C’era una volta un bambino che, troppo piccolo per arrivare ai fornelli, si arrampicava su uno sgabello pur di mettere le mani in pasta. Quel bambino era Alessandro Fiacco, oggi chef executive del prestigioso Singer Palace Hotel, nel cuore pulsante di Roma. Ma il suo cuore, quello vero, batte ancora forte per la sua terra: la Ciociaria.
La sua prima scuola? La cucina della nonna. Non libri, ma mani segnate dalla farina e racconti di famiglia tra un soffritto e una sfoglia. E da lì, da quel microcosmo caldo e autentico, Alessandro ha iniziato a immaginare una strada tutta sua. Una strada fatta di impegno, studio, e quel pizzico di coraggio che serve per abbandonare il nido e mettersi in gioco.
La scalata: quando il sacrificio è più importante del talento
A soli 15 anni, parte da Pofi alla ricerca di esperienze vere: Trentino Alto Adige, Savona, Liguria. Con un telefono, qualche indirizzo appuntato sul taccuino e una volontà incrollabile, si apre da solo le porte di un mondo che non perdona i deboli. Nessuna raccomandazione, nessuna scorciatoia: solo lavoro e sudore. Poi il ritorno in Ciociaria, a Fiuggi. Un viaggio che l’ha portato oggi a Roma, in uno degli hotel più esclusivi della Capitale.

Ma Alessandro non ha mai dimenticato le sue radici. “Puoi fare tradizione senza essere banale“, ripete spesso, e nei suoi piatti si legge tutto il suo passato: cacio e pepe, amatriciana, ma anche sagne e fagioli – un tributo sincero alla sua Ciociaria.
L’equilibrio tra due mondi: social, stelle e sogni futuri
Oggi Alessandro è un volto noto anche sui social: oltre 90.000 follower lo seguono tra reel di piatti perfetti e storie di vita vera. Eppure, nonostante i riflettori, resta con i piedi per terra e il grembiule ben allacciato: per lui, il successo non si misura in insegne, ma in persone che tornano per mangiare un suo piatto, o per stringergli la mano in cucina.
Perché quello che Alessandro ha capito ,e che la sua storia insegna, è che la vera conquista non è sempre legata a ciò che si possiede, ma a ciò che si è. Il suo ristorante, forse, esiste già: è fatto di relazioni, di esperienza, di passione, di una cucina dove ogni piatto è un racconto.

E così, mentre Roma continua a muoversi tra lusso e tradizione, lui resta lì, nel cuore pulsante della città, con lo sguardo lucido di chi ha imparato a dare valore al tempo, alla pazienza e al lavoro fatto bene. E forse, chissà, un giorno, tra un servizio e un reel, la vita lo sorprenderà con un nuovo capitolo. Ma intanto, la sua storia è già tutta da gustare.