Analizzando i dati della cassa integrazione nel territorio ciociaro si evidenzia una lieve diminuzione di ore concesse: se nel 2023 erano state oltre 10milioni (10678618), il 2024 si è chiuso invece con poco più di nove milioni (9166050), con una variazione percentuale in discesa di 14,2 punti. I numeri emergono dal rapporto dello studio del Servizio lavoro, coesione e territorio della Uil.
“Ad una prima lettura – dice Anita Tarquini, Segretaria generale della Uil di Frosinone – la percentuale in calo può trarre in inganno, lasciando immaginare chissà quale scenario roseo per lavoratrici e lavoratori della provincia. Ma non è stato così. Approfondendo infatti l’analisi, che la Uil ha elaborato su fonte Inps, scopriamo che il monte ore del 2024 ci colloca all’undicesimo posto tra le province italiane per ore concesse di cassa integrazione”.
“E non è tutto – prosegue la Segretaria – il confronto con le altre province della regione è impietoso: se Roma ne ha totalizzate più di 11milioni, la Ciociaria si colloca subito dopo, distanziando nettamente gli altri territori, tra cui Latina il cui monte ore, pur se in crescita, risulta più basso rispetto al nostro di oltre sette milioni”.
Dallo studio emerge una realtà italiana composita: soltanto sette regioni hanno registrato una contrazione degli ammortizzatori sociali, tutte le altre sono state esposte a incrementi considerevoli. Si passa così dal meno 70,4 per cento della Basilicata al più 63,5 per cento dell’Abruzzo. Ma torniamo ai confini regionali: oltre un milione e 700mila le ore concesse lo scorso anno nel pontino, poco più di 500mila quelle conteggiate nella Sabina, oltre 600mila quelle rilevante nella Tuscia.
“Se il nostro territorio – conclude Tarquini – si avvicina più ai numeri della Capitale piuttosto che a quelli delle altre realtà provinciali, è chiaro che la realtà della Ciociaria è drammatica. E avrebbe urgente bisogno di azioni positive per trovare risposte alle tante crisi aperte sul territorio. Risposte più che mai necessarie, se si considera che i dati elaborati dal nostro studio non tengono conto né del supporto offerto agli artigiani dal fondo di solidarietà bilaterale, né di quello che sostiene il reddito dei lavoratori in somministrazione”.