Incendi, nel 2024 l’Italia ha perso più di 100 chilometri quadrati di boschi

Conifere, latifoglie, macchia mediterranea: ecco tutta la vegetazione andata per sempre in fumo con gli incendi

In appena cinque mesi, nel 2025, in Italia sono andati in fumo 34 chilometri quadrati di terreni, l’equivalente del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Di questi superficie andata bruciata, 10 chilometri quadrati erano di boschi e di foreste, per la maggior parte in Calabria. La seconda regione attualmente più colpita è il Trentino Alto-Adige (che ha visto andare in fumo un chilometro quadrato di boschi). Sono gli ultimi dati diffusi da Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che si occupa costantemente di osservazioni e monitoraggi degli impatti dei grandi incendi boschivi sugli ecosistemi. I dati, però, confrontati con quelli complessivi del 2024, sembrano far ben sperare, in prospettiva, per i dati finali del 2025, che potrebbero essere complessivamente inferiori a quelli del 2024, che hanno visto bruciare, in 12 mesi, 514 chilometri quadrati di cui 103 di boschi e foreste. E sono dati che erano già di per sè più bassi di quelli degli ultimi tre anni precedenti.

Gli incendi nel 2024

I dati relativi alle aree bruciate sono forniti dal sistema European Forest Fires Informazione System del programma europeo Copernicus Emergency, e vengono poi elaborati da Ispra con applicazioni di machine learning per il riconoscimento degli ecosistemi coinvolti negli incendi. Durante il 2024, spiega l’Ispra, l’Italia è stata colpita da incendi boschivi per una superficie complessiva di 514 chilometri quadrati (quasi la metà delle superficie del Comune di Roma Capitale). Di questi, il 20% (circa 103 chilometri quadrati, una superficie confrontabile con l’estensione del lago di Bolsena) erano composti da ecosistemi forestali.

Quali alberi sono andati bruciati

Il 46% dei boschi bruciati era rappresentato da latifoglie sempreverdi, quali leccete e macchia mediterranea, il 37% di boschi di latifoglie decidue (che perdono le loro foglie nella stagione fredda e le ritrovano in primavera) e il 14% di boschi a conifere. Gli incendi avvenuti in Italia nel 2024, recita la nota, sono risultati meno gravi per estensione delle aree colpite rispetto agli anni precedenti; l’estensione complessiva delle aree percorse da incendio nel 2024 risulta infatti pari a circa 2/3 del valore medio calcolato nel periodo 2018-2023. La superficie complessivamente bruciata in Italia nel 2024 risulta superiore solo a quanto bruciato nel 2018 e nel 2019, ma decisamente inferiore a tutti gli anni tra il 2020 ed il 2023. I numeri risultano nettamente inferiori rispetto al 2023 sia per le superfici totali bruciate (-52%), che per le superfici forestali bruciate (-34%).

Gli incendi regione per regione

La superficie percorsa da incendio diminuisce nel 2024 sensibilmente in Sicilia e rimane stabile o aumenta nelle altre regioni del Sud, in Sardegna e nelle altre regioni del Nord, mentre diminuisce nelle regioni del Centro, prosegue la nota. Nel 2024 sono state colpite da grandi incendi boschivi 16 regioni su 20. Le sole regioni Sicilia, Calabria e Sardegna insieme hanno contribuito a più del 66% del totale di superficie forestale italiana colpita da grandi incendi boschivi. Le regioni che non presentano grandi superfici bruciate sono la Valle D’Aosta, la Lombardia, Il Trentino-Alto Adige e il Veneto.

La provincia che ha maggiormente sofferto gli incendi è quella di Reggio Calabria con 10,3 chilometri quadrati, che da sola rappresenta il 41% del totale forestale bruciato in Calabria e il 10% del totale forestale nazionale percorso da incendio. Anche nella provincia di Cosenza e in quella di Nuoro sono bruciati rispettivamente 9,4 chilometri quadrati e 8 chilometri quadrati di superficie boschiva, aggiunge la nota. Il 31% degli ecosistemi forestali percorsi da incendio nel 2024 si trova all’interno di aree protette, appartenenti principalmente a siti della Rete Natura 2000. Gli eventi, conclude la nota, si sono concentrati in gran parte tra i primi di luglio e la prima metà del mese di agosto con un andamento pari o quasi a quello del valore medio della serie storica (2006-2023). – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –

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