Frosinone – “Carnuà pensece tu!”, questo lo striscione apparso sabato scorso in Curva Nord (foto: Facebook ‘Associazione Culturale Rione Giardino’), mentre i tifosi intonavano i cori della famosa ‘Radeca’. “Essegliè, essegliè, essegliè!”…e intanto Lusuardi piazzava in rete il gol della vittoria contro il Mantova! Il Carnevale, alla fine, ci ha pensato davvero a questo Frosinone Calcio, rivelandosi un vero e proprio portafortuna. Difatti, il Leone è tornato al successo dopo due mesi in uno scontro diretto importantissimo. Sembra quasi davvero possibile che il generale francese Jean Etienne Championnet fosse arrivato al ‘Benito Stirpe’ per assistere alla ribellione di Frosinone ad un destino infausto. Un tripudio di colori – giallo e azzurro su tutti – e di folklore hanno portato una ventata di allegria e brio nel capoluogo ciociaro che oggi sarà protagonista con il suo famoso Carnevale. Un anticipo di festa andato in scena dentro e fuori dall’impianto di viale Olimpia.

I tifosi hanno voluto omaggiare la tradizione ciociara – Radeca e Carnevale sono da sempre legati al Frosinone Calcio – con una serie di iniziative. Così, fuori dallo stadio, sono arrivati il succitato generale Championnet, interpretato da Francesco Manzano, il Notaio, a cui ha prestato le fattezze Antonio Fiorentini e la Ciociara, impersonata da Raffaella Festoso. I pittoreschi personaggi hanno dato vita ad un entusiasmante pre-gara andando in scena presso la pizzeria ‘La Favolosa’ di Riccardo Testani per poi recarsi allo stadio per foto e video con i tanti tifosi ciociari. Brindisi e radeca al cielo, per fare baldoria e prestare il proprio spirito giocoso al Frosinone in campo. Gag, siparietti e cori per sostenere il Leone. Il generale francese si è addirittura improvvisato capo ultras, acclamato dai tanti supporters frusinati. E oggi è atteso nuovamente tra le strade di Frosinone per una tradizione popolare che si rinnova, di anno in anno, grazie al lavoro indefesso dell’’Associazione Rione Giardino’, custode da sempre della memoria degli atavici fasti e che lavora per preservare la cultura popolare e le antiche cantine del quartiere nel cuore del capoluogo.



La Radeca: origini e significato della festa
La ‘Radeca’ è una festa che affonda le proprie origini in un’epoca estremamente lontana nei secoli, forse addirittura precristiana. Frosinone ha origini antichissime e la tradizione può essere ricollegata ai riti di fertilità e fecondità dell’epoca pagana, dai quali sono poi derivati i Lupercali romani, dedicati a Luperco, divinità pastorale invocata a protezione della fertilità, che si celebravano a febbraio, il mese della purificazione. La lunga ‘Radeca’, non rappresenta altro che una foglia d’agave simbolo di fertilità per eccellenza nell’antichità. Nella Festa della Radeca, poi inglobata in quello che nel corso dei secoli sarebbe diventato il Carnevale, riecheggia quindi un rituale purificatorio, un percorso di morte e rinascita, fine ed inizio di un ciclo che culmina nel bruciamento del “Re Carnevale” rappresentato da un fantoccio, che nel caso specifico di Frosinone, a partire dal 1800, è rappresentato dal generale francese Jean Antoine Étienne Vachier detto Championnet. Ogni anno un fantoccio vestito da generale francese, satollo e sbronzo viene festeggiato e poi dato alle fiamme alla fine della giornata.



Il generale Championnet
Il 26 luglio 1798 l’intera popolazione di Frosinone insorse scacciando le truppe francesi presenti in città. I ciociari non potevano più tollerare le pesanti tasse imposte dopo il costituirsi della Repubblica Romana, spalleggiata appunto dai transalpini. Alla sommossa popolare seguì una violenta repressione, così dura da portare al massacro di moltissimi innocenti ed anche al danneggiamento di alcuni edifici sacri. Un’intera armata capeggiata dal generale Girardon saccheggiò la città senza pietà. Un anno dopo i frusinati, nonostante fossero ancora intenti a leccarsi le ferite, vollero ugualmente festeggiare il carnevale e quindi onorare la festa della “Radeca”. Per esorcizzare fame, paure e per irridere i potenti, tale tradizione ancora sopravvive. Quel giorno mandarono un messo ad Anagni dove stazionava il generale francese Jean Etienne Championnet, annunciandogli che Frosinone si era nuovamente ribellata. Nel frattempo nella zona dove oggi si può identificare pressappoco l’incrocio tra la Casilina e il piazzale De Mattheis, si era radunata una gran folla. La popolazione attendeva l’ufficiale e ogniqualvolta da lontano si udisse il rumore degli zoccoli di un cavallo, la gente urlava “Essegliè, essegliè, essegliè!”. Quando finalmente Championnet giunse, si trovò in mezzo ad un clima goliardico e sbeffeggiante. Capì d’essere stato menato per il naso, ma non se la prese e si mischiò alla folla bevendo il tradizionale vino rosso e mangiando i famosi fini fini ciociari ineguagliabili. Da allora divenne il simbolo del Carnevale.

