensando che si potrà avere più tempo per curare ciò che, a causa degli impegni di lavoro, si è trascurato, riapprezzando il valore e il piacere delle cose semplici che non si possono fare durante il periodo lavorativo. La vacanza, poi, per chi soffre di oziofobia significa dover affrontare problematiche familiari che, a causa della ‘convivenza forzata’ con partner e figli vengono fuori. Una situazione analoga a quella emersa durante il lockdown dovuto alla pandemia. Ecco allora che è bene capire se quella tachicardia, quel tremolio, quella paura, quel senso di difficoltà a respirare, siano causati proprio da queste paure. E, come per ogni paura, bisogna trovare il giusto modo di affrontarla cercando anche di capire quando è il momento di chiedere aiuto”.

Ecco, quando è il momento di chiedere aiuto?
“Ho avuto pazienti sopraffatti a tal punto da tale disturbo che hanno anticipato il rientro dalle ferie e sono tornati al lavoro. O pazienti che, dopo le vacanze, hanno fatto decine di analisi, esami clinici e accertamenti medici per ricercare chissà quale malattia, perché non erano in grado di accettare che quei sintomi fossero solo la risposta della loro mente alle loro paure nascoste e mai affrontate. Allora, il mio consiglio è di parlare con uno psicanalista prima che questa situazione diventi patologica e ingestibile con la sola psicanalisi. Prima di rischiare il cosiddetto disturbo post traumatico da stress che, seppur in rari casi, può scatenarsi quando ci sono altre problematiche latenti che l’oziofobia amplifica. Solo così si potrà tornare a condurre una vita normale, godendo del tempo libero senza più paure”.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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